Un’interrogazione parlamentare tristemente vera: senatori si lamentano del giudice senza calzini

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Ieri sera mi segnalano un articolo apparso su Yahoo Notizie dal titolo “Magistrato senza calzini, per lo stile finisce sotto accusa” che ha dell’incredibile (o forse no). La storia è quella di Aldo Giubilaro, Procuratore della Repubblica di Massa Carrara, accusato da diversi senatori di non aver dato “una buona immagine dell’amministrazione della giustizia” perché non era vestito in modo consono e soprattutto senza i calzini:

L’argomento del centro dell’interrogazione sono l’arresto e altri provvedimenti di una quarantina di carabinieri della Lunigiana per una storia di pestaggi, violenze e abuso corti cittadini inermi, per lo più extra comunitari. Barani e gli altri firmatari, oltre al provvedimento contestano anche l’atteggiamento troppo mediatico del pm e quel suo mostrarsi con “un atteggiamento sornione e di soddisfazione” e con un “abbigliamento poco consono, in particolare modo per l’assenza dei calzini”.

La domanda sorge spontanea: ma è una bufala? Purtroppo no! L’interrogazione parlamentare esiste e in essa vengono poste domande in merito all’arresto dei carabinieri e altro ancora, ma allo stesso tempo viene veramente contestato l’abbigliamento del Procuratore Giubilaro.

Ecco la foto contestata pubblicata da Il Tirreno (in mezzo Giubilaro):

Ecco l’interrogazione parlamentare a firma dei senatori Barani, Compagnone, Amoruso, Auricchio, D’Anna, Falanga, Gambaro, Iurlaro, Langella, Longo Eva, Mazzoni, Milo, Pagnoncelli, Piccinelli e Scavone, rivolta ai Ministri della Giustizia e della Difesa:

Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

nel marzo 2017 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa Carrara notificava a svariati componenti dell’Arma dei Carabinieri della Lunigiana una serie di misure cautelari reali (perquisizioni e sequestri) nell’ambito del procedimento penale n. 962/16 RGNR, aperto da circa un anno;

nell’ambito del procedimento penale venivano disposte decine di capillari intercettazioni ambientali e telefoniche nei confronti di ufficiali, sottufficiali e graduati dell’Arma dei Carabinieri in servizio nelle stazioni di Aulla, Pontremoli, Albiano Magra e Licciana Nardi;

il personale indagato restava tuttavia in servizio attivo fino alla data del 14 giugno 2017, allorquando venivano emesse 8 ordinanze di misura cautelare: una custodia cautelare in carcere, tre arresti domiciliari e quattro divieti di dimora nella provincia di Massa Carrara;

la gravità di tali misure è evidente a tutti e la popolazione lunigianese si domanda se siano veramente necessarie e se ricorrano quelle esigenze che la norma richiede per l’applicazione di misure cautelari nei confronti di soggetti non ancora processati né tanto meno condannati;

tutti i militari sottoposti a misure cautelari sono accusati di reati che avrebbero commesso nell’esercizio delle loro funzioni, ma tutti, a vario titolo, risultano attualmente sospesi dall’Arma e dunque non si vede come possano reiterare i reati contestati oppure inquinare le prove;

di fatto la popolazione lunigianese, attualmente, vive la paradossale situazione per la quale, da un lato, le forze preposte al mantenimento dell’ordine pubblico sono proiettate verso un atteggiamento prudente temendo di vedersi accusati di comportamenti contrari ai propri doveri o comunque alla legge e, dall’altro, quanti sono dediti ad attività criminali si sentono molto più liberi e tranquilli nel delinquere, ritenendo di potere a loro volta muovere accuse nei confronti di rappresentanti della forza pubblica per essere scagionati da eventuali accuse;

il 14 giugno i militari sottoposti a misure venivano prelevati di prima mattina e trasferiti presso il comando provinciale dei Carabinieri di Massa, ove rimanevano a disposizione per diverse ore, mentre la Procura della Repubblica era occupata a tenere una lunga conferenza stampa;

tale incontro con i giornalisti era presieduto dal procuratore della Repubblica del Tribunale di Massa, dottor Aldo Giubilaro, che, a dispetto del massimo ed encomiabile riserbo tenuto dal giudice per le indagini preliminari, dottor De Mattia, si prodigava nel fornire dettagli relativi all’indagine, tanto da richiedere la presenza alla conferenza stampa del vice comandante della legione Carabinieri Toscana e del comandante della legione Carabinieri di Massa;

a giudizio degli interroganti in tale occasione è emerso con evidenza l’imbarazzo dei due rappresentanti dell’Arma in uniforme dinanzi all’atteggiamento sornione di soddisfazione, nonché all’abbigliamento poco consono, in particolar modo per l’assenza dei calzini, del procuratore Giubilaro che non ha dato certamente una buona immagine dell’amministrazione della giustizia;

nei giorni immediatamente successivi, mentre sono tuttora in corso gli interrogatori di garanzia e non risulta ancora spirato il termine per il riesame, svariate testate locali e nazionali hanno pubblicato notizie minuziose, citazioni dagli atti e stralci delle intercettazioni, facendo immaginare una fuga di notizie da parte di ambienti al corrente di informazioni secretate;

alcune testate si sono anche spinte a pubblicare per esteso i nomi degli indagati e non soltanto di quelli sottoposti a misure cautelari, nonostante, in assenza dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, questi ultimi nominativi sono (o meglio avrebbero dovuto essere) tuttora soggetti al segreto istruttorio;

in data 20 giugno il procuratore Giubilaro ha dichiarato alla stampa che ad Aulla “Ora la sicurezza è garantita attraverso il rispetto della legge”;

nel medesimo giorno presso i giardini vecchi in pieno centro storico ad Aulla è andata in scena una vera e propria guerriglia urbana tra due bande di marocchini, quattro dei quali sono stati ricoverati, a seguito dell’intervento sul posto di due ambulanze,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano al corrente dei fatti esposti e come li valutino;

se, per quanto di rispettiva competenza, intendano assumere iniziative volte ad accertare la sussistenza di un parallelo fascicolo secretato aperto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa Carrara nei confronti di appartenenti all’Arma dei Carabinieri, anche di grado elevato (ufficiali superiori e generali);

se ritengano utile, appropriata e volontaria la partecipazione di due autorevoli rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri ad una conferenza stampa indetta da un procuratore della Repubblica, in merito ad un’indagine ancora in corso;

se il Ministro della giustizia intenda assumere, per quanto di competenza, iniziative volte ad accertare la correttezza dell’operato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa Carrara, attivando i propri poteri ispettivi;

se intenda verificare l’origine della fuga di notizie verificatasi ed eventualmente assumere o promuovere i provvedimenti necessari;

se intenda verificare, per quanto di competenza, le modalità organizzative, la correttezza formale, la tempestività, la legittimità della conferenza stampa organizzata dalla Procura della Repubblica il giorno 14 giugno 2017 avente per oggetto il procedimento penale in fase di indagini preliminari;

se il Ministro della difesa intenda inviare nei territori lunigianesi personale militare, al fine di meglio garantire l’ordine pubblico, e al contempo per rassicurare la popolazione, attualmente smarrita ed incerta a causa di quanto esposto.

Se evitavano di scrivere la parte in grassetto avrebbero fatto tutt’altra figura e non avrebbero “oscurato” l’intento dell’interrogazione, che passa decisamente in secondo piano da parte dei media.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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