L’attivista antigovernativa saudita non è stata decapitata

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Da qualche giorno circola la notizia della presunta decapitazione dell’attivista saudita Israa al-Ghomgham (o come scrive qualcuno “Esra al-Ghamgam“), come raccontato dall’utente “Fethietnabiha Zbidi” con un post che ha superato le 160 mila condivisioni:

L’Arabie Saoudite a décapité en public le matin du 20 Août Esra Al Ghamgam une militante et activiste pour les droits des femmes .Le silence absolu des médias, de la communauté internationale mais aussi nationale est assourdissant . ( Montage photo fethi ZBIDI )

Il post è già stato condiviso da utenti italiani (ad esempio 123), ma anche da siti come Riverflash con un articolo del 25 agosto 2018:

L’attivista antigovernativa Esra al-Ghamgam è stata decapitata domenica 19 agosto in Arabia Saudita. È quanto afferma l’agenzia di stampa in lingua indonesiana http://www.andalannews.com

Andalannews riferisce che Esra al-Ghamgam è stata detenuta con suo marito Seyyed Musa Ja’far Hashem nella zona di Qatif di East Quatah dal dicembre 2015. La detenzione di Esra e Musa è stata la risposta del governo alle attività “anti-establishment” svolte dai due. Nessuno di loro si è macchiato, tuttavia, di crimini sanguinosi. Esra è stata condannata a morte per aver preso parte a proteste pacifiche nella regione, al fine di incoraggiare la democrazia e il rilascio di prigionieri politici.

Già sono più di 75 le persone decapitate nel 2018 e il loro numero è destinato ad aumentare, visto che ci sono 51 detenuti in attesa di scontare la pena di morte.

Secondo quanto riportato da YCJ , il principe ereditario del regno saudita Mohammad bin Salman ha cercato di presentarsi come un divulgatore di riforme sociali e promesse di liberalizzazione. Lo scorso mese di maggio aveva tolto il divieto alle donne di guidare l’auto.

Andalannews.com risulta essere un aggregatore di notizie, infatti l’articolo presente nel sito è un “copia incolla” (generato dal plugin WordPress “WP-AutoPost“) di quello pubblicato il 20 agosto da Jurnas.com, ma andiamo avanti.

Circola online un video utilizzato per dare sostegno della presunta avvenuta decapitazione:

Il video che circola per sostenere la presunta decapitazione dell’attivista

Il video, in realtà, riguarda Laila Bint Abdul Muttalib Basim, una donna che venne giustiziata nel 2015 perché accusata di aver torturato e ucciso la sua figliastra di 7 anni. La donna nella foto non è Esra al-Ghamgam, ma l’attivista Samar Badawi (Wikipedia):

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La stessa foto è stata usata anche da Repubblica in un articolo del 23 agosto dal titolo “Arabia Saudita, prima donna saudita rischia la pena di morte“:

L’articolo di Repubblica con la foto sbagliata

Al momento circola una foto associata all’attivista, condivisa dal Guardian in un articolo del 22 agosto 2018:

La foto dell’attivista diffusa sui social

Dal sito di Amnesty troviamo un articolo del 22 agosto 2018 dove si parla della condanna, ma che questa non è ancora avvenuta. Non solo, il processo deve ancora emettere condanna:

Responding to news that Saudi Arabia is seeking the death penalty for five individuals who face trial before Saudi Arabia’s counter-terror court, including Israa al-Ghomgham, who would be the first woman ever to face the death penalty simply for participating in protests, Samah Hadid, Amnesty International’s Middle East Director of Campaigns, said:

Di recente la foto è stata correttamente attribuita a Badawi, ma anche in quel caso (vista la confusione creata) è stata associata alla decapitazione. No, è ancora viva anche lei e purtroppo è stata arrestata dalle autorità saudite.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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