Il Blog di David Puente

Le bufale che hanno segnato le ultime settimane hanno un nome. Ora tocca a Gentiloni

Era già impressionante la diffusione dell’articolo bufala del primo dicembre dal titolo “Ultima ora – 35 arresti: trovate milioni di schede elettorali già votate pronte a sostituire i NO durante gli scrutini“, con oltre 5 mila condivisioni in appena due ore dalla pubblicazione, ancor di più lo è stata quella sulla Presidente della Camera Laura Boldrini che tra la mezzanotte e le 8 del mattino del 5 dicembre aveva superato le 8 mila condivisioni Facebook. Ad oggi, 8 dicembre 2016, i numeri evidenziano quanto continuino ad esserlo.

Tra le bufale più condivise in assoluto negli ultimi 15 giorni abbiamo un podio composto da soli articoli di Libero Giornale. Attualmente in prima posizione abbiamo l’articolo bufala dei 35 arresti nel PD che supera le 147 mila condivisioni, mentre quella sulla Presidente della Camera ha largamente superato le 78 mila garantendosi un saldo secondo posto. Non contenti, al terzo posto abbiamo la bufala di Gigi D’Alessio che smette di cantare a causa della vittoria del NO, con oltre 28 mila (ma attenzione, potrebbero aumentare), ma è un terzo posto traballante di fronte a quella pubblicata il 12 dicembre dal titolo “Gentiloni choc: ‘Gli italiani imparino a fare sacrifici e la smettano di lamentarsi’“, con oltre 25 mila condivisioni.

La bufala di Libero Giornale

Una bufala, quella sul neo Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che somiglia a quelle diffuse in precedenza con protagonista Matteo Renzi come “Renzi: necessaria tassa sul Wi-fi di casa, per Restare in UE ci voglio Sacrifici!” del sito bufalaro Ilmessaggio.it. Evitate di pensare che si tratti di un’opera di Ermes Maiolica, lo stile assomiglia il suo e che riconosciamo al volo (è la sua firma). Questa volta lo hanno copiato con un incredibile successo.

Nella parte bassa del sito leggiamo “© Easy News Media Ltd Copyright – Satira e Finzione sono la nostra Missione“. Satira e Finzione, come no! La vera missione è monetizzare con tutto ciò che porta visite, non a caso tra gli articoli leggiamo quello del 4 dicembre pubblicato alle 23:35 dal titolo “Referendum, vince il NO, Renzi si dimette in diretta nazionale. È finita” (con poco successo, ma a da li a poco hanno ben recuperato con la bufala sulla Boldrini).

Stiamo parlando di bufale che superano di gran lunga le condivisioni di una testata giornalistica quotata, ma anche di siti veramente satirici come Lercio e la battuta “Renzi firma le dimissioni con la matita di Piero Pelù” che è ferma a 59 mila condivisioni dal 5 dicembre. La differenza tra Lercio e Liberogiornale è che la prima è conosciuto che diffonde pillole di vera satira, mentre il secondo diffonde palesi falsità che indignano e fanno arrabbiare gli utenti (che vogliono crederci a tutti i costi nonostante l’evidenza dei fatti).

Purtroppo la rabbia vince sulla risata, ma la rabbia crea danno e bisogna stare attenti.