Ius soli, l’europeismo del M5S e il fumo negli occhi

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Il 20 giugno 2017 dal “Blog delle Stelle” leggiamo:

Discutere di cittadinanza agli stranieri senza una concertazione a livello europeo è propaganda, è fumo negli occhi dei cittadini, è avvelenare i pozzi di una matura discussione politica. L’Italia non merita tutto questo.

Luigi Di Maio ha detto che “in nessuno Stato europeo c’è lo Ius soli” e che la questione cittadinanza debba essere trattata a livello europeo. Il 10 maggio 2013 un postnon firmato” sul Blog di Beppe Grillo si legge quanto segue:

In Europa non è presente, se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate, lo ius soli. Dalle dichiarazioni della sinistra che la trionferà (ma sempre a spese degli italiani) non è chiaro quali siano le condizioni che permetterebbero a chi nasce in Italia di diventare ipso facto cittadino italiano. Lo ius soli se si è nati in Italia da genitori stranieri e si risiede ininterrottamente fino a 18 anni è già un fatto acquisito. Chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano. Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma solo attraverso un referendum nel quale si spiegano gli effetti di uno ius soli dalla nascita. Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente. Inoltre, ancor prima del referendum, lo ius soli dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati della UE. Chi entra in Italia, infatti, entra in Europa.

Esistono forme di Ius soli non “pure” (“for dummies“: direttamente alla nascita senza se e senza ma) e ben regolamentate. Su questo tema se ne era occupato già Pagellapolitica sempre nel 2013 citando uno studio intitolato “Ius Soli Citizenship” (PDF) dove troviamo anche l’Italia:

– ius soli solo per trovatelli: Estonia, Germania, Malta, Norvegia e Svizzera;

– ius soli solo per bambini apolidi: Danimarca, Estonia, Islanda, Lettonia, Lituania, Moldavia e Malta; –

– naturalizzazione agevolata per coloro che nascono nel Paese: Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna;

– Doppio ius soli (solo se i genitori sono nati nel Paese): Lussemburgo;

ius soli debole (automaticamente o per dichiarazione alla nascita o prima, a condizione di residenza dei genitori): Belgio, Germania, Italia, Paesei Bassi e Spagna;

– ius soli forte (automaticamente o per dichiarazione, con limitate condizioni di residenza dei genitori): Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Portogallo e Regno Unito;

– ius soli puro: nessun Paese.

Anche il Corriere della Sera mostra un’infografica che spiega la situazione presente in Europa:

L’infografica del Corriere

Il problema è che lo Ius soli di cui si sta discutendo in questi giorni in Italia non è affatto “puro e di fatto regolamentato con determinate condizioni. L’attuale legge cita all’articolo 4 quanto segue:

2. Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore eta’, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.

Quel “senza interruzioni” relativo alla residenza crea problemi al bambino che una volta diventato adulto non può acquisire la cittadinanza. Basti pensare al caso che in 18 anni di permanenza legale dei genitori debbano spostarsi per lavoro o perché scaduto il permesso di soggiorno debbano uscire e tornare in Italia. L’attuale proposta (PDF) di modifica prevede che un bambino nato in Italia possa diventare italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Infatti almeno uno dei genitori deve avere il permesso di soggiorno permanente (che ha durata illimitata) che prevede anch’esso dei requisiti minimi (un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, la conoscenza della lingua italiana e tutte le altre richieste formulate dalle leggi in vigore).

La proposta di modifica aggiunge anche un’altra possibilità, ossia l’ottenimento su richiesta della nazionalità ai nati in Italia o se arrivati entro i 12 anni di età che abbiano frequentato la scuola italiana per almeno cinque anni e di aver superato almeno un ciclo scolastico (elementari o medie). Sarebbe prevista anche per gli studenti tra i 12 e i 18 anni che risiedono per 6 anni nel territorio italiano e abbiano concluso un ciclo scolastico.

Ah, la cittadinanza non viene data in automatico, ma ci deve essere richiesta dei genitori e il figlio o la figlia, una volta compiuto il diciottesimo anno di età, può scegliere di rinunciare.

L’assurdità sta nel fatto che il Movimento 5 Stelle il 14 giugno 2013 (successivamente al post sul blog di Beppe Grillo) presentò un disegno di legge sullo Ius soli (PDF) molto “simile“:

ART. 2. 1.

All’articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, dopo la lettera b) sono aggiunte le seguenti: « b-bis) chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno vi risiede legalmente da non meno di tre anni; b-ter) chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente da non meno di un anno »;

Art. 3

1. Il comma 2 dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituito dai seguenti:

« 2. Lo straniero nato in Italia o che vi è entrato entro il compimento del quinto anno di età e che vi ha risieduto legalmente fino al compimento della maggiore
età diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro due anni dal compimento della maggiore età.

2-bis. Lo straniero nato in Italia o che vi è entrato entro il quinto anno di età, che ha frequentato e concluso con esito positivo un corso di istruzione primaria presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 10 marzo 2000, n. 62, diviene cittadino.

2-ter. Lo straniero entrato in Italia entro il compimento del decimo anno di età, che ha frequentato e concluso con esito positivo un corso di istruzione primaria e secondaria di primo grado presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 10 marzo 2000, n. 62, diviene cittadino.

