Le verità di Donadel sulla vicenda Aquarius

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Mi ritrovo a parlare nuovamente di un video di Luca Donadel dopo quello del 2017. Bisogna ammettere che è fatto bene a livello comunicativo, riportando in fretta e in maniera sentenziale (e con elementi di “comicità“) una moltitudine di informazioni utili ad un target predefinito di utenza in appena 7 minuti di video. Per analizzare il tutto, come al solito, bisogna andare passo per passo.

In questo video introduce elementi comunicativi che fanno rendere simpatico il tutto, dando una forte carica di sicurezza a chi vuole sentire una versione dei fatti. Uno di questi elementi lo troviamo verso l’inizio del video, dove si esalta l’operazione del Ministro dell’Interno inserendo il suo volto al posto di quello di Gandalf nella scena in cui dice “Tu non puoi passare“. In seguito, durante le critiche rivolte alle parole di Roberto Saviano, è lo stesso Donadel che inscena un momento di isteria alzandosi e soffocando il suo urlo con un cuscino. Non dimentichiamo la pernacchia quando cita Fanpage. Elementi comunicativi che risultano efficaci per dare maggior carica alle sue posizioni.

 

Il “copione” delle ONG

Anche in questo video si contesta l’operato delle ONG, ormai diventate il male assoluto e i colpevoli principali di un “business” dell’immigrazione. Luca fa riferimento all’anno scorso, ovviamente citando il suo precedente video, ma evita di raccontare che le accuse nei confronti delle ONG (definite “Taxi“) erano traballate in seguito alle dichiarazioni del procuratore Zuccaro (erano “ipotesi di lavoro“) e alla mancanza di prove.

Parlando del caso specifico della nave Aquarius, avevano soccorso 229 persone alle quali sono poi state aggiunte altre 400 soccorse in precedenza dalla Marina militare italiana, dalla Guardia costiera italiana e da navi mercantili. A confermarlo è lo stesso Matteo Salvini il mattino 13 giugno 2018 al Senato (Donadel pubblica il suo video lo stesso giorno, ma la sera tardi intorno alle 22):

Il giorno 9 giugno 2018 si sono verificati, all’interno dell’area di responsabilità dichiarata della Libia, sei eventi distinti per i quali il centro di coordinamento delle capitanerie di porto con sede a Roma ha ricevuto le prime richieste di soccorso. A seguito di tali richieste, il centro di coordinamento di Roma ha provveduto a interessare l’autorità libica. Il primo problema è che, sebbene la Libia abbia ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979 e abbia recentemente dichiarato la propria area di ricerca e salvataggio, non ha assunto il coordinamento dei sei eventi.

[…]

L’attività di coordinamento delle operazioni ha portato al salvataggio di 629 persone che sono state riunite sulla nave Aquarius. Completate le operazioni di salvataggio, la nave Aquarius cominciava la sua navigazione verso Nord e, una volta raggiunta l’area SAR maltese, al fine di garantire il prima possibile assistenza ai migranti, la nave della ONG battente bandiera di Gibilterra richiedeva a Malta, tramite il centro di coordinamento di Roma, un porto sicuro dove attraccare in base alla Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo siglata ad Amburgo.

A coordinare il salvataggio dei 629 migranti non è stata la nave Aquarius, ma la Guardia costiera italiana tramite l’IMRCC di Roma (il “Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo“) indicando alla stessa ONG le rotte da intraprendere. I fan di Donadel potrebbero tranquillamente omettere il dettaglio, come fa lui stesso nel video, sostenendo eventualmente che non cambia la sostanza della storia e che Salvini alla fine avrebbe fatto bene a bloccare la nave della ONG. Quindi, se Donadel ha le prove che ci sia un business nel recupero dei migranti da parte di Aquarius deve fornirle, ma andiamo avanti.

Risulta lecito chiedersi quale peso abbiano le ONG nel recupero dei migranti. Considerando i dati, in un recente documento pubblicato dalla Guardia Costiera italiana dal titolo “Attività SAR nel Mediterraneo centrale” riscontriamo a pagina 14 (pagina 16 del PDF) una tabella con il numero dei migranti suddivisi per gli assetti navali intervenuti dal 2014 al 2017:

Il dossier della Guardia Costiera italiana – Numero dei migranti riferiti all’ultimo quadriennio suddivisi per assetti intervenuti (anni 2014-2015-2016-2017)

Da questa tabella notiamo che il numero di migranti soccorsi ha avuto un picco nel 2016 con 178.415 migranti, mentre il numero più basso risulta essere quello del 2017 con 114.286 persone. Dei 611.414 migranti soccorsi in mare in quattro anni, 114.910 sono stati recuperati dalle Organizzazioni Non Governative. Il restante, escludendo gli 82.012 dalle navi mercantili, ben 414.492 sono stati soccorsi dalle forze dell’ordine e dalle unità militari. Se si vuole addossare le colpe al numero degli sbarcati in Italia alle ONG risulta alquanto strano siccome, numeri alla mano, sono quasi un quinto del totale negli ultimi quattro anni.

