A volte ritornano: la storia di Emma Bonino e l’aborto con la pompa delle biciclette

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Manca poco alle elezioni e molte vecchie storie raccontate parzialmente, alterate o bufale tornano a galla per due semplici motivi: propaganda politica e monetizzazione. In questo articolo tratterò la storia di Emma Bonino e gli aborti con la pompa delle biciclette riportando la seguente immagine che ho ricevuto e che circola da giorni nel web:

Buongiorno amici con questa immagine voglio augurare a tutti una giornata di sana meditazione. A proposito di memoria: questa è Emma Bonino che insegna a praticare aborti con una pompa di bicicletta (aspirazione del feto). Indagata nel 1975 per associazione a delinquere e procurato aborto, e non fu processata perché la Camera non concesse l’autorizzazione a procedere. Ora è alleata con il PD, che a sua volta si prepara ad allearsi con il condannato Berluscuni. Se questa donna vi ripugna mettete mi piace.

Emma Bonino, attualmente in corsa con +Europa alle prossime elezioni, nel 1975 si autodenunciò e si consegnò spontaneamente alle autorità con l’accusa di procurato aborto per poi trascorrere un breve periodo in carcere, il tutto ben prima del suo ingresso in Parlamento. Si fece arrestare per portare avanti la battaglia contro gli aborti clandestini, ottenendo in seguito un ritorno mediatico utile a raccogliere nel 1976 oltre 700 mila firme per avviare un referendum abrogativo riguardanti i reati d’aborto. In seguito arrivarono la cosiddetta “Legge 194” (“Legge 22 maggio 1978, n.194“), la quale riconosceva il diritto della donna a interrompere la gravidanza gratuitamente e in maniera sicura presso le strutture pubbliche, e un referendum svoltosi nel 1981 dove la proposta di parziale abrogazione della legge da parte del cattolico Movimento per la Vita venne bocciata dal 68% dei voti su un quorum raggiunto del 79,43%.

Contro Emma Bonino si scagliò pure Libero attraverso un articolo (PDF) pubblicato nel gennaio 2010 a firma Andrea Morigi,

La candidata del Pd nel Lazio, Emma Bonino, negli anni ’70 aspirava i feti con la pompa delle biciclette e li gettava nella spazzatura. Si fece pure fotografare mentre aspirava un feto.

[…]

Da militante radicale, agiva, infilando il tubo di una pompa da bicicletta nell’utero delle donne che si rivolgevano a lei per uccidere il figlio che portavano in grembo. Era l’attuale vicepresidente del Senato ad aspirare personalmente il «contenuto dell’utero». Poi lo depositava in un vaso da marmellata.

È lei stessa a ricostruire il macabro procedimento, tralasciando soltanto un particolare: i feti finivano fra i rifiuti. A Neera Fallaci, di Oggi, confidava però la propria e altrui indifferenza: «Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi, è un buon motivo per farsi quattro risate». Le aveva insegnato a riderci sopra Adele Faccio, con cui nel 1974 aveva fondato a Milano il Centro Informazioni Sterilizzazione e Aborto, che vanta il record di 10.141 aborti procurati, all’epoca clandestinamente, cioè contro la legge che li considerava infanticidi.

Con Adele Faccio, citata nel pezzo di Libero, la Bonino fondò nel 1973 il CISA (“Centro Informazioni Sterilizzazione e Aborto“) allo scopo di fornire informazione e assistenza sull’aborto negli anni in cui solo le donne abbienti lo praticavano in sicurezza all’estero mentre coloro che non se lo potevano permettere economicamente si affidavano a quelli clandestini in condizioni sanitarie pessime e pericolose. Ecco quanto riportato dal manifesto del CISA dove si spiega il metodo utilizzato per gli aborti, effettuato da medici, e dove bisognava rivolgersi (a Lugano, Svizzera):

COME FA L’ABORTO IL C.I.S.A.?

