La richiesta degli osservatori OSCE da parte di Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri non è una figuraccia

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Non è una novità che Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri abbiano chiesto la presenza degli osservatori internazionali dell’OSCE per il voto del 5 novembre:

“L’Antimafia – dice Di Maio – non ha ancora partorito l’elenco ufficiale. Si dice che ci sono problemi a trasferire le informazioni. Ma stiamo scherzando? Quando lo diremo all’Osce si faranno una risata. Chiediamo il loro intervento per controllare i seggi perché finora gli impresentabili sono stati segnalati solo dalla stampa e da una forza politica”.

Come è stato ben ricordato da diverse testate giornalistiche, a richiedere la presenza dell’OSCE ci vuole un invito del Governo italiano, come avvenne nel 2006 e nel 2008. Ecco le parole di Thomas Rymer, portavoce OSCE:

«Osserviamo elezioni su scala nazionale su invito delle autorità nazionali. Solo il governo può invitarci, non un partito di opposizione. Nel caso della Sicilia non abbiamo ricevuto alcun invito»

Non dovremmo considerarla una figuraccia, o almeno in parte. È chiaro che Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri non verranno considerati dall’OSCE, per i motivi sopra riportati, equiparandosi ai Verdi che avrebbero preteso la loro presenza durante un voto di fiducia al Senato nel 2010, secondo quanto riportato da Mattia Feltri su La Stampa. Feltri non sbaglia sicuramente su un fatto, ossia che l’OSCE viene tirata in ballo per propaganda politica (“a ogni appuntamento elettorale qualcuno, di destra o di sinistra o di centro, chiede il soccorso dell’Osce, immaginando camionette e caschi blu“).

Osservatori OSCE

Ai fini della propaganda politica non è per niente male. Di fatto il loro intento, come quello degli altri politici in passato, è quello di diffondere il dubbio sulla legittimità del voto e accusare di conseguenza gli avversari politici (chi chiederebbe l’intervento dell’OSCE contro se stessi?).

L’OSCE non ci sarà durante le elezioni regionali siciliane e questo aprirà comunque due opportunità comunicative a seconda dell’esito del voto. Nel caso di vittoria del M5S il messaggio sarà quello della “vittoria della legalità e dell’onestà“, una “vittoria dei cittadini che si sono ribellati alle mafie“. In caso di sconfitta ci sarà l’accusa del voto di scambio, dell’illegalità, dell’ombra della mafia e di una vittoria disonesta da parte degli avversari politici, rafforzando in ogni caso l’ideologia degli attivisti e del proprio elettorato che si sentiranno legittimati ad utilizzare certe affermazioni fino alle elezioni successive. Ovviamente le colpe ricadranno sul Governo (avversario politico) ritenuto complice nel non aver invitato gli osservatori OSCE, fornendo quindi un ulteriore punto di discussione per le elezioni nazionali.

Ripeto: ai fini della propaganda politica non è per niente male. Funziona!

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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