Pagine Bufala: usano gli animali per incitare il razzismo

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Qualcuno potrà dire che sono ironici, qualcuno che è un semplice scherzo e bisogna riderci sopra, ma il problema di certe pagine Facebook è che c’è chi crede a certe cose e le prendono tanto sul serio, alimentando malumori e razzismo. Voi ridete, io mi preoccupo, poi non piangete.

La pagina in questione è questa: Chiudiamo la pagina ”picchiare gli animali”.

Un po di storia: la pagina “Picchiare gli animali” esisteva ed è stata chiusa (ho messo il link, che ora ovviamente non funziona). Nato il 21 marzo 2014, raccolse in poco tempo oltre 3000 “mi piace”. Le segnalazioni non sono certo mancate, vista la sensibilità del tema.

Parli di maltrattamento degli animali e subito si scatenano i razzisti. Ecco che inizia la caccia all’uomo e subito viene individuato un ragazzo di chiare origini non italiche: viso asiatico e nome arabo (binomio perfetto per scatenare l’ira degli utonti). La foto denuncia viene un po ovunque, anche su un gruppo Facebook di amanti dei labrador, e scoppia il caso. I colleghi cacciatori di bufale si son attivati sbugiardando la denuncia razzista di certi personaggi.

I colleghi, giustamente, informano che la foto del presunto Admin è quella dell’autore di una sparatoria negli Stati Uniti e che probabilmente sono stati gli stessi ideatori della pagina a pubblicarla e creare la nuova pagina denunciata da questo post. Domanda ironica agli utonti: “Ismaeli Ahmedi è stato arrestato per una sparatoria negli Stati Uniti lo scorso maggio, come faceva ad essere a Benevento poche settimane dopo?”. Posso immaginare mille risposte complottistiche.

Torniamo alla pagina Chiudiamo la pagina ”picchiare gli animali”. Creata il 7 giugno 2014, ha già raccolto oltre 1000 “mi piace”. Analizziamo un paio di post pubblicati.

I fenomeni iniziano a costruire un identità al presunto immigrato dal “nome arabo” ma di “origini cinesi”, riportando una foto già pubblicata da altri siti in passato e spacciandola, siccome la gente non cerca, per la “casa degli orrori” del presunto Admin.

La seguente sfiora il ridicolo: all’improvviso l’orientale ha un altro taglio di capelli, mentre le forze dell’ordine lo portano in mezzo ad una folla festante per il suo arresto. Volto oscurato, naturalmente, ma per far cadere in inganno gli utonti, perché la foto riguarda l’arresto di Antonio Iovine.

Lo scherzo è bello quando dura poco, quindi lasciano in parte il presunto Admin e si lanciano sui Rom. Apriti cielo, quasi 1000 condivisioni di una bufala già smascherata dai colleghi a inizio anno.

Arriviamo all’apice dell’istigazione al razzismo, servita con un contorno di oltre 5000 condivisioni: a Lampedusa una decina di immigrati hanno assaltato lo zoo locale e fatto fuori centinaia di animali con armi di fortuna.

La foto è quella di un cervo, ma di certo non si trova a Lampedusa e non è stato di certo colpito da un arma di fortuna, ma si trova nel New Jersey, la storia la potete leggere su Vanity Fair. La foto dell’uomo è tratta dall’album del fotografo Dan Logen pubblicate sul The Guardian. Parliamoci chiaro: voi pensate veramente che questa storia sarebbe stata occultata dai media? Ma vi rendete conto che se la storia fosse vera sarebbe arrivata a valanga la Lega Nord e chissà che altro partito a dire qualcosa a riguardo? Dai dai!

Continuiamo, perché è giusto così.

La foto (e qua rido a squarciagola) è stata scattata nel 2012 in India, la donna è una volontaria di IDA (In Defence of Animals). Potete leggere l’articolo, e vedere la foto originale, sul sito Indianbeautyjournal.com. Notizie a riguardo di immigrati che accoltellano gli animali? Nessuna. Le notizie si danno con una fonte, non per “sentito dire”.

Passiamo quindi dai volontari indiani a denunciare dei presunti indiani che avrebbero sgozzato due gattini (dai nomi ridicoli) davanti all’ambasciata italiana e che questi (scusate, sto morendo dalle risate) sarebbero stati regalati ai due Marò dal ministero della difesa italiano.

Ma vi rendete conto? Qualcuno potrebbe chiamarla ironia o uno scherzo, come dicevo prima, ma leggiamo le condivisioni e i commenti.

Ora ditemi che non è istigazione al razzismo e alla violenza.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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