 

“Tu non puoi passare”?

Luca riporta un articolo del 10 giugno 2018 pubblicato dal Sole24Ore, dal titolo “Migranti, perché Salvini può chiudere i porti (anche se la scelta fa discutere)“, per sostenere che Matteo Salvini abbia il potere di bloccare una ONG:

A febbraio è scaduta la missione Triton, sostituita dall’operazione Themis: la novità principale è il venire meno della clausola che obbligava di fatto qualunque imbarcazione a portare i naufraghi soccorsi in Italia. Con Themis gli interventi di salvataggio potranno trasportare i migranti in un porto greco, libico, spagnolo o proprio a Malta, l’isola che finora ha sempre limitato al massimo gli sbarchi nei suoi porti…

Certo, l’operazione Themis è partita dal primo febbraio e accoglie le richieste dell’allora Ministro dell’Interno Minniti. Malta a questo punto può risultare il porto più vicino, ma risulta a sua volta difficile per un territorio con una superficie di 316 km² (per avere due termini di paragone Roma 1.285 km² e Palermo 158,9 km²) e una popolazione di circa 437 mila abitanti poter gestire ogni singolo migrante soccorso se consideriamo i numeri riportati nella tabella del documento della Guardia Costiera. Non solo, evitate di osservare Malta come “nuova” destinazione obbligatoria se poi c’è sempre Lampedusa che (in fatto di dimensioni) è molto al di sotto della possibilità di farli sbarcare tutti nel loro porto. Non solo, c’è un problema riguardo alle relazioni e gli accordi internazionali.

Nel video: Salvini nei panni di Gandalf

Torniamo sul tema del “porto sicuro“, ossia un luogo dove ogni singola persona non rischi la propria vita, la propria incolumità (ad esempio tortura, persecuzione), dove non sia lasciato in condizioni inumane o degradanti, dove la sua vita e la sua libertà non vengano meno per motivazioni razziali, religiose, sessuali o altri tipi di appartenenza politico e sociale. A questo punto direste che Malta è perfetta, perché non è un paese canaglia e i migranti non rischiano persecuzioni o altro. C’è un problema relativo ai regolamenti internazionali, dove sia l’Italia che Malta sono due stati sovrani che decidono o meno di ratificarli. Infatti, mentre l’Italia è vincolata dal regolamento internazionale prevalendo sul concetto di “porto sicuro” i vicini maltesi non hanno ratificato gli accordi e considerano che le persone soccorse debbano essere portate nel posto più vicino a dove è stato effettuato il salvataggio. Matteo Salvini, tenendo conto di tale situazione, non potrebbe obbligare uno stato sovrano a rispettare regolamenti internazionali non ratificati.

Tuttavia, in un documento pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dal titolo “Comitato Parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione” (PDF) nel capitolo “Luogo sicuro di sbarco (“Place of Safety” o POS)” leggiamo:

In particolare tali emendamenti e le discendenti linee guida emanate dall’IMO (Ris. MSC 167-78 del 20/5/2004) hanno stabilito l’obbligo, per lo Stato cui appartiene lo MRCC che per primo abbia ricevuto la notizia dell’evento o che comunque abbia assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso, di individuare sul proprio territorio un luogo sicuro ove sbarcare le persone soccorse, qualora non vi sia la possibilità di raggiungere un accordo con uno Stato il cui territorio fosse eventualmente più prossimo alla zona dell’evento.

La decisione di “chiudere i porti” da parte di Salvini per un’operazione coordinata dall’Italia violerebbe questo obbligo. Non solo, risulta strana la sbandierata “vittoria” del Ministro di fronte allo sbarco a Catania del 13 giugno 2018 (sempre lo stesso giorno in cui Donadel pubblica la sera il suo video) di 900 migranti tratti in salvo dalla Guardia Costiera italiana.

Quindi si tratta solo di un “chiudiamo i porti” solo alle ONG e alle navi straniere. Certo, potrebbe essere possibile nel caso entri in gioco la violazione delle leggi italiane in tema di immigrazione e per motivi di ordine pubblico, ma non è il caso sollevato nei confronti della nave Aquarius soprattutto se veniva coordinata dalle autorità italiane.

