Il mancato Governo Conte e il caso Mattarella “spiegato semplice”

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Giuseppe Conte non è più Presidente del Consiglio incaricato, avendo rinunciato a tale nomina. Il motivo del mancato Governo sarebbe il Ministro dell’Economia individuato da Salvini e Di Maio nel nome di Paolo Savona, economista con particolari posizioni sull’Euro.

 

L’articolo 92 e il ruolo del Presidente della Repubblica

Si parla di veto da parte del Presidente della Repubblica, citando anche l’articolo 92 della Costituzione:

Articolo 92

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.

Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

Risulta semplice considerare che il Presidente del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica, proponga i Ministri. Nella Costituzione non è scritto che il Presidente della Repubblica debba accettare o abbia la possibilità di rifiutare quei nomi, anche uno solo di essi. In italiano “proporre” ha un significato abbastanza chiaro facendo dei semplicissimi esempi: un poliziotto non vi propone una multa per una vostra violazione del codice stradale, mentre il cameriere vi propone i piatti del giorno da ordinare o meno. Certo, non stiamo parlando di pasta al pomodoro o con il pesto alla genovese, stiamo parlando delle istituzioni italiane e per questo bisogna tenere maggiore attenzione. Su questo tema, infatti, si era già espresso a fine febbraio Massimo Luciani, costituzionalista (docente di diritto costituzionale alla Sapienza) e Presidente dell’Associazione costituzionalisti italiani, il quale aveva criticato Luigi Di Maio quando presentò la sua squadra di governo (dove Conte era proposto come uno dei ministri) ricordando il ruolo del Presidente della Repubblica:

“I giochi per il governo si aprono dopo le elezioni in un contesto formale regolato dalla cornice prevista dall’articolo 92 – taglia corto il costituzionalista -. Per arrivare alla nomina dei ministri bisogna passare da parecchie stazioni: il voto, le consultazioni, l’incarico, l’individuazione di una maggioranza, la proposta dei nomi dei ministri e l’interlocuzione con il capo dello Stato”. Che, conclude, non è un semplice passacarte: “Se quello del presidente fosse un ruolo notarile, Scalfaro non avrebbe potuto far spostare Previti dalla Giustizia alla Difesa”. Di Maio è avvertito, se mai toccherà davvero a lui.

Bisogna ricordare, inoltre, che la stessa Costituzione non permette ai partiti di imporre un Ministro al Presidente della Repubblica.

Su questa questione, Di Maio aveva dichiarato per ben due volte che i Ministri vengono scelti dal Presidente della Repubblica: video 1 e video 2. Nell’intervento riportato il 24 maggio da Il Fatto Quotidiano riteneva di non considerare Savona come l’ago della bilancia per la formazione del Governo:

Ma i Ministri li sceglie il Presidente della Repubblica di concerto su proposta del Presidente incaricato Giuseppe Conte, quindi sarà la loro interlocuzione a creare la squadra di Governo. Il punto non è se questa persona fa saltare l’accordo, il punto è “noi vogliamo persone all’altezza della situazione”. Per me e per Salvini, Paolo Savona è una persona all’altezza della situazione. Capiamo anche che c’è un interlocuzione istutizionale da fare, quindi vediamo nei prossimi giorni che cosa succede, ma non lo utilizzerei come ago della bilancia, ma come valore aggiunto.

Sul tema propongo la lettura dell’articolo dei colleghi di Butac in merito ad alcune considerazioni fuori luogo sull’articolo 92.

 

I precedenti con successo

Di fatto avevamo un Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, che per conto e in accordo con i due partiti della nuova maggioranza (che è ancora presente in Parlamento se volessero continuare) proponeva al Presidente della Repubblica la lista dei Ministri. Già in passato i loro predecessori avevano riscontrato problemi simili e si sono risolti comunque formando un Governo:

Sandro Pertini e Francesco Cossiga

Nel 1979 Sandro Pertini si oppose alla nomina di Clelio Darida come Ministro della Difesa del Governo di Francesco Cossiga. A raccontarlo fu quest’ultimo in un’intervista a La Stampa durante un altro episodio simile.

Scalfaro e Berlusconi

Quando venne eletto Berlusconi nel 1994, Scalfaro rifiutò Previti come Ministro della Giustizia. Silvio fece ugualmente il Governo presentando un altro nome.

