Social Network e minori

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Avete un figlio con meno di 13 anni e vuole iscriversi a Facebook? Il Social Network non controlla di certo la carta di identità o il certificato di nascita di chi si iscrive. Chiunque, anche un bambino di 8 anni, può iscriversi. Si è iscritta persino mia nipote che va ancora alle elementari, figuriamoci gli altri.

Facebook, Twitter, Youtube, chi ne ha più ne metta, i giovani d’oggi hanno un enorme dimestichezza con le nuove tecnologie e soprattutto sui Social Media (o Social Network se preferite). Scambio di idee, nuove amicizie, tutto molto esaltante, vale la stessa cosa per i maggiorenni e le persone più in là negli anni. La curiosità è umana, è naturale. Però bisogna stare attenti.

Quali sono i problemi principali dovuti ad un uso scorretto di un Social Network da parte di un minore?

  • L’adescamento on-line.
  • La concessione dei propri dati personali a fini di lucro.
  • Cyber bullismo.

Partiamo dal primo. Con l’adescamento on-line introduciamo il termine Sexting, l’insieme delle parole inglesi sex e texting (inviare SMS). Questo termine è utilizzabile sia per i messaggi di testo telefonici che informatici (includo anche Whatsapp e sistemi di messaggistica moderna). In una ricerca svolta da Telefono Azzurro si evidenzia che “il 12,3% degli adolescenti dichiara di aver inviato sms o mms a sfondo sessuale e il 25,9% di averli ricevuti, per lo più da amici, dal fidanzato/a e da estranei”. Da questo punto giungiamo a due fenomeni sgradevoli:

  • l’adescamento da parte di un maggiorenne
  • l’adescamento da parte di un minorenne.

Il primo è quello più conosciuto, dove il pedofilo instaura un contatto con il minore con fini sessuali. L’ultimo caso registrato di condanna è dello scorso 31 maggio 2014, dove un uomo di 35 anni del bresciano è stato condannato a 4 anni e sei mesi. Come faceva? Utilizzava un profilo Facebook fittizio di una ragazza coetanea delle vittime, raccoglieva le informazioni necessarie, anche argomenti intimi. Successivamente li ricontattava con il proprio profilo Facebook facendo leva su quanto aveva scoperto per convincerli ad accettare incontri in cambio di soldi o piccoli regali. Merito della madre di uno dei ragazzi che ha osservato le conversazioni del figlio che si vergognava di parlarne.

Il secondo è meno considerato, ma è un fenomeno che purtroppo esiste e oserei dire che non è tanto scollegato dal precedente. A Firenze una ragazzina si sarebbe costruita un sistema di prostituzione personale adescando pedofili in Rete, tra cui un avvocato e il gestore di un albergo, ricavando anche 300 euro a prestazione. Il giro è stato scoperto grazie ai carabinieri sollecitati dai genitori della ragazza.

In entrambi i casi abbiamo comunque una fase di concessione dei propri dati personali a fini di lucro, soprattutto nel primo.

Il cyber bullismo, secondo me, non è tanto diverso dal bullismo nella vita reale. Cambia solo che c’è un mezzo informatico, che esso sia fatto attraverso un Social Network o via dispositivi mobili attraverso la messaggistica (SMS o Whatsapp). Purtroppo molti minori, ma anche tanti adulti, pensano che la Rete sia una comunità dove tutto è permesso.

Come nasce il cyber bullismo? Da episodi che nascono come aggressioni verbali che vengono poi diffusi in Rete prendono una dimensione più ampia, pervasiva e difficile da gestire, perché se questi contenuti vengono condivisi, seguono la vittima che sente di non potersi difendere e di essere perseguitata. Può essere anche un filmato, registrato tramite un dispositivo mobile, che poi viene diffuