Il video del poliziotto che filma il migrante e contesta la Boldrini. Ha chiesto lei la sospensione? Il decoro?

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Ormai è noto il procedimento disciplinare nei confronti del poliziotto che ha diffuso il suo video dove filma un migrante e contesta la Boldrini invitandone la condivisione:

E’ stato sospeso dal servizio l’agente della polizia stradale che si sarebbe lasciato andare ad insulti razzisti, anche nei riguardi della presidente della Camera Laura Boldrini, mentre controllava un extracomunitario sorpreso in bicicletta sull’autostrada Torino-Bardonecchia. Nel riguardi del poliziotto è stato avviato un procedimento disciplinare.

Su Il Giornale viene pubblicato un articolo, domenica 23 alle 6 del mattino, dal titolo “Sospetti di Forza Italia sulla Boldrini: «Pressioni per sospendere l’agente?»“:

Parole dure contro gli immigrati e durissime contro la Boldrini: «Risorse della Boldrini, ecco come finirà l’Italia», ha detto tra l’altro l’agente.

[…] Da Forza Italia ci si interroga sull’eventuale ruolo della presidente della Camera nella scelta di sospendere l’agente. «Credo che la presidente Boldrini debba chiarire se sia intervenuta per fare pressioni al fine di ottenere la sospensione dell’agente – domanda Elvira Savino – Sarebbe davvero gravissimo se la terza carica dello Stato avesse chiesto, e ottenuto, la sospensione di un tutore dell’ordine e della sicurezza dei cittadini per frasi ironiche che certamente non possono definirsi ingiuriose nei suoi confronti». Dello stesso avviso i colleghi di partito Lucio Malan che parla di «semplici espressioni di ironia» e Giorgio Silli che dice: «Nessuno tocchi la Boldrini, assurdo e incredibile sono i primi aggettivi che vengono in mente». Dura anche Daniela Santanché che attacca: «Questa è una vergogna nazionale. Un servitore dello Stato, sospeso soltanto per il reato di pubblica opinione». MBas

Problema per Il Giornale, perché riporta soltanto una parte della vicenda. Infatti, la sera del 22 luglio 2017 c’era già stata la smentita da parte della Polizia di Stato con un comunicato stampa:

Dubbi fugati immediatamente dal dipartimento di Pubblica sicurezza che ha risposto: «In relazione alle notizie relative all’agente della Polizia Stradale sospeso e alle possibili pressioni che l’Amministrazione possa aver ricevuto, il dipartimento della Pubblica Sicurezza precisa che tali decisioni sono state prese in totale autonomia per la tutela delle Istituzioni e di chi le rappresenta».

Nessun intervento da parte della Presidente della Camera dei Deputati, ma c’è un altro fatto curioso. Come mai sul sito de Il Giornale compaiono due articoli firmati dalla stessa persona, pubblicati lo stesso giorno a poche ore di distanza l’uno dall’altro (uno alle 6 e l’altro alle 8:54), ma con informazioni diverse?

I due articoli presenti su Il Giornale con informazioni diverse.

Alle 6 del mattino nessuna smentita, alle 8:54 la smentita e la rimozione di qualche parolina “di troppo“:

A sinistra il primo articolo, a destra il secondo

Tornando al caso del poliziotto, che è la cosa che interessa di più: perché viene sospeso? Si tratta di un caso di privazione della libertà di espressione?

Quante volte vi indignate quando un pubblico ufficiale non si comporta degnamente onorando la divisa che indossa? Parliamo proprio di obblighi di decoro che ogni agente delle forze dell’ordine è tenuto a rispettare. L’agente potrà presentare ricorso, è nel suo diritto, ma resta il problema di un video per niente imparziale e dal contenuto intollerante:

“Risorse della Boldrini, ecco come finirà l’Italia: tutti su una Graziella in autostrada a comandare”, si sente dire nel video. “Voi che amate la Boldrini, voi che avete voluto questa gente di m… in Italia – aggiunge l’autore del video -. Goditi questo panorama. Voi e tutta la Caserma: guardate qui. Un tipo che pedala sulla Graziella pensando che sia una strada normale, con le cuffiette in testa. Fosse arrivato un camion e gli avesse suonato, manco se ne sarebbe accorto. Condividete signori, condividete”.

