Libia: è una bufala quindi è tutto falso o è una bufala degli haters?

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Nella giornata di ieri avevo trattato come mio solito l’ennesimo caso di uso scorretto di immagini e fotografie per parlare di un argomento. Questa volta è toccato al quotidiano Avvenire e delle foto associate alle torture in Libia.

Due sono state le reazioni da parte di due evidenti tifoserie, reazioni tutt’altro che inaspettate. In genere funziona così:

  • viene pubblicata una notizia convincente e a favore delle proprie idee;
  • la notizia viene verificata e si scopre che è una bufala o contiene parti sbagliate;
  • chi non gradisce si accanisce contro chi ha effettuato il controllo accusandolo di essere di parte, di essere colpevole nel voler “nascondere verità scomode” e che si dovrebbe vergognare;
  • chi invece gradisce condivide serenamente, soddisfatto della presunta vittoria ottenuta.

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Nel caso delle foto pubblicate da Avvenire avevo ben specificato che per la prima, quella dell’uomo legato, non si ha traccia di un’origine certa. L’altra, quella dei tre uomini appesi per i piedi, risulterebbe essere uno scatto effettuato in Nigeria in tutt’altra situazione e non doveva essere associata ai casi in Libia. Apriti cielo e fioccano le interpretazioni di parte. Qualcuno critica dicendo “ma questo non smentisce le torture in Libia“, mai detto. C’è poi chi critica dicendo “è tutto falso“, mai detto. Avessero letto l’articolo fino in fondo potevano evitare, ma comanda la pancia:

Ci sono diversi servizi che hanno cercato di testimoniare il trattamento dei migranti in Libia, più o meno verificabili (chi sostiene che siano falsi a priori perché pubblicati da qualcuno dimostra soltanto di essere estremamente polarizzato e tendente a cascare in falsità che confermano le proprie convinzioni e posizioni). Bisogna stare attenti a cosa si pubblica e a cosa viene fornito alle autorità, che sia un politico o meno, perché questo potrebbe amplificare il tutto e creare un danno ben maggiore per tutti (nessuno escluso).

L’articolo di Avvenire parla di video chiesti da Papa Francesco, video che non vogliono affatto pubblicare perché troppo cruenti. Non solo, se si legge bene notiamo che una Procura della Repubblica ha richiesto e acquisito i video che si troverebbero ora sotto il segreto istruttorio.

Come mai è sotto il segreto istruttorio? Innanzitutto si tratta di indagini, ma al di là di questo vi spiegherò un altro motivo molto importante riportando una delle reazioni riscontrate nel corso della giornata.

 

Intendere che “è tutta una fake news”

Su IlPrimatoNazionale troviamo il rafforzamento di un pensiero, quello secondo il quale quanto raccontato da Avvenire sia una “fake news“:

Altro che “poveri migranti nei lager”, Avvenire ci sta raccontando una bufala bella e buona. A smontare la bufala ci aveva pensato già nel 2017 il debunker Snopes.com.

[…]

Insomma Avvenire ci ha spacciato una fake news bella e buona grazie al lavoro del bufalaro Nello Scavo.

Tutto ciò nonostante abbiano riportato che:

I filmati non sono stati fatti visionare urbi et orbi perché “troppo choccanti”, dunque per le fonti dobbiamo affidarci a quanto ci racconta il quotidiano dei vescovi, ovvero che arrivano grazie “al tam tam degli smartphone”.

[…]

Peccato però che a corredo del pezzo, come fossero dei fotogrammi estratti dai video o delle foto dello stesso contesto, con tanto di didascalie tipo “torture su un migrante nel fermo immagine da uno dei video visti anche da papa Francesco. Non pubblichiamo il video perché troppo cruento”, ci siano delle immagini false.

Bisogna comprendere che una cosa sono le immagini errate, un’altra sono appunto dei video che hanno deciso di non pubblicare (e ve lo spiego tra poco il perché). In questo momento bollare tutto come una “fake news” per l’uso scorretto di due sole foto è forzato e al momento privo di fondamento.

 

Bergoglio è stato ingannato?

Il Secolo d’Italia scrive:

Molte delle immagini che sono state mostrate a Papa Francesco sulle torture ai migranti in Libia sono fasulle. Avete letto bene: Jorge Bergoglio è stato ingannato. Gli hanno mostrato roba vecchia, che circola sul web da oltre un anno e proveniente addirittura dalle carceri nigeriane. Non dai lager libici, come vuole far credere la propaganda cattocomunista.