Per mezzo di medici che praticano l’aspirazione con la cannula Karman. Non è un atto chirurgico e non è un intervento operatorio micidiale per l’utero, come il raschiamento. E’ un sistema meccanico con cui, per mezzo di una piccola canna e di un pompa aspirante, si aspira in contenuto dell’utero, ancora informe e grumoso, prima del terzo mese, cioè prima che l’ovulo fecondato si agganci alla parete dell’utero e inizi il ciclo morfologico, cioè prenda forma. Fino a quel momento l’ovulo fecondato non è vitale né capace di vita.

[…]

Questo intervento non è ancora praticato in Italia. Bisogna rivolgersi, telefonando a nome del C.I.S.A. al dottor De Marchi, via Zurigo 27, Lugano, telefono 004191/20332. L’intervento costa sulle 100.000 lire.

La fotografia tanto citata ritrae proprio Emma Bonino, consapevole dello scatto che poi utilizzò per la propaganda contro gli stessi aborti clandestini. La frase contestata nell’articolo di Libero venne riportata anche nel libro “Perché le donne valgono” di Sabrina Scampini, ma in maniera completa e utile ad una corretta informazione:

In un’intervista rilasciata a Neera Fallaci per Oggi, descrisse il modo in cui diceva di aver praticato alcuni dei 10.141 aborti clandestini portati a termine in quegli anni nel centro: «Volendo fare le cose ad arte, si usa l’aspiratore elettrico a cui mediante un tubo si attacca la cannula di Karman in plastica trasparente. Senonché l’aspiratore elettrico costa un mucchio di quattrini – mi pare 400 mila lire -, a parte che pesa trasportarlo per fare aborti nelle case. Per risparmiare usiamo un’attrezzatura per l’aspirazione più rudimentale, ma che funziona benissimo lo stesso. Prima di tutto occorre un vaso, ermeticamente chiuso, dove si crea il vuoto e dove fionisce il contenuto dell’utero che viene aspirato con la cannula. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto marmellata. Il barattolo viene chiuso con un tappo di gomma che ha tre fori: da un buco parte il tubo di gomma in cui si inserisce il gommino della pompa da bicicletta (con la valvola interna rovesciata per aspirare aria anziché immetterla); dal secondo buco parte il tubo di gomma in cui si inserisce la cannula Karman; nel terzo si mette il manometro, per controllare la pressione che si crea nel vaso con la pompa. (…) Alle donne non importa nulla che io usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari: anzi, è un buon motivo per farsi quattro risate».

Poi scrive Sabrina Scampini:

Sono parole che ancora oggi scioccano anche chi è a favore della interruzione di gravidanza, perché viene spiegato come si svolge una pratica che può cambiare per sempre la vita di una donna nello stesso modo in cui si racconterebbe come preparare il cestino per un picnic. Emma Bonino è una donna sensibile e intelligente, cosciente delle parole che usa e dell’impatto che queste possono avere sulle persone. La loro battaglia era per rendere l’aborto legale affinché questi metodi non venissero più utilizzati e proprio attraverso un linguaggio duro e diretto, pregno di immagini violente, cercava di scuotere le coscienze, dicendo al mondo «noi abbiamo un problema, o lo risolvete ufficialmente e ci fornite mezzi idonei, oppure ce la caviamo da sole, ma dovete sapere che cosa siamo costrette a fare».

In seguito alla Legge 194 il numero degli aborti praticati in Italia dal 1978 in poi furono assai numerosi (vedi i dati riportati nel 2009 dal Ministero della Salute – PDF):

“Nel 2015 il numero totale di interruzioni volontarie di gravidanza è stato di 87.639” – immagine da Wikipedia

Il pezzo di Morigi venne pesantemente contestato da Filippo Facci con le seguenti argomentazioni:

