Una task force europea contro le Fake News? Teniamola comunque d’occhio

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Dopo aver trattato il caso del “Bottone Rosso” della Polizia Postale vedrò di occuparmi della tanto criticata “task force europea” contro le “Fake News“. Alle solite si parte con un’alzata di scudi con accuse di censura da parte dell’Europa e quant’altro senza sapere che cosa ne verrà fuori.

Nel comunicato pubblicato il 15 gennaio sul sito della Commissione UE non si parla di censura o di come individuare una notizia vera da quella falsa, ma fanno un vago riferimento a “come affrontare le notizie false e la disinformazione“:

The work of the High-Level Expert Group, which was decided by the Commission on November 2017, will contribute to the development of an EU-level strategy on how to tackle the spreading of fake news and disinformation, to be presented in spring 2018.

Il Commissario europeo per l’economia e la società digitali, Mariya Gabriel, aveva riportato alcune precisazioni:

Da Berlino a Parigi, alcuni governi si sono già mossi autonomamente per rispondere al fenomeno. Che non nasce certo ieri, ma che è esploso con la diffusione incontrollata e incontrollabile delle fonti di informazione in Rete. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un intervento legislativo per contrastare le fake news, ma non sembra convincere troppo l’Ue. La commissaria Gabriel ha prima di tutto sottolineato che «serve un approccio europeo, per evitare il rischio di una frammentazione. Se non prendiamo misure a livello europeo c’è il rischio che la situazione si avveleni». E poi perché il confine tra verità e falso è sempre molto sottile: la loro diffusione, riconosce Gabriel, di per sé «non è illegale» e comunque «non possiamo forzare i cittadini a credere o non credere a una specifica notizia». Bisogna intervenire perché il fenomeno rappresenta «una minaccia per la democrazia». Ma istituire dei «tribunali della verità» può essere molto pericoloso.

Vigilare è importante, ancora di più contrastare eventuali “Ministeri della verità“, ma da qui a sostenere che vi sia in atto una sorta di atto contro la libertà di espressione dovremmo attendere qualche mese per conoscere i pareri che verranno proposti in Commissione e i successivi risultati di questa operazione (si parla di primavera 2018). C’è da dire che durante la conferenza stampa il Commissario europeo ha sottolineato che il lavoro dovrà tenere attenzione al rispetto dei “diritti fondamentali“.

Ci sarà un gruppo di 39 “esperti” che dovrebbe fornire dei pareri alla Commissione sul come affrontare il problema:

The High-Level Expert Group expert group will gather opinions on what actions could be taken at EU level to give citizens effective tools to identify reliable and verified information and adapt to the challenges of the digital age. Experts will look at the scope of the problem, including how fake news is perceived by citizens and stakeholders, how they are aware of online disinformation, or how they trust different media. Experts will also assess measures already taken by platforms, news media companies and civil society organisations to counter the spread of fake news online, as well as positions on the roles and responsibilities of the relevant stakeholders. Experts will look into possible future actions to strengthen citizens access to reliable and verified information and prevent the spread of disinformation online.

This work will result in an analysis of the situation, the examination of the roles of each online player, the analysis of the measures already taken and the formulation of advice.

Secondo la Commissione la scelta degli esperti assicurerebbe “un’ampia partecipazione degli esperti, una rappresentanza geografica equilibrata, parità di genere e un punto di vista equilibrato sia delle piattaforme dei media sociali e delle organizzazioni del settore dei media, che delle organizzazioni della società civile e degli esperti, quali giornalisti e rappresentanti del mondo accademico“. C’è da dire che alcuni dei quattro italiani scelti (che sono Gina Nieri, dirigente Mediaset, Federico Fubini,vicedirettore del Corriere della Sera, Gianni Riotta, giornalista e docente universitario, Oreste Pollicino, docente di Diritto Costituzionale in Bocconi) risultano opinabili da parte di qualcuno (riportando le proprie ragioni). Ad esempio, Butac accusa Riotta di aver bloccato l’account su Twitter:

@riotta mi ha bloccato, quindi non posso leggere. Ottimo modo di fare giornalismo…

Tornando alla Commissione e al compito degli “esperti“, in pratica è un po’ come l’audizione presso la Commissione Internet alla Camera dei Deputati dove ho fornito il mio contributo insieme a Paolo Attivissimo e Michelangelo Coltelli, che molti dovrebbero visionare (così come le nostre dichiarazioni pubbliche) prima di riportare le solite accuse complottistiche. Nel caso, la Commissione terrà conto anche della consultazione pubblica da parte dei cittadini europei tramite un apposito questionario online che sarà operativo fino al 23 febbraio 2018.

Detto questo ricordo agli ignoranti (“coloro che non sanno o sanno male ciò che dovrebbero sapere“) che in passato ho espresso le mie posizioni contro il DLL Gambaro (articolo) così come le mie posizioni in merito alla censura e la libertà di stampa (articolo). Teneteli a mente prima di fare la figura dei polarizzati e imparate anche a cercare su Twitter:

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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