Il reddito di cittadinanza rivolto solo agli italiani? Cosa dicono Luigi Di Maio e il MEF

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Luigi Di Maio in un’intervista, pubblicata da “La Verità” il 23 ottobre 2018, sostiene che il reddito di cittadinanza sarà rivolto solo agli italiani:

Il reddito di cittadinanza agli stranieri non rischia di creare altri problemi con la Lega?

«Non ci sarà. Ci rivolgeremo solo agli italiani».

Come?

«Il meccanismo lo metteremo a punto nella normativa che entro fine anno diventerà legge».

Nel “Documento programmatico di Bilancio 2019“, presentato dal Ministro Tria e pubblicato il 16 ottobre 2018 dal sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), leggiamo quanto segue a pagina 26 (e 30) del PDF:

Motivazione: Inclusione sociale e contrasto alla povertà

Contenuti delle misure: Il reddito di cittadinanza garantisce il raggiungimento, anche tramite integrazione, di un reddito annuo calcolato in base dell’indicatore di povertà relativa dell’UE Ne possono beneficiari maggiorenni residenti in Italia da almeno 5 anni disoccupati o inoccupati (inclusi pensionati). La misura supera dal 1 gennaio 2019 il reddito di inclusione (cd. REI, operativo dal 2018) ed è accompagnata a una riforma dei centri per l’impiego.

Maggiorenni residenti in Italia da almeno 5 anni (poco tempo fa si parlava di 10 anni), ciò non esclude affatto gli stranieri e cittadini della comunità europea. Speriamo che non esca un’altra storia e un’altra “manina“, anche perché questo documento era stato trasmesso alla Commissione europea proprio il 15 ottobre 2018:

Lunedì 15 ottobre 2018 il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e del Ministro dell’Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha approvato il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019, e un decreto che introduce disposizioni urgenti in materia fiscale. I due provvedimenti compongono la ‘manovra’ di bilancio.

Nella stessa giornata, rispettando la scadenza prevista per tutti gli Stati membri della zona euro, è stato trasmesso alla Commissione Ue il Documento Programmatico di Bilancio (Draft Budgetary Plan) per il 2019.

Ecco la descrizione presente nel documento in lingua inglese (PDF) trasmesso alla Commissione Europea:

Content of the measures: A basic income measure is introduced to guarantee the attainment, also through integration, of an annual income calculated on the basis of the relative poverty indicator of the EU equal to a maximum of 9360 euros annually and 780 euros per month. Adults residing in Italy for at least 5 years unemployed or unoccupied (including pensioners). This measure replaces the so-called inclusion income measure from 1 January 2019 and is it accompanied by a reform of the employment offices.

Il Ministro Giovanni Tria, di fronte alle domande sul reddito di cittadinanza agli stranieri, aveva già risposto in Parlamento il 20 settembre 2018 (rispondendo al senatore Luca Ciriani) e aveva sostenuto che era previsto anche per loro nella vecchia proposta del Movimento 5 Stelle. Non solo, aveva spiegato alcuni paletti e possibilità:

Sono in corso da tempo gli approfondimenti tecnici tra le diverse amministrazioni coinvolte per quanto riguarda sia la configurazione delle diverse misure, sia la definizione della platea dei soggetti destinatari delle medesime, in linea con le indicazioni del contratto di Governo, da introdurre nella prossima manovra finanziaria.

Si è consapevoli del fatto che i requisiti relativi alla cittadinanza, ed eventualmente alla residenza, possono essere introdotti soltanto nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione e della normativa dell’Unione europea.

La recente giurisprudenza costituzionale, nel dichiarare l’illegittimità di alcuni requisiti introdotti dalla legislazione statale e regionale, con le sentenze nn. 106, 107 e 166 del 2018, ha peraltro riconosciuto, in particolare nell’ultima pronuncia citata, che resta ferma la possibilità che il legislatore individui altri indici di radicamento territoriale e sociale a cui subordinare le misure di welfare – nella specie era il bonus affitti – nei limiti imposti dal principio di non discriminazione e di ragionevolezza.

Si segnala inoltre che l’iniziativa legislativa già avanzata dal MoVimento 5 Stelle nel corso della precedente legislatura, il disegno di legge n. 1148 del 2013, che individuava uno schema di reddito minimo condizionato alla presenza dei requisiti reddituali familiari e di comportamento dei beneficiari, prevedeva che a tale misura potessero accedere i cittadini italiani o di Stato membro dell’Unione europea residenti sul territorio nazionale. Per quanto concerne i cittadini di Paesi terzi, invece, la disposizione in questione condizionava la fruibilità del sostegno al fatto che i rispettivi Paesi di origine avessero sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia.

Infine, appare significativo ricordare il vigente istituto del reddito di inclusione sociale, dove si prevede, con riferimento ai requisiti di residenza e di soggiorno, che il componente richiedente la misura debba essere congiuntamente: come prima condizione, cittadino dell’Unione europea o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno nell’Unione per soggiornanti di lungo periodo; come seconda condizione, residente in Italia in via continuativa da almeno due anni al momento della presentazione della domanda.

Questo è quanto, in data 23 ottobre 2018, su un “reddito di cittadinanza” (ampiamente criticato e che somiglia piuttosto ad una “social card“) di cui non si sa ancora come verrà effettivamente fatto tra dichiarazioni e smentite o cambi di idea.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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