Aggrediscono campionessa di boxe e lei li manda ko? Bufala per la polizia, Denunciata per simulazione di reato

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Il 9 ottobre 2016 Il Gazzettino pubblicava un articolo dal titolo “Cammina sola, la aggrediscono ma è campionessa di boxe: 3 ko“, simile a molti titoli bufalari diffusi dalle fogne del web:

PORDENONE – Li ha stesi tutti e tre. Del resto avevano scelto la donna sbagliata per tentare una aggressione o un approccio sessuale. Già, perché non sapevano di avere di fronte una campionessa di boxe. La vicenda, ancora da chiarire in tutti i suoi aspetti, è accaduta l’altra notte a Pordenone nella zona di via Candiani, poco distante dal centro cittadino. Erano circa le 23 quando Daiane Ferreira, 28enne pugile di origini spagnole (è nativa di Vigo, in Galizia), già qualificata per le ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro e campionessa iberica dei mediomassimi, ma residente in città da alcuni anni, ha incrociato i tre uomini di origine mediorientale: «Mi sono girata di scatto in tempo per schivare un’ombra che mi voleva afferrare alle spalle. Ho reagito e ne è nato un breve parapiglia»…

Così, invece, Il Corriere della Sera (che smentisce la qualificazione alle Olimpiadi):

Dice di averli stesi da sola, con l’aiuto del suo border collie Arif. «Erano in tre, pachistani senza documenti», ha scritto il Messaggero Veneto. Gli uomini l’avrebbero aggredita vicino alla Stazione ferroviaria di Pordenone, alle 23.30 di venerdì.
Lei, Daiane Ferreira Da Silva, è una pugile tesserata con la Federazione Pugilistica Italiana («Ma non è un’atleta di interesse per la nazionale», spiegano dalla Federazione, «e non si è mai qualificata per le Olimpiadi») .
Nel suo racconto fatto ai giornalisti locali (ma che le forze dell’ordine non confermano: a loro non risulta nessuna segnalazione per aggressione venerdì sera), spiega come ha fatto a stendere i tre con i suoi ganci formidabili.

Tutti pendono dalle labbra di Daiane Ferreira, la pugile che racconta l’episodio rendendola la nuova paladina anti-immigrazione. Il Gazzettino, come altri, riporta la sua storia fidandosi di lei, ma qualcosa non andava:

I dubbi sul racconto

Secondo la versione di Daiane, uno dei tre extra comunitari avrebbe tentato di agguantarla alle spalle, ma lei avrebbe reagito con un pugno al mento che lo ha mandato ko. Il secondo avrebbe cercato di prenderle un braccio, ma ha ricevuto un guancio, e così il terzo colpito con un montante al volto. Sembra, sempre secondo quanto raccontato da Daiane, che un passante abbia chiamato la polizia, che una volta sul posto avrebbe trovato i tre uomini stesi a terra doloranti. I tre pakistani, senza documenti, sarebbero stati portati in caserma.
In Questura, tuttavia, non risulta nessuna telefonata, anonima o no, per segnalare un’aggressione a quell’ora quella notte. Né polizia né carabinieri sono mai intervenuti sul posto. La vicenda si chiarirà comunque in domattina, quando Daiane Ferreira sarà ascoltata dalle forze dell’ordine.

I commenti

Esplora il significato del termine: L’associazione Rete solidale, che si occupa di accoglienza dei profughi in città, ha reso noto che nessuno dei richiedenti asilo ospitati nell’hub della caserma Monti di Pordenone, ha riportato contusioni o ferite riferibili a risse o aggressioni.
Daiane, contattata via Facebook, non vuole rilasciare alcuna dichiarazione. Spiegherà ogni cosa domani in Questura.

Alla fine risulta lei ad essere denunciata simulazione di reato e procurato allarme, infatti si era inventato tutto. A chiudere il cerchio è Il Gazzettino nell’articolo del 15 ottobre dal titolo “Nessuna aggressione: la pugile Daiane denunciata per simulazione“:

PORDENONE – È stata denunciata per simulazione di reato e procurato allarme la pugile italo-spagnola Daiane Ferreira, di 28 anni, residente a Pordenone, di origini brasiliane, che una settimana fa sul proprio profilo Facebook, aveva scritto di aver subito un tentativo di aggressione notturna da parte di tre stranieri, rifugiati, nella zona della stazione ferroviaria. Nel post era spiegato che aveva messo al tappeto i tre con un’azione repentina, e che un testimone aveva chiamato la Polizia, intervenuta in pochi minuti.

Le indagini della Questura di Pordenone, scattate dopo che la donna aveva confermato la propria versione ai quotidiani locali e nazionali, ha però smentito questa ricostruzione. La Squadra Mobile ha invece accertato che non c’erano presenze sospette nella zona all’ora indicate, che nessuna telefonata è giunta al 113 e che nessuna pattuglia ha rilevato un tentativo di violenza.

Chiamata a rispondere in Questura, la pugile aveva consegnato spontaneamente il post pubblicato su Facebook relativo alla vicenda ma gli investigatori hanno scoperto che non si trattava del messaggio originario. Quanto alle accuse di procurato allarme e di simulazione di reato, nonostante la presunta vittima dell’aggressione abbia deciso di non sporgere denuncia contro ignoti, sono state formalizzate poiché la donna non si è limitata a raccontare l’accaduto in una bacheca come quella del suo profilo social – con il messaggio che è stato comunque subito condiviso da numerosi amici, divenendo virale – ma ha anche rilasciato interviste specifiche alla stampa locale (riprese anche dai media internazionali).

Nel frattempo, l’avvocato di Daiane Ferreira la difende, ma leggendo l’articolo del Gazzettino non spiega il fatto della mancata telefonata e del non arrivo della polizia sul posto, contrariamente a quanto raccontato dalla sua assistita:

«La situazione che si è creata è paradossale: da vittima di un tentativo di aggressione, la mia assistita è stata denunciata per simulazione di reato; sapremo fornire gli elementi per dimostrare che quell’episodio notturno c’è stato davvero»: lo ha detto all’ANSA Domenico D’Aniello, avvocato di fiducia di Daiane Ferreira. «È solo una vittima: spiace perché avevamo preferito una posizione defilata, senza nemmeno procedere con la denuncia contro ignoti. È chiaro che adesso il nostro atteggiamento muterà». Il legale ha espresso rammarico perché si è «voluto montare un caso nazionale sull’aggressione, quando Daiane aveva subito precisato di non voler generalizzare le accuse contro gli stranieri, categoria di cui anch’ella fa parte. Stiamo cercando testimoni che possano avvalorare quanto accaduto alcuni elementi sono già in nostro possesso e li forniremo all’Autorità giudiziaria». Circa il post depositato in Questura e non corrispondente all’originario, per D’Aniello si è trattato di un equivoco: «Era stato rimosso per non preoccupare dei congiunti che si trovano all’estero, una volta che la vicenda stava assumendo clamore nazionale. Offriremo il nostro aiuto per chiarire anche questo aspetto».

Starebbero cercando testimoni che possano avvalorare le dichiarazioni della pugile, ma non c’era un signore che aveva chiamato la polizia? Si, la vicenda è paradossale.

Non sarà andata alle olimpiadi, ma tutta questa storia meriterebbe di partecipare a quella delle bufale.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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