L’atto terroristico a Macerata e la normalizzazione della violenza

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Ricordate i commenti sulla tragedia dei rom a Centocelle? Già allora parlai della normalizzazione della violenza dove c’era chi riusciva addirittura a giustificare la morte di due bambine. Oggi tocca al caso di Luca Traini, il 28enne che questo sabato mattina a Macerata ha sparato due caricatori di pistola ferendo 6 persone di colore, di cui una donna. Poco prima di essere arrestato è sceso dall’auto con la bandiera italiana al collo, ha fatto il saluto romano e urlato “Viva l’Italia“. Poco prima aveva sparato anche contro esercizi commerciali a Sforzacosta, come testimoniano le foto della discoteca Babau e quella pubblicata da Roberto Romitek su Facebook:

Ecco quello successo 5 minuti fa nel mio locale, stanno cercando una 147 nera, state attenti in giro ragazzi, che stanno sparando in giro

Chiunque, italiano e non, poteva essere ucciso dallo squilibrato a bordo della 147 nera.

I colpi esplosi contro la porta della discoteca Babau di Sforzacosta (foto Cronachemaceratesi.it)

La condanna del gesto andava fatta “senza se e senza ma“, tuttavia qualche “ma” di troppo ed estremamente pericoloso è stato fatto.

Il volto del terrorista

L’errore più grande che si poteva commettere è a opera dai militanti di Forza Nuova, i quali si sono schierati a favore di Luca Traini santificandolo:

Sarà politicamente scorretto, sarà sconveniente, in campagna elettorale nessuno farà un passo avanti, ma oggi noi ci schieriamo con Luca Traini. Il ragazzo marchigiano arrestato poche ore fa con l’accusa di aver ferito degli immigrati. Questo succede quando i cittadini si sentono soli e traditi, quando il popolo vive nel terrore e lo Stato pensa solo a reprimere i patrioti e a difendere gli interessi dell’immigrazione. Mettiamo a disposizione i nostri riferimenti per pagare le spese legali di Luca, a non farlo sentire solo e a non abbandonarlo.

Mentre Forza Nuova giustifica apertamente e con forza l’atto terroristico di Traini, rischiando di generare ulteriori terroristi sulla scia del pensiero “la ragione è dalla mia“, altri hanno “condannato” il gesto pur sostenendo la narrazione dell’uomo arrabbiato dando la colpa all’immigrazione. Ecco l’esempio di Matteo Salvini:

La violenza non è mai la soluzione, la violenza è sempre da condannare.
E chi sbaglia, deve pagare.
L’immigrazione fuori controllo porta al caos, alla rabbia, allo scontro sociale.
L’immigrazione fuori controllo porta spaccio di droga, stupri, furti e violenze.
Ma questo il signor Saviano non lo sa, lui non vive sulla sua pelle i problemi, le paure e le difficoltà di 60 milioni di italiani, italiani normali.
Non vedo l’ora che il 4 marzo voi mi diate la forza per riportare ordine, tranquillità, sicurezza e serenità in tutta Italia.

Salvini tira in ballo Saviano, siccome in precedenza lo aveva accusato di essere il mandante morale dell’atto compiuto a Macerata:

Il mandante morale dei fatti di Macerata è Matteo Salvini. Lui e le sue parole sconsiderate sono oramai un pericolo mortale per la tenuta democratica. Chi oggi, soprattutto ai massimi livelli istituzionali, non se ne rende conto, sta ipotecando il nostro futuro

Qualcuno potrebbe accusare di strumentalizzare il caso di Macerata per andare addosso a Matteo Salvini, ma bisogna fare qualche passo indietro sul caso di Pamela, dove l’uomo accusato dell’orrendo omicidio è il nigeriamo Innocent Oseghale (attualmente agli arresti, convalidati dal gip di Macerata Giovanni Manzoni). Lo stesso leader leghista se ne era approfittato attaccando le forze politiche di sinistra accusandole di avere le mani sporche di sangue:

Immigrato nigeriano, permesso di soggiorno scaduto, spacciatore di droga.
È questa la “risorsa” fermata per l’omicidio di una povera ragazza di 18 anni, tagliata a pezzi e abbandonata per strada.
Cosa ci faceva ancora in Italia questo VERME?
Non scappava dalla guerra, la guerra ce l’ha portata in Italia.
La sinistra ha le mani sporche di sangue.
Espulsioni, espulsioni, controlli e ancora espulsioni!
La Boldrini mi accuserà di razzismo? La razzista (con gli italiani) è lei.
#stopimmigrazione

Tuttavia, ben consapevoli delle accuse reciproche, bisognerebbe ricordare che a parlare è lo stesso Matteo Salvini che un anno fa, nel febbraio 2017, sul tema immigrazione sosteneva la necessità di “pulizia di massa” in un’intervista video:

C’è bisogno di una pulizia di massa, anche in Italia, via per via, quartiere per quartiere, piazza per piazza, con le maniere forti se serve perché sono interi pezzi di città, interi pezzi d’Italia che sono fuori controllo.

Parole che potrebbero essere arrivate non solo a Luca Traini, candidato qualche anno fa nelle liste della Lega Nord, così come ad altre personalità squilibrate e fuori di testa, persone disagiate mentalmente per diversi motivi che rischiano di farsi trascinare da certi messaggi fuori luogo di cui i politici devono prendersi le loro responsabilità.

Luca non stava affatto bene, è una persona “border line” che andava trattato in tempo considerando quanto raccontato dai suoi conoscenti e riportato dal Corriere:

«Era andato dalla psichiatra»
Traini «era andato in cura da uno psichiatra, che a quanto diceva lo aveva giudicato “border line”», ha detto ancora Clerico, titolare della palestra Robbys in cui il giovane arrestato si allenava. «Lui quasi era orgoglioso di questa definizione, a dimostrazione di quanto fosse ignorante e scemo. Aveva una situazione familiare disastrosa: il padre se n’era andato quando era piccolo e la madre, anche lei con grossi problemi, lo aveva cacciato più di recente. Luca viveva con la nonna. Ho provato tante volte ad aiutarlo, a riportarlo sulla retta via. Ha fatto dei lavoretti, ma duravano sempre poco — dice Clerico — . Di solito come manovale, ma anche come buttafuori. Ultimamente aveva perso un altro lavoro». Clerico non sa dire se quanto fatto da Traini oggi sia legato alla vicenda di Pamela Mastropietro, la 18enne romana trovata a pezzi nel Maceratese. «L’avevamo cacciato dalla palestra a ottobre, non l’ho più rivisto», spiega.

Sostenere che questi suoi problemi fossero causati dall’immigrazione è strumentale.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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