2-quater. Lo straniero entrato in Italia entro il compimento del diciottesimo anno di età, che ha frequentato e concluso con esito positivo un corso di istruzione secondaria di primo grado e secondaria superiore ovvero un corso di istruzione secondaria di primo grado e un percorso di istruzione e formazione professionale idoneo al conseguimento di una qualifica professionale presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 10 marzo 2000, n. 62, diviene cittadino.

La proposta di legge del Movimento 5 Stelle è molto più “semplice” e disponibile alla cittadinanza rispetto a quella di cui si discute in data odierna, persino più di quella tedesca che verrebbe spiegata anche nel “Blog delle Stelle” il 20 giugno 2017:

In Germania lo ius soli è temperato da paletti sostanzialmente rigidi. Il diritto di base che viene seguito per l’attribuzione della cittadinanza rimane quello di sangue, ma possono diventare cittadini tedeschi tutti quei bambini nati da genitori extracomunitari, purché almeno uno dei due genitori abbia in mano un permesso di soggiorno permanente da tre anni e viva in Germania da almeno otto.

Una proposta, quella grillina, che va contro le posizioni di Grillo (o di colui che non firma i post sul Blog, a seconda della convenienza), senza dimenticare le dichiarazioni di Alessandro Di Battista e la citata democrazia diretta che non venne seguita nemmeno nel 2015. Tra i firmatari della proposta grillina, oltre Di Battista, c’è anche Luigi Di Maio che di conseguenza condivideva questo pensiero presente nella presentazione della stessa:

La presente proposta di legge amplia le condizioni e i requisiti per l’acquisto, per nascita, della cittadinanza italiana, quale misura di integrazione positiva, idonea a produrre inclusione sociale, e di riconoscimento del percorso di radicamento avviato nel nostro territorio dalle persone di origine straniera che vi sono nate, che stabilmente vi abitano e che intendono, con pari diritti e doveri, partecipare alla vita culturale e socio-politica del nostro Paese.Consideriamo opportuno che il nostro Paese contribuisca a sollecitare l’apertura di un dibattito europeo che abbia l’obiettivo di uniformare la materia dell’immigrazione, dell’asilo e del riconoscimento della cittadinanza. Il testo che sottoponiamo alla vostra attenzione rende possibile l’acquisto della cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno vi risieda legalmente da non meno di tre anni o da genitori stranieri di cui almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente da non meno di un anno. Introduciamo, altresì, un riconoscimento dell’impegno scolastico dei minori nati o entrati in Italia mediante l’acquisto della cittadinanza previa dimostrazione dell’integrazione per meriti scolastici.

Già, Luigi Di Maio voleva una misura di integrazione positiva, idonea a produrre inclusione sociale e che, votando tale proposta di legge, si contribuisse a sollecitare l’apertura di un dibattito europeo per uniformare la materia del riconoscimento della cittadinanza. Forse per loro la proposta di cui si parla oggi è troppo dura. Forse. Comunque sia, a rigor di logica, con la proposta di legge del 2013 si potrebbe dire che il M5S abbia fatto ciò:

Discutere di cittadinanza agli stranieri senza una concertazione a livello europeo è propaganda, è fumo negli occhi dei cittadini, è avvelenare i pozzi di una matura discussione politica. L’Italia non merita tutto questo.

Ora, avendo nuovamente citato l’Europa torniamo al post del 2013 di Beppe Grillo e la dichiarazione di Luigi Di Maio. Spostare la discussione a livello europeo non sarebbe previsto siccome si tratta di una competenza strettamente nazionale, così come dichiarato dal commissario europeo alle Migrazioni e agli Affari Interni Dimitris Avramopoulos:

Alla richiesta di M5s ha replicato anche il commissario europeo alle Migrazioni e agli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, che non può dire che è un’idea demenziale, trattandosi di un diplomatico. Ma si è limitato a spiegare con pazienza come i criteri in base ai quali l’Italia decide di concedere la cittadinanza sono “chiaramente una competenza e una responsabilità nazionale: mi chiedo per quale motivo qualcuno dice che noi dovremmo reagire su questo. Noi non giochiamo nel campo di gioco della politica interna”, ha detto a margine di una conferenza stampa a Bruxelles.

Viene citato l’articolo 20 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea, il quale fa parte della sezione “Non discriminazione e cittadinanza dell’Unione“, ma è bene citare l’articolo precedente:

Articolo 19

(ex articolo 13 del TCE)

1. Fatte salve le altre disposizioni dei trattati e nell’ambito delle competenze da essi conferite all’Unione, il Consiglio, deliberando all’unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa approvazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

2. In deroga al paragrafo 1, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, possono adottare i principi di base delle misure di incentivazione dell’Unione, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, destinate ad appoggiare le azioni degli Stati membri volte a contribuire alla realizzazione degli obiettivi di cui al paragrafo 1.

Siccome la cittadinanza europea viene attribuita con riferimento alla cittadinanza che i singoli Stati membri conferiscono, quindi si parla di un “diritto aggiuntivo” e non “sostitutivo” (la cittadinanza europea non sostituisce quella dello Stato membro), implica che siano proprio gli stessi Stati membri a formulare le proprie leggi per l’acquisizione della cittadinanza, non all’Unione europea.

Se poi un presunto giorno, portando la discussione a livello europeo, la raccomandazione ricadesse proprio su uno Ius soli simile a quello di cui discutiamo o più permissivo persino di quello presentato dal M5S nel 2013 (o identico) ci ritroveremo di fronte ad una campagna dove “la cattiva Europa viola la sovranità dei Paesi membri e impone il suo volere“? Mai una gioia.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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