[…]

Magari si deve pensare bene anche prima di mostrare video tarocchi al Papa.

Il tutto si basa su quelle due foto pubblicate da Avvenire, nulla di più. Al momento non possono sostenere che vi siano state altre immagini o video fasulli mostrati a Papa Francesco. Sui video ci arriviamo adesso.

 

Le pericolose e insensate richieste di pubblicazione

Tra i tweet dei tifosi troviamo “IAmJamesTheBond“, quello del complotto del salvataggio di Josepha, che lancia delle pretese assurde e totalmente incoscienti nel seguente tweet:

.@nelloscavo di @Avvenire_Nei, se avete dei filmati VERI delle torture in Libia vi conviene pubblicarli perchè la foto che avete pubblicato qui https://www.avvenire.it/attualita/pagi … spacciandola per tre torturati in Libia sono tre criminali beccati in Nigeria nel 2017. https://www.tori.ng/news/78012/pho

Avvenire non ha intenzione di pubblicare i video, ma si è offerto di farli visionare da chi li contesta. Ora cercherò di far ragionare sul perché questa richiesta di pubblicazione è estremamente pericolosa:

  • i video sarebbero stati consegnati dai migranti;
  • questi potrebbero essere stati vittime di torture e potrebbero aver ottenuto i video dai familiari ricattati per il loro rilascio;
  • se venissero pubblicati i video i sequestratori capirebbero chi è stato a “parlare” e potrebbero colpire le loro famiglie.

Lasciamo lavorare le autorità affinché si faccia luce sui video, ma renderli pubblici al momento (oltre a violare il segreto istruttorio) è estremamente pericoloso per le famiglie delle vere vittime di tortura.

 

Le foto non trattate

In merito alle immagini, c’è chi ha voluto aggiungere al minestrone indigesto delle foto anche quelle che non erano state pubblicate da Avvenire rischiando di far confusione ai lettori. Basta un tweet, in questo caso quello di Francesca Totolo (quella che parlava dello smalto nelle unghie di Josepha):

Sul fact checking delle immagini/video di @Avvenire_Nei pubblicate da @nelloscavo, ci aveva già pensato @snopes nel 2017. https://www.snopes.com/fact-check/lib … Il debunker ha affermato che le immagini sono state scattate in Costa d’Avorio e in Libia ma nel 2011 (milizie anti Gheddafi)

L’articolo di Snopes tratta le due foto pubblicate poi da Avvenire, ma per nessuna delle due fa riferimento alla Costa d’Avorio o alla Libia nel 2011. Le foto a cui si riferisce sono le seguenti, non pubblicate da Avvenire:

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Una precisazione per i lettori che potrebbero capire male: Snopes non è “un debunker“, è un sito dove operano diversi debunker americani.

 

Il video di Famiglia Cristiana

Mentre preparavo il thread su Twitter, scopro che Famiglia Cristiana aveva da poco pubblicato un video (su Youtube qui):

Non nascondo la preoccupazione nel vederlo pubblicato, per i motivi precedentemente citati. Nonostante ciò cerco di trovare riscontri trovando un articolo del giugno 2017 del sito etiope e somalo Estvlive.com dove si parla di Libia, torture e soldi:

Lo screenshot del video citato da un sito etiope e somalo

 

Le narrative che verranno

Mi aspetto i pensieri dei tifosi:

  • con questo articolo Puente cerca di correre ai ripari per aiutare gli amici di Avvenire“;
  • con questo articolo Puente vuole recuperare i suoi datori di lavoro dopo la condivisione di Salvini“;
  • con questo articolo Puente vuole tornare sui suoi passi ideologici attaccando chi cerca di fare vera informazione indipendente“.

Amen. C’è chi vuole operare per una corretta ed equilibrata informazione non di parte che aiuti a far ragionare e dialogare (non tifare). C’è chi, invece, vuole “vincere” e fra credere (soprattutto a se stessi) di “vincere”. L’informazione corretta è un bene per tutti, non per qualcuno.

Vorrei visionare tutti i video, se me lo permetteranno, ma di fatto l’ultima parola sarà quella della magistratura che sta indagando e deve essere lasciata lavorare in pace.

 

AGGIORNAMENTO

Come volevasi dimostrare, ha risposto qui:

Sembrava surreale che l’ex debunker della @lauraboldrini, @DavidPuente, si fosse ravveduto con le immagini farlocche di @Avvenire_Nei. Infatti corregge subito il tiro,dopo la condivisione di @matteosalvinimi David tutte e 3 le ipotesi finali sono veritiere

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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