Le fake news, la censura e le istituzioni. Risposta a Marcello Foa

Dal 23 gennaio 2018 il mio blog non ha più banner pubblicitari e viene sostenuto dalle vostre donazioni che potete inviare qui: https://www.paypal.me/DavidPuenteit

Spero conosciate Marcello Foa, firma de Il Giornale e docente di Comunicazione e Giornalismo. Apprendo che il 2 gennaio 2017 ha pubblicato un articolo sul suo Blog, dal titolo “Pubblicata una “fake news” colossale . E ora che si fa, cari censori, chiudiamo i giornali?“, usato da coloro che di fatto detestano vedere il loro operato sotto la lente di ingrandimento del fact checking (ma anche semplicemente per le critiche nei loro confronti).

Siccome lo reputo un articolo molto interessante, soprattutto perché si fa un riferimento generico nei confronti dei debunker (di cui è facile intuire i nomi), vorrei commentarlo punto per punto rivolgendomi direttamente al professore (la informo già da subito, mi rivolgerò a lei in questo modo in segno di rispetto e non per spregio).

Ogni volta che sento qualcuno proporre “agenzie indipendenti” per far rimuovere “false notizie” sul web, rabbrividisco.

Io rabbrividisco se fosse incaricata un’agenzia pubblica e dipendente dalla politica.

Tanto più in un’epoca in cui l’establishment sta tentando di accreditare la necessità di censure contro chi pubblica “bufale” e “post-verità”. Il riferimento più immediato è ovviamente alla significativa dichiarazione rilasciata al Financial Times, dal presidente dell’antitrust italiano, Giovanni Pitruzzella, subito denunciata da Beppe Grillo e da un esperto di comunicazione avveduto come Vladimiro Giacché, che vede giustamente rischi di controlli in stile “1984” di Orwell.

Quello che ha dato enorme fastidio a molti è che le proprie notizie siano verificate ed etichettate per quello che sono, cioè fuffa, ma non approvo la censura (come ho riportato nel tweet del 1 gennaio sopra citato). Se dal mondo della politica, indipendentemente dal colore, verrà chiesta la chiusura di un giornale, di una televisione o di un blog mi troverà fortemente contrario e criticherò l’atto senza ombra di dubbio. Inoltre, caro professore, dovrebbe tenere conto del personaggio politico da lei citato nell’articolo, perché in passato aveva espresso apertamente il desiderio per la chiusura di TV e testate, lo stesso che oggi ha usato il suo articolo dopo aver attaccato Il Giornale dove lei scrive, soprattutto se il suo gruppo potrebbe in un futuro governare il nostro paese.

Ma la tendenza non è solo italiana; è sempre più forte in molti Paesi occidentali, come la Francia, come gli Stati Uniti. E’ tutto uno strepitare contro la disinformazione online, senza nemmeno una parola contro quello che invece rappresenta il vero problema: la disinformazione autorizzata ovvero le tecniche di spin doctoring che permettono di manipolare notizie e coscienze salvaguardando la forma; perché vengono diffuse dalle stesse istituzioni; approfittando – anzi, abusando – della loro autorevolezza.

Chi mi segue sa che da oltre 10 anni denuncio lo spin, che ho descritto nel saggio “Gli stregoni della notizia” e che è diventato un vero e proprio strumento di guerra asimmetrica. Guardate il paradosso: oggi politici e media mainstream denunciano i siti alternativi e i commenti sui social, con un’operazione che di persé è mistificatorie perché mischia tutto: siti di informazione, d’opinione, bufale (certo che ce ne sono), informazione ideologizzata. Ma non pronunciano una sola parola contro la manipolazione che viene generata dalle stesse istituzioni e che è pericolosissima e devastante perché è diventata uno strumento di guerra asimmetrica e incide profondamente nel rapporto tra Stato e cittadino, generando disgusto e diffidenza.

Eppure – insisto – la vera manipolazione non è quella di internet ma è quella ufficiale. Che, purtroppo, non diminuisce affatto.

Non è affatto una novità che certi politici diffondano falsità. Un giornalista serio dovrebbe verificare i fatti prima di raccontarli e tenere d’occhio con maggiore attenzione il mondo della politica, fatto di verità mischiate a falsità a scopo propagandistico elettorale. La democrazia di un paese subisce un danno ogni volta che un politico o le istituzioni mentono perché alterano la realtà dei fatti, proprio come fanno certi siti di “informazione online”. La Rete ha un potenziale che non bisogna affatto sottovalutare, incrementato proprio dalla sfiducia dei cittadini nei confronti dei media tradizionali.

Comunque sia, il vero problema sono le “fake news” e di ogni genere, non solo quelle citate da lei.

