La propaganda pro M5S e il caso Beatrice Di Maio

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Dopo aver spiegato il rapporto complicato tra Grillo e i giornali, ora posso parlare dei due articoli citati e contestati dal post di Grillo, dal titolo “Una giuria popolare per le balle dei media“. Iniziamo dal primo:

E alle balle propinate ogni giorno da tv e giornali chi ci pensa? Il quotidiano La Stampa ha diffuso un articolo sulla fantomatica propaganda M5S capitanata da Beatrice Di Maio, notizia ripresa da tutti i giornali e i tg, poi si è scoperto che era tutto falso. La Stampa non ha chiesto neppure scusa e nessuna sanzione è stata applicata nei suoi confronti, nè degli altri giornali e telegiornali che hanno ripreso la bufala senza fare opportune verifiche.

[…]

Ps: Aspettiamo ancora le scuse del direttore de La Stampa e di tutti coloro che hanno ripreso acriticamente un articolo provato falso

Secondo il post di Grillo La Stampa avrebbe parlato di una “fantomatica propaganda M5S capitanata da Beatrice Di Maio” nell’articolo intitolato “Ecco la cyber propaganda pro M5S“. Manca qualcosa, manca un “pro” che nella foga non è stato compreso:

4. Sul modello inglese, si sono formati anche in italiano alcuni agg. (come protedesco, probritannico, prorusso, ecc., equivalenti ai più comuni filotedesco, ecc.), nei quali il prefisso, significante «in favore di, che sta dalla parte di», è usato con un valore che non ha antecedenti in latino, dove soltanto in funzione prepositiva pro aveva tale sign. (v. pro1). Con senso simile si trova inoltre in pochissimi altri termini tecnici, di formazione più recente, come prodetonante («che favorisce la detonazione»), progestativo («che esplica azione favorevole alla gestazione»).

Ad esempio il noto gruppo Facebook “Club Luigi Di Maio” non risulta gestito ufficialmente dal M5S, ma è pro M5S.

Nell’articolo de La Stampa quel “pro” viene riportato sempre e mai viene sostenuta la tesi di un sistema in gestione o di proprietà del M5S. Iacoboni fa soltanto una domanda per capire se quel “pro” si poteva omettere (“Ma chi è esattamente Beatrice Di Maio, e ha qualcosa a che fare con la Casaleggio o la comunicazione ufficiale M5S?“) e la risposta sarebbe arrivata dalla moglie di Brunetta, Tommasa Giovannoni Ottaviani.

Non si può dire che l’account “Beatrice Di Maio” fosse associabile ad un “fan del M5S” o che fosse “pro M5S“? Bechis di Libero pubblicò lo “scoop” e lo stesso quotidiano, di cui è vice direttore, pubblicò in prima pagina il seguente testo riferito a Titti Brunetta:

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Lei si finge fan di M5S per attaccare in incognito i rivali del marito sul web

L’account “Beatrice Di Maio”, nonostante chi sostiene di averlo gestito avrebbe di conseguenza mentito sulla propria identità ed età (“ragazza di 25 anni“), era diventando un vero e proprio “influencer”, capace di attrarre verso di sé l’attenzione di un numero elevato di utenti e di farli interagire a tal punto da raggiungere risultati eccezionali nel mondo del Twitter italiani.

A definirlo “influencer”, prima di me, fu Matteo Borsacchi che nel suo articolo del 3 ottobre 2016, dal titolo “#SìoNo, gli influencer del referendum su Twitter durante il confronto Renzi/Zagrebelsky“, riportò le potenzialità di “Beatrice”:

Lo schieramento sfavorevole al referendum appare decisamente più attivo e compatto. Al suo interno i più ritwittati sono @ricci_davide77, @beatricedimadi e @arsenalekappa.

Ecco il grafico pubblicato da Borsacchi, nel quale è evidente l’influenza dell’account:

I puntini sono i “nodi” che rappresentano gli utenti, la loro grandezza dipende dal numero di utenti da cui sono ritwittati (cliccate su un nodo per vedere chi ha ritwittato chi). È facile comprendere quanto l’operato di “Beatrice Di Maio” fosse seguito e condiviso, lo si vede anche nel grafico pubblicato su Referendati.org dove si confronta dignitosamente con un Fatto Quotidiano ed supera addirittura Beppe Grillo:

backbone_graph

Analizzando circa un milione di tweet durante un arco temporale di tre mesi e’ possibile costruire la rete di interazione di circa 117’456 utenti. Ogni collegamento tra i nodi rappresenta una menzione, mentre la dimensione di ogni nodo e’ proporzionale al numero di menzioni ricevute. Attraverso l’uso di alcune tecniche avanzate di analisi delle reti e’ possibile identificare le comunita’ che rappresentano gruppi omogenei e interconnessi di discussione. Nel grafo ognuna di queste comunita’ e’ individuata utilizzando un diverso colore. Ad esempio in verde scuro si identifica la comunita’ di alcuni dei maggiori media (quotidiani, trasmissione di informazione) che sono in una posizione intermedia tra gli schieramenti del “si’” e del “no”. Le altre comunita’ sono di facile individuazione e lettura.

Per chi non lo sapesse, il grafico sopra riportato e l’analisi di Referendati.org è di Alessandro Vespignani, fisico e informatico che  si era occupato anche del cazo Zika. Due analisi, quelle sopra riportate, fatte da persone che conoscono l’argomento.

Niente male per chi “faceva due o tre tweet al giorno“.

In un mio precedente articolo avevo spiegato i pericoli che potrebbe correre il Movimento 5 Stelle (e qualsiasi altro partito) in merito agli influencer sotto falso nome:

“Beatrice” era una influencer sotto falso nome e identità, sappiamo benissimo quanto queste persone siano capaci di spostare a loro volta l’attenzione e le opinioni a favore o contro qualcuno, ma pensate in un futuro altre “Beatrice” gestite da persone con ben altri scopi e che potrebbero rivoltarsi contro lo stesso Movimento (creato dalla Rete, potrebbe sgretolarsi grazie alla Rete). Compreso il problema? Non sottovalutatelo, perché esistono già persone che lo stanno sfruttando. Fossi in loro li “scomunicherei” quanto prima (e in alcuni casi li denuncerei).

Ora la sua figura è diventata simbolo di molti simpatizzanti del Movimento 5 stelle e non (parecchi hanno, inoltre, cambiato il proprio nome su Twitter con “Di Maio”).

In merito alla “Cyber propaganda”? Iacoboni nel suo articolo parla di analisi matematiche e di collegamenti evidenti. Non ho accesso a questi dati, purtroppo, e mi dispiace infinitamente che l’account “Beatrice Di Maio” sia scomparso perché mi impedisce di farle, così come impedisce a tanti altri interessati, ma allo stesso tempo un giornalista come si deve non può nemmeno dare per certo al 10000% che ci fosse dietro Titti Brunetta nonostante le sue dichiarazioni. C’è una denuncia, immagino che le autorità competenti e professionali dovrebbero indagare comunque sull’account per confermare o meno la versione diffusa da Libero (e di conseguenza tante altre cose).

Magari scrivendolo evitano: “Palate di m**da da parte di Marione,  Kid Stardust e dei soliti pro M5S in 3…2…1…“.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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