Ciampi e Berlusconi

Nel 2001, rieletto Berlusconi, venne proposto Maroni al Ministero della Giustizia. L’allora Presidente della Repubblica, Ciampi, rifiutò la nomina e il ministero venne dato a Roberto Castelli.

Renzi e Napolitano

Nel 2014 venne proposto come Ministro della Giustizia Nicola Gratteri, ma Napolitano si oppose. In seguito Renzi scelse Andrea Orlando al suo posto e avviò il suo primo Governo.

Di fatto, Mattarella non ha tolto prepotentemente l’incarico a Giuseppe Conte perché a ritirarsi è stato quest’ultimo. Sul piatto era stato proposto come alternativa il leghista Giancarlo Giorgetti (il suo nome circolava come eventuale Presidente del Consiglio ad aprile), ma contrariamente al passato i leader dei due partiti che avevano proposto Conte hanno preferito insistere su Paolo Savona a tutti i costi, senza se e senza.

 

Il perché del no a Savona

All’inizio del suo intervento di ieri, in diretta su Facebook, Luigi Di Maio sostieneva che “In sei anni in Parlamento io non avevo mai visto una cosa del genere“, sostenendo che è stata impedita la formazione del “Governo del cambiamento” e che nessun altro nome critico verso l’Euro non andava bene. Quali altri nomi erano stati fatti non lo dice, ma si sapeva che c’era un’opportunità che si chiamava Giorgetti.

Mattarella, nel suo discorso sulla rinuncia di Conte, aveva spiegato i perché della sua contrarietà a Savona. Da Agi:

“Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che al di là della stima e della considerazione per la persona non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea (…).

[…]

Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. (…) E mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri che mi affida la Costituzione essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani.

Savona ha spesso riportato le sue idee sull’Euro e l’Europa, paragonando l’atteggiamento della Germania a quella dei nazisti. Ecco quanto sarebbe riportato nella sua recente autobiografia:

La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’ Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?

Nella stessa autobiografia si cita un “piano B” per l’eventuale uscita dall’Euro:

Battere i pugni sul tavolo non serve a niente. Bisogna preparare un piano B per uscire dall’euro se fossimo costretti, volenti o nolenti, a farlo.

Risulta strano che in un recente comunicato smentisca tutta la sua posizione precedente. La risposta c’è, infatti nel comunicato non ha mai smentito la sua idea del “piano B” espressa nel suo libro.

Tutto ciò non risulta un bel biglietto da visita nei mercati internazionali come Ministro dell’Economia (non devo ricordare il caso Spread), in questo caso Mattarella avrebbe voluto rispettare l’articolo 47 della Costituzione:

Articolo 47

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.

Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

 

L’impeachment contro Mattarella

Chi ha contestato Mattarella, a partire da Luigi Di Maio, ne ha chiesto impeachment tenendo conto dell’articolo 90 della Costituzione:

Articolo 90

Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.

In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Secondo gli accusatori, loro sono stati votati dalla maggioranza dei votanti e la sovranità è del popolo secondo l’articolo 1 della Costituzione senza citarlo per intero:

Articolo 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La sovranità appartiene al popolo, ma la Costituzione ne pone dei limiti. L’articolo 92 pone il Presidente della Repubblica nel poter attuare nel modo precedentemente spiegato, altrimenti bisognerebbe cambiare la Carta.

Tenendo le considerazioni di Massimo Luciani, il Presidente Mattarella non sarebbe andato contro la Costituzione e non vi sono i presupposti per accusarlo di alto tradimento (siccome con la sua scelta avrebbe, inoltre, tenuto conto dell’articolo 47). Nel caso il Parlamento procedesse con l’attuazione dell’articolo 90, quest’ultimo prevede agli articolo 134 e 135 che l’ultima parola aspetti alla Corte Costituzionale (che conosce molto bene la Costituzione).

Ricordate la storia del “Governo non eletto dal Popolo“? Sostenere che il Governo Conte sia una volontà popolare derivante dal risultato elettorale risulta un’arrampicata sugli specchi, visto che in campagna elettorale le due forze politiche che lo dovevano comporre erano l’una contro l’altra (senza esclusione di colpi).

 

Conclusione

Se volevano fare il Governo lo facevano, già in passato altri Presidenti della Repubblica avevano contestato delle proposte di Ministri e non siamo tornati al voto, hanno semplicemente cambiato persona e i Governi son andati avanti per anni con le leggi che volevano. Insomma, si poteva evitare tutto questo disastro.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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