Voglio sviluppare fino in fondo il ragionamento di Pitruzzella e quello di altre autorevoli pensatori anglosassoni, riferendomi a un esempio recente, quello degli attentati di Berlino. Tutti ricordiamo gli epici titoli sull’autista del Tir che avrebbe lottato fino all’ultimo per impedire la strage. Ne ho già accennato in un post ma val la pena di riprendere la notizia. Scegliete voi la fonte: Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa, Rai, Mediaset, Sky…. Non fa differenza. Tutti i media ripresero con grande evidenza la notizia della Bild   Zeitung che, citando fonti investigative tedesche , scrisse che l’autista, seppur ferito, aveva tentato eroicamente di impedire che il Tir si schiantasse sul mercatino, lottando furiosamente con il terrorista a bordo.

Dopo qualche ora, questa dichiarazione fu avallata  dal ministro degli Interni del Land di Berlino Andreas Geisel, sebbene fosse doveroso dubitare della sua attendibilità, come rilevato da chi scrive e da altri osservatori: come faceva il terrorista a lottare furiosamente con un autista di 120 chili, riuscendo al contempo a guidare un Tir ed evitare che sbandasse? Roba da film di Hollywwod, senza peraltro riscontri oggettivi, perché nessuno ha visto il Tir “zigzagare”prima dello schianto. Anzi, nell’unico filmato lo si vede procedere dritto a tutta velocità.

Com’è andata a finire? Ora ci viene detto, ed è ancora una volta la Bild Zeitung ad informarci, che secondo i primi risultati dell’autopsia, l’autista sarebbe stato colpito dai proiettili tre ore prima dell’attentato, tre ore durante le quali ha perso molto sangue. Forse era già morto al momento dell’attentato, in ogni caso era incosciente e di certo non era in grado “di aggrapparsi al volante”.

Insomma: ci hanno raccontato una gigantesca frottola. Una spettacolare “fake news”. Attenzione: chi ce l’ha raccontata? Un giornalista troppo fantasioso? Un inaffidabile blogger? Macché: ad impiantarla ad arte  è stato uno spin doctor che lavora nelle istituzioni tedesche e poi certificata addirittura da un ministro locale.

La verità è venuta a galla ed è giusto puntare il dito su chi ha diffuso per primo la falsa notizia, in questo caso lo “spin doctor” tedesco. A proposito, si conosce il suo nome?

Mi tocca fare una critica. Nei suoi due pezzi ha citato ad esempio Il Corriere della Sera e non Il Giornale, che in un articolo riportava la “fake news”.

L'articolo de Il Giornale
L’articolo de Il Giornale

Pur cercando di comprendere il gesto, la inviterei comunque a scambiare due parole con il giornalista del pezzo (che lo accompagna nella stessa testata dove lei scrive) ed invitarlo a rettificare il tutto all’interno dello stesso titolo e articolo, senza cancellarlo o modificarlo ad arte facendo finta che non ci sia stato l’errore, come tristemente accaduto in passato con un altro episodio e altra firma:

Questa non è una rettifica
Questa non la reputo affatto una rettifica.

Comprendo la sua attenzione verso le falsità di origine istituzionale e condivido la sua “lotta” a riguardo, ma sul fronte delle “fake news” la inviterei a guardarsi attorno nella testata dove lei collabora, perché non ne è affatto immune e non vi trovo facilmente rettifiche, le quali dovrebbero essere sempre ben visibili ed evidenziate sia nel titolo dell’articolo scorretto che nelle prime righe, senza censurarne il resto del contenuto che deve rimanere a futura memoria per tutti.

E allora sorgono alcune domande.

[…]

Altra domanda: lo spin doctor che ha diffuso scientemente una balla pazzesca verrà indagato e processato? La risposta è, come sempre no, perché i politici che oggi chiedono misure severe contro i blogger, non hanno mai sollecitato punizioni per chi compie reati ben più gravi, mentendo in assoluta cattiva fede, abusando della credibilità delle istituzioni. Quella menzogna non può essere punita. Non è nell’interesse dei politici mainstream.

No, no ho saltato una domanda per evitarla, la tengo per dopo.

Sarei curioso di sapere per quale reato dovrebbe essere indagato e processato lo “spin doctor”, anche se posso concordare pienamente con una sanzione quantomeno a livello amministrativo se non vi sono profili penali (eh già, la penso così).

E come la mettiamo con i giornali e con le tv che hanno diffuso, con toni epici, una bufala colossale? Seguiamo ancora la logica di Pitruzzella: che facciamo, presidente? Chiudiamo Repubblica, Corriere, i tg Rai eccetera? Eh sì, percepisco il suo disagio

E’ facile prendersela con un blogger o un utente Facebook accusandolo di diffondere post-verità,  ma se vuole essere coerente dovrebbe oscurare i grandi siti e magari anche denunciare per falso le istituzioni tedesche. Che scena! Tutti i grandi giornali chiusi per manifesta manipolazione della realtà o obbligati a uscire con un bollino che ne certifica la non credibilità.