L’articolo di Andrea Morigi oltretutto non è neanche un’«opinione» confinabile come tale: era un articolo, e apriva il giornale. Per scoprire che cosa? Che «la candidata del Pd» Emma Bonino (candidata della Lista Bonino-Pannella, a esser precisi) «praticava aborti e se ne vantava», «ha una storia personale dimenticata», «negli anni ‘70 aspirava feti con la pompa delle biciclette e li gettava nella spazzatura», dopodiché il linguaggio si fa definitivamente messianico e si ritrae il mostro, la Bonino, «curva nell’atto di strappare la vita a un bambino», «uccidere il figlio che portavano in grembo», perpetrare «eccidi di milioni di italiani che l’anagrafe non ha potuto nemmeno registrare, tanto mica votano».

Il linguaggio è quello sentimentalistico e asseverativo di chi dubbi non ne ha, e non c’è legge o dibattito o scienza che possano sfumarlo: «bambino» e «figlio in grembo» – che sarebbero il feto entro i 90 giorni di vita – sono termini che hanno già deciso anche per noi, i quali dobbiamo solo valutare se stare dalla parte «della vita» o dalla parte degli «assassini». Io e qualche milione d’italiani, probabilmente, non ci sogneremmo mai di spiegare agli altri dove cominci o finisca la vita: ma dovremmo accettare di farcelo imporre da Andrea Morigi e dalle convinzioni religiose – neanche politiche – di chi si richiama alla «scienza» solo quando serve. Ecco, vorrei sapere se questa è la posizione di Libero.

Ho scritto «assassini» perché il mio collega, nell’incredibile modo che segue, giunge ad auspicare la ventura strategia politica del centrodestra: siccome – scrive – nel 1976 Marco Pannella e Adele Faccio ed Emma Bonino querelarono il direttore di «Studi cattolici» che li aveva definiti «assassini», e però questo direttore fu assolto, ciò costituisce «un precedente giuridico importante che consentirà al centrodestra di propagandare liberamente la verità anche durante la prossima campagna elettorale, toghe rosse permettendo».

Riassunto. Il centrodestra dovrebbe passare i prossimi mesi a dare di assassina a Emma Bonino in virtù di una sentenza del ‘76, e di passaggio dovrebbe giocoforza farlo – aggiungo io – anche nei confronti di chiunque «istiga gli assassini» nel nostro Paese: ossia l’85 per cento degli italiani che sono favorevoli alla Legge 194, equamente divisi tra destra e sinistra. Occhio però ai giudici comunisti. Berlusconi prenda nota.

Io non ho nessuna particolare voglia di difendere Emma Bonino: è uno di quei radicali che trentacinque anni fa praticò la disobbedienza civile sull’aborto (autodenunciandosi) e contribuì all’introduzione del divorzio e dell’interruzione di gravidanza già presenti in tutti gli altri Paesi occidentali, sto parlando di quegli aborti legalizzati che in Italia calano anno dopo anno e che calerebbero anche di più, se certi ipocriti non impedissero che le ignoranti e le immigrate, coloro cioè che abortiscono in maggioranza, fossero raggiunte da un campagna sulla contraccezione che i vari «teocon» e «teodem» vedono come il demonio.

Più in generale, Emma Bonino è stata uno di quei pazzi – Pannella per togliere il divorzio e l’aborto dalla clandestinità, Tortora per accorgerci che la giustizia fa schifo, Berlusconi per portare la tv privata in Italia e non solo quella, Craxi per modernizzare il Paese – di cui ogni tanto abbiamo bisogno per compensare il perenne ritardo della politica nei confronti della società reale.C’entra qualcosa, quella Bonino anni Settanta, con la sua facoltà di saper governare il Lazio? Niente.

Non è dunque la prima volta che questa storia viene strumentalizzata in vista delle elezioni. Ripeto, siamo in piena campagna elettorale e molte vecchie storie incomplete, alterate o bufale torneranno a galla a fini propagandistici e monetari (per i siti che sfruttano l’occasione per guadagnarci qualche euro fregandosene di inquinare le menti dei votanti).

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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