Le foto del presunto traffico di organi in Malesia e Thailandia: una fake news di pessimo gusto

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Da qualche giorno viene condiviso un articolo dal titolo “HORROR: Images Of Alleged “Organ Farm” In Malaysia-Thailand Border Shocks Social Media“, pubblicato il 15 settembre 2017 dal sito Thecoverage.my, che mostra una serie di fotografie con bambini morti o legati con il nastro adesivo per dimostrare l’esistenza di un traffico d’organi “a livello industriale” in Malesia e Thailandia:

☆☆#DITEMI CHE #NON È #VERO….
#DITEMI CHE #È #UNA “#BUFALA”…
#MALEDETTI #SCHIFOSI……
#ALLEVANO #BAMBINI #COME
#CARNE DA #MACELLO…..☆☆ ?
https://thecoverage.my/…/horror-images-alleged-organ-farm-…/

Le stesse immagini circolano da tempo all’estero e in Italia, come possiamo vedere dai post condivisi il 25 giugno 2017. Questa prima ricerca mi ha fatto capire una cosa, ossia che la data dell’articolo del sito Thwcoverage.my è fasulla, modificata con il fine di far percepire tutta la storia come una “novità“. Lo stesso venne condiviso a giugno 2017:

Una condivisione dell’articolo risalente a giugno 2017

Quando venne pubblicato l’articolo? Di sicuro sappiamo che l’immagine usata è stata caricata nel mese di novembre 2016, come possiamo vedere su WebArchive e tramite l’url presente nel codice HTML dell’articolo:

<meta property=”og:imagecontent=”https://cdn1.thecoverage.my/wp-content/uploads/2016/11/organfarm-cv.png” />

Dopo avervi illustrato una delle tecniche usate dai siti web che intendono rilanciare una vecchia notizia, spacciandola per nuova, veniamo al contenuto della “bufala“.

La foto a sinistra, quella dove vengono ritratti corpi di bambini distesi a terra, non ha nulla a che fare con la Malesia e la Thailandia. Riguarda una serie di foto scattate in Siria per raccontare l’attacco chimico del 2013 a Ghouta (altri siti lo associano erroneamente a vittime dell’ISIS).

La foto della bambina legata con il nastro adesivo riguarda un caso di omicidio in Malesia che non ha niente a che fare con un presunto traffico di organi. Si chiamava Putri Nur Fauziah (brutalmente soprannominata “The cardboard box girl“) e la sua storia venne raccontata nel dicembre 2015 dal sito Rojakpot.com (l’autore del gesto venne identificato e arrestato).

La foto della bambina legata con il nastro adesivo.

In poche parole, vengono sfruttate e utilizzate in maniera impropria le vittime di due episodi per dimostrare il nulla. Salvo qualche click a quel sito sciacallo di nome Thwcoverage.my, che ha pure la pretesa di avere una “fonte“:

The images, shared by Facebook user Goh Soo Heng, said that over 700 dead bodies of children were found with their organs being emptied.

Si, un post Facebook scritto da un utente qualsiasi.

A trattare l’argomento è stato anche il collega Juanne Pili su Fanpage.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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