Impossibile? Ovvio non è così che si difende la democrazia e un’informazione davvero migliore. Chi invoca la censura non ha mai davvero a cuore la libertà d’espressione, ma persegue altri inconfessabili interessi. Incompatibili con i vostri.

Non fatevi ingannare, non fatevi intimidire.

Le ripeto, non sono a favore della censura. In precedenza avevo ben spiegato l’importanza della rettifica, che deve essere estremamente visibile al lettore affinché si ristabilisca una corretta informazione. Inoltre, se tutti rispettassero il “Testo unico dei doveri del giornalista“, e l’Ordine intervenisse in maniera decisa, forse la situazione potrebbe migliorare.

Spero che lei non ignori l’evidente problema presente nel mondo della Rete, dove esistono gruppi ben ingegnerizzati nel diffondere falsità a scopo di lucro alterando di fatto la percezione della realtà dei cittadini. Non parlo di censura nemmeno nei loro confronti, ma nel caso vi siano profili penalmente rilevanti è bene che le autorità competenti agiscano di conseguenza come previsto per legge (così come si dovrebbe fare con lo “spin doctor” tedesco, giusto professore?).

Passiamo, infine, alla parte che mi riguarda.

Cos’hanno scritto i solitamente indignati debunker, tanto amati da politici come la Boldrini? Strepitano? Macché tacciono, come sempre in queste circostanze perché per loro la Verità è sempre solo quella formale, delle Istituzioni. E le Istituzioni, lo sanno tutti, non possono mentire. E allora certe notizie spariscono dai siti dei moralisti del web, semplicemente non esistono. Perché non possono esistere.

Il riferimento è evidente e avrei gradito che un giornalista come lei mi avesse interpellato prima di scrivere certe frasi. Lo ha fatto? Non vedo messaggi ne su Twitter ne su Facebook, dove invece altri suoi colleghi mi hanno contattato e ai quali ho risposto con piacere senza alcun problema. La stessa cosa poteva farla nei confronti dei miei colleghi per sapere anche la loro opinione a riguardo, opinione che invece lei ha confezionato nel suo articolo sostenendo che per noi certe notizie “non possono esistere“.

Vede, caro professore, non faccio il debunker a tempo pieno e questa attività non mi permette di mantenere la mia famiglia. Collaboro con due aziende (come consulente, web designer e web developer) dividendo le mie giornate da un ufficio all’altro e portandomi spesso il lavoro a casa. Se facessi il debunker a tempo pieno, garantendomi un compenso adeguato al sostentamento dei miei cari, sarebbe meraviglioso perché potrei dare un contributo più consistente. La maggior parte dei miei articoli nascono in seguito a segnalazioni inviate dagli utenti e in parte da un controllo relativo alle attività di gruppi che diffondono con una certa regolarità “fake news” di ogni genere. C’è da dire, inoltre, che il mondo delle “fake news” è molto vasto e non riguarda soltanto la politica e le istituzioni. La storia da lei citata mi era sfuggita, così come mi era sfuggita un’altra per la quale ho poi scritto volentieri un articolo dopo una gentile segnalazione.

In seguito a quanto detto, potrà comprendere che da parte mia non vi è stata malafede nella mancanza, ma l’aver scritto una “sentenza” del genere nei miei confronti senza interpellarmi (ripeto, le avrei risposto volentieri) ha di fatto diffuso una “fake news” che certi personaggi useranno con estrema gioia contro di me e il mio lavoro (alcuni con una certa violenza). Mi dispiace, ha perso un’occasione.

Comunque sia, sappia che le sono vicino in merito all’orribile episodio di odio nei suoi confronti. Sono consapevole del fatto che in seguito al nostro operato arrivino puntualmente attacchi volgari e violenti da parte di certi personaggi:

cuccato

“E un certo ‘David Puente’, altra bestia sionista da appendere.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
REGOLAMENTO DELLA DISCUSSIONE
Non sono consentiti:
- messaggi off-topic (tradotto: non inerenti al tema trattato)
- messaggi anonimi (registratevi almeno a Disqus)
- messaggi pubblicitari o riportanti link truffaldini (verranno sempre moderati i commenti contenenti link esterni)
- messaggi offensivi o contenenti turpiloquio
- messaggi razzisti o sessisti
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)
Se vuoi discutere in maniera costruttiva ed educata sei il benvenuto, mentre maleducati, fanatici ed esaltati sono cortesemente invitati a commentare altrove.
Comunque il proprietario di questo blog potrà in qualsiasi momento, a suo insindacabile giudizio, cancellare i messaggi che violeranno queste semplici regole. I maleducati (soprattutto se anonimi) verranno bloccati. In ogni caso il proprietario del blog non potrà essere ritenuto responsabile per eventuali messaggi lesivi di diritti di terzi.

Regolamento in vigore dal 5 settembre 2016 - Aggiornato 26 agosto 2017.