Conoscete il D.P.R. 25 ottobre 1981, n. 737? Lo trovate facilmente, basta digitare su Google “regolamento disciplina polizia di stato” (PDF), dove all’articolo 4 leggiamo:

18) qualsiasi altro comportamento, anche fuori dal servizio, non espressamente preveduto nelle precedenti ipotesi, comunque non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione della pubblica sicurezza.

Leggiamo anche il D.P.R. 28 ottobre 1985, n. 782, dove all’articolo 13 troviamo le “Norme generali di condotta“:

Art. 13 – Norme generali di condotta.

Il personale della Polizia di Stato deve avere in servizio un comportamento improntato alla massima correttezza, imparzialità e cortesia e deve mantenere una condotta irreprensibile, operando con senso di responsabilità, nella piena coscienza delle finalità e delle conseguenze delle proprie azioni in modo da riscuotere la stima, la fiducia ed il rispetto della collettività, la cui collaborazione deve ritenersi essenziale per un migliore esercizio dei compiti istituzionali, e deve astenersi da comportamenti o atteggiamenti che arrecano pregiudizio al decoro dell’Amministrazione.

Il personale anche fuori servizio deve mantenere condotta conforme alla dignità delle proprie funzioni.

Si, anche fuori servizio. Sapete che nel 2012 un poliziotto venne sospeso per aver pubblicato le sue foto vestito da donna? Ci fu anche un ricorso al TAR, il quale confermò la sospensione:

È una storia che corre sul confine normalmente non sottile tra difesa del decoro e diritti personali: ma se i protagonisti hanno una divisa delle forze dell’ordine e la questione invocata è quella della libertà di espressione anche di orientamento sessuale, quel confine può diventare materia da avvocati e giudici. Un agente di polizia, in servizio in un reparto delicato della questura di Milano, apre un profilo personale su un noto sito di incontri online. Lo fa usando un nickname che contiene il suffisso ‘trans’ e mette, in una sezione visibile solo a chi ha la sua autorizzazione, alcune sue foto in abiti femminili e con il viso truccato.

La voce arriva al suo diretto superiore, che per averne prova fa iscrivere al sito in questione, sotto mentite spoglie, un altro poliziotto. È qui che parte il procedimento disciplinare (siamo nell’ottobre di un anno fa) che si conclude con la sospensione dal servizio per un mese. Denuncia l’agente, presentando ricorso al Tar della Lombardia: è irrituale il modo in cui il suo superiore ha cercato le prove (“con un agente provocatore”) ma, soprattutto, scrive l’avvocato, “sanzionare il comportamento del ricorrente, per di più per condotte poste in essere nell’ambito della sua vita privata, dimostra senza alcun dubbio uno specifico intento di mortificarlo in ragione del suo orientamento sessuale, in una logica di chiara matrice omofobica che considera intollerabile l’omosessualità nell’amministrazione della pubblica sicurezza”.

Punito perché gay? I giudici respingono il ricorso e scrivono: “È fuorviante la valorizzazione di profili attinenti a una presunta discriminazione sessuale, che la difesa del ricorrente ha sagacemente prospettato per eludere l’autentica ragione della sanzione “, ovvero “una condotta in contrasto con gli obblighi di decoro imposti dall’appartenenza alla polizia di Stato, soprattutto in ragione dell’oggettiva e potenziale diffusione di tali manifestazioni” sui social network. E non è solo una questione di decoro, ma di sicurezza. Nota il collegio: “Si pensi a possibili attività ricattatorie per estorcere notizie o informazioni di servizio esercitabili nei confronti dell’agente da parte di chi fosse entrato in possesso di quel materiale”.

Mi dispiace veramente. Ho stima nei confronti delle Forze dell’Ordine, stima per il loro lavoro e impegno nel far rispettare la legge. Anche loro possono sbagliare, ci mancherebbe, e come tutti devono rispondere di fronte ai regolamenti.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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