Colgo l’occasione per una piccola considerazione in merito alle dichiarazioni del Ministro Toninelli (non citate nel video di Donadel) che considera come “luogo in messa in sicurezza” anche una nave battente bandiera straniera. Non è affatto così perché la nave soccorritrice è un luogo puramente provvisorio di salvataggio e non coincide con il momento terminale delle operazioni di soccorso.

 

I “migranti” (tra virgolette)

La narrativa di Luca pone il sospetto sugli ospiti della nave Aquarius. Nel momento in cui racconta che la Spagna ha deciso di prendersi loro carico, li definisce “migranti” facendo il segno delle virgolette con le mani. Possiamo immaginare che lui conosca la storia di tutti i 629 soccorsi, donne e bambini inclusi, così come tutti i suoi fan e commentatori assieme a quelli di Salvini che ha condiviso il video nella sua pagina Facebook.

La condivisione del video da parte del Ministro dell’Interno

Ad un certo punto riporta un grafico che è circolato in questi giorni, quello dei numeri dei rifugiati ogni mille abitanti nei vari paesi europei (ne avevo parlato in un precedente articolo).

Il grafico preso in esame anche nel video di Donadel

Luca nel video riporta quanto segue:

Sta girando tantissimo questa tabella che dovrebbe dimostrare che l’Italia accoglie meno di tutti gli altri paesi europei. Vedete, questo è un classico esempio di come è facile manipolare i numeri per favorire la propria agenda politica. Questo grafico tiene conto del numero dei rifugiati, coloro che ottengono effettivamente lo status, che come avevo detto nel mio video precedente, “La verità dei migranti”, in Italia sono circa il 20%. Il restante 80% sono migranti economici, che è un modo petaloso per dire clandestini. Quindi potete ben capire che questa tabella è ridicola. Prende in considerazione una minima parte delle persone che effettivamente arrivano nel territorio nazionale. Se prendessimo in considerazione anche i clandestini i numeri sarebbero ben diversi.

Non possiamo definire la tabella ridicola, siccome riporta un dato chiaro sulla questione rifugiati. Corretto definirlo come uno status, ma non è l’unico da tenere in considerazione. Donadel prende come fonte dell’80% di irregolari delle dichiarazioni del commissario europeo Dimitris Avramopoulos pubblicate il 6 dicembre 2016 da La Stampa, ma i rifugiati sono dunque il 20% e tutti gli altri sono irregolari da rimpatriare? Luca evita di dirla tutta puntando solo sullo status di rifugiati, un po’ come chi ha diffuso solo quel grafico, senza spiegare l’esistenza delle altre forme di protezione date ai richiedenti asilo:

Protezione sussidiaria: “Chi ne è titolare – pur non possedendo i requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato – viene protetto in quanto, se ritornasse nel Paese di origine, andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave.Questa definizione viene enunciata dall’art. 2, lett. g) del Decreto legislativo n. 251/2007.

Protezione umanitaria: “Nel caso in cui la Commissione territoriale, pur non accogliendo la domanda di protezione internazionale, ritenga possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario, provvede alla trasmissione degli atti della richiesta di protezione al questore competente per un eventuale rilascio di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria (art. 5, comma 6 del decreto legislativo n. 286/1998).

Dal sito del Ministero dell’Interno abbiamo i dati del 2017 (PDF) riguardanti le decisioni prese in merito ai richiedenti asilo:

I dati riguardante le decisioni sui richiedenti asilo nel 2017

Le percentuali riportano che gli aventi status di rifugiati sono stati l’8% nel corso del 2017, contro i 5% del 2016, gli aventi protezione sussidiaria un altro 8% e il 25% aventi protezione umanitaria. Sono numeri ben diversi dal dire “solo il 20%”, di fatto scorretto.

Rimane interessante l’analisi conclusiva di Nextquotidiano sul numero dei richiedenti asilo citati dallo stesso Ministro Salvini:

Stando a quanto ha dichiarato Salvini al Senato «l’Italia ospita nelle strutture italiane circa 170.000 richiedenti asilo» su una popolazione residente di oltre 60 milioni di abitanti. Per mettere le cose in prospettiva le statistiche di Eurostat indicano come i cinque paesi che ospitano sul loro territorio il maggior numero di migranti irregolari provenienti da paesi extra UE sono stati, nel 2016, Germania (370.555) Grecia (204.820), Francia (91.«985), Regno Unito (59.895) e Austria (49.810). Calcolando che circa l’80% delle persone sbarcate fa richiesta di asilo politico e che circa il 42% si vede riconosciuta una qualche forma di protezione (sussidiaria o umanitaria) non è difficile capire come non esista alcuna invasione. Lo dicono anche i dati del ministero dell’Interno. Del resto Salvini ha detto no al progetto di riforma del regolamento di Dublino che eliminava il concetto di paese di primo approdo (nei fatti l’Italia) e prevedeva quote automatiche di ripartizione dei richiedenti asilo (oggi le quote riguardano chi ha già ottenuto lo status di rifugiato).

Per il resto del video, non essendo pratico nel campo economico, attendo la consulenza di alcuni colleghi.

 

AGGIORNAMENTO 16 giugno 2018

L’amico Leonardo Bianchi su Vice ha analizzato anche il resto del video:

Il resto del video è dedicato a Roberto Saviano, “l’instancabile eroe” che dal suo “attico di New York” (una sonora falsità rilanciata da personaggi del calibro di Diego Fusaro) “combatte senza soste le orde di miserabili populisti.”

Premessa: quello che dice Saviano sull’immigrazione non è, ovviamente, la Verità Rivelata; è la sua opinione personale, che può essere più o meno fondata. Visto che si tratta di una figura molto in vista, è però molto comodo sfruttarlo per schiacciare l’intera sinistra su di lui e farla apparire—vedi la pantomima sull’attico a New York—come la posizione “radical-chic” e “buonista” per eccellenza.

Ed è esattamente quello che fa Donadel. Il quale, in particolare, si focalizza su un’affermazione dell’autore di Gomorra: “L’Europa ha concesso all’Italia di scorporare dal bilancio” i 5 miliardi di euro stanziati per la gestione dell’immigrazione. “In questo modo,” continua Saviano, “questa massa di denaro non pesa sul rapporto deficit-pil.”

Lo youtuber si mette dunque a ridere nervosamente, e poi fa la scenetta di soffocare un urlo in un cuscino. Eppure, quello che dice Saviano è sostanzialmente corretto. Tentiamo di fare un po’ di chiarezza. La cifra dei 5 miliardi—a cui Salvini, come detto più volte, vorrebbe dare una bella sforbiciata—è contenuta nel Def (Documento di programmazione economico finanziaria) approvato il 26 aprile dal governo Gentiloni.

Parliamo di una stima effettuata sulla base di due scenari: nel primo si ipotizza che, se i numeri degli arrivi restano simili a quelli degli ultimi mesi, la spesa per l’accoglienza sarebbe di circa 4.7 miliardi di euro; nel secondo, a fronte invece di un aumento degli arrivi, la spesa salirebbe a 5.047 miliardi di euro. L’anno scorso sono stati spesi 4.363 miliardi di euro, in linea con il Documento programmatico di bilancio dello scorso anno, in cui si evidenziava l’aumento costante delle stime di spesa dal 2011 al 2017.

Ma come sono ripartiti questi miliardi? Né Donadel né Saviano lo dicono. Nel Def lo stanziamento è il seguente: il 68,4 percento (circa 3.4 miliardi di euro) va per l’accoglienza; il 18,9 al soccorso in mare; e il 12,7 percento all’istruzione e sanità.

Per quanto riguarda i contributi dell’Unione Europea, è vero che la partecipazione economica è limitata. Nel 2018 la stima è di circa 80 milioni di euro, mentre nel 2017 erano arrivati 91 milioni di euro. Questo va però contemperato con il fatto che, si legge sull’Agi, il governo italiano ha chiesto—e ottenuto—di poter scorporare quelle spese dai normali vincoli di bilancio” stabiliti dal Fiscal Compact. I 5 miliardi di euro previsti per quest’anno, come per le spese straordinarie per il terremoto nell’Italia centrale del 2016, “non vengono conteggiati nel computo del debito e del disavanzo pubblico.”

Si tratta di una cifra rilevante, nessuno lo nega. Per completezza va detto che l’incidenza sul Pil è dello 0,28 percento. Questa cifra, inoltre, dipende dal fatto che sebbene gli sbarchi siano calati negli ultimi mesi, i migranti ospitati nelle strutture d’accoglienza non lo sono; e questo, spiega l’Agi, è da attribuire in larga parte al meccanismo di Dublino III e dal fallimento del piano di ricollocamento dell’UE. È in Europa che bisogna lavorare per far cambiare le cose—una pratica da cui la Lega, almeno finora, si è tenuta ben alla larga.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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