Da Bruxelles per l’Italia parlando di fact checking

Dal 23 gennaio 2018 il mio blog non ha più banner pubblicitari e viene sostenuto dalle vostre donazioni che potete inviare qui: https://www.paypal.me/DavidPuenteit

Ieri a Bruxelles sono intervenuto durante la presentazione del lavoro svolto dal gruppo Disinfolab, con il quale ho avuto il piacere di collaborare, in merito all’impatto dei social media durante le elezioni italiane. Il mio intervento si rivolgeva in particolare sulla situazione del fact checking in Italia, dove sono stato particolarmente critico.

In Italia è in atto da circa un decennio un’opera di manipolazione dell’informazione. C’è stato un contagio, dove un virus è entrato nel sistema diffondendosi nel tempo senza dare troppo nell’occhio per poi scoppiare e far scattare l’allarme. Tra i protagonisti che ne hanno permesso la propagazione sono state le testate giornalistiche e le televisioni che nel tempo hanno perso la loro credibilità nei confronti del pubblico favorendo la nascita e il conseguente successo di numerose realtà di informazione “alternativa” che sono diventati il punto di riferimento per molti italiani.

 

Al tavolo di lavoro sulle “Fake News” che si è tenuto alla Camera dei Deputati il 21 aprile 2017 non ci sono state risposte soddisfacenti da parte del mondo del giornalismo, non ci sono state dichiarazioni di intenti anche perché non sapevano come affrontare il problema o ritenevano di non sbagliare. Eppure, ancora oggi, mi ritrovo a smentire numerosi articoli da loro pubblicati con estrema superficialità e commettendo errori madornali. È molto raro che ammettano le colpe, è più naturale la cancellazione della “Fake News” o ignorare le critiche.

Vengono considerate 3 realtà giornalistiche che nel panorama politico italiano stanno cercando di operare rispettando le regole del fact-checking: AGI (Agenzia Giornalistica Italia), Pagella Politica (che fa parte dell’International Fact-Checking Network) e LaVoce.info. Le intenzioni ci sono, hanno fatto un buon lavoro nonostante qualche errore (gestito in maniera corretta), ma non basta. Purtroppo viene ignorato il lavoro dei debunker e di siti di ottimo giornalismo come ValigiaBlu, ad esempio. Le altre testate giornalistiche italiane non hanno al loro interno un team di fact checkers permanente e capita che si affidano alle figure dei debunker come me, Paolo Attivissimo e i colleghi di Butac.it per scrivere articoli di debunking. Siamo diventati un punto di riferimento, ma ignorato e in certi casi scomodo se pensiamo che nella “task force” dell’Unione europea contro la disinformazione c’è un giornalista che aveva bloccato su Twitter i miei colleghi. Questo è un segno che dimostra la mancanza di autocritica nel mondo del giornalismo e di chi vorrebbe combattere le “Fake News“.

Da sinistra: Alexandre Alaphilippe (DisinfoLab), Iskra Kirova (OSF) e Naja Bentzen (European Parliamentary Research Service)

Ci sono altre iniziative in atto nel contrasto alle “Fake News“. Non sono mancati eventi culturali e formativi, come quello del Festival del Giornalismo di Perugia e il “Fake News Festival” che si è tenuto a Udine due settimane fa, molto seguiti proprio perché il tema è di interesse generale e si cerca tuttora di trovare delle soluzioni. C’è chi propone un aiuto per i naviganti, come il gruppo italo-spagnolo di UCheck che attraverso un estensione da installare nei propri browser è possibile inviare una richiesta di verifica o segnalare una “Fake News” ad un team di debunker e di cittadini interessati nel dare una mano.

Un ottimo lavoro è quello che viene fatto attraverso le scuole. Oltre all’operato della Polizia Postale con l’iniziativa “Una vita da social“, che interviene nella lotta non solo contro le “Fake News” ma anche contro il cyberbullismo, esistono iniziative come quella dell’associazione Factcheckers di Gabriela Jacomella e libri come “Riconoscere le Fake News in classe” di Maria Cecilia Averame che operano nelle scuole affinché i nostri giovani comprendano e prendano possesso di quel senso critico di cui raccoglieremo i frutti nel prossimo futuro.

Bisogna però discutere sul termine “Fake News“. Viene abusato perché utile ad attirare l’attenzione e risulta fuorviante per il fatto di essere una versione estremamente semplificata di termini diversi che andrebbero usati per ogni caso specifico. C’è differenza tra una bufala, un errore giornalistico e un’informazione alterata ad arte, il lettore ha il diritto di esserne a conoscenza per evitare di trattare allo stesso modo elementi differenti.

Per rispondere alla domanda “Quale è lo stato del fact-checking in Italia?” posso dire che c’è ancora molto, ma molto da fare. Il monitoraggio delle elezioni italiane da parte di DisinfoLab è uno dei mattoni fondamentali per scoprire i meccanismi più profondi e tecnici della diffusione della propaganda e della disinformazione. L’incontro di ieri non lo vedo come la conclusione di un lavoro, ma mi auguro che sia soltanto l’inizio perché non è finita. Le elezioni europee sono alle porte e non bisogna abbassare la guardia, soprattutto in Italia.

Spero che l’incontro venga replicato in Italia.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
REGOLAMENTO DELLA DISCUSSIONE
Non sono consentiti:
- messaggi off-topic (tradotto: non inerenti al tema trattato)
- messaggi anonimi (registratevi almeno a Disqus)
- messaggi pubblicitari o riportanti link truffaldini (verranno sempre moderati i commenti contenenti link esterni)
- messaggi offensivi o contenenti turpiloquio
- messaggi razzisti o sessisti
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)
Se vuoi discutere in maniera costruttiva ed educata sei il benvenuto, mentre maleducati, fanatici ed esaltati sono cortesemente invitati a commentare altrove.
Comunque il proprietario di questo blog potrà in qualsiasi momento, a suo insindacabile giudizio, cancellare i messaggi che violeranno queste semplici regole. I maleducati (soprattutto se anonimi) verranno bloccati. In ogni caso il proprietario del blog non potrà essere ritenuto responsabile per eventuali messaggi lesivi di diritti di terzi.

Regolamento in vigore dal 5 settembre 2016 - Aggiornato 26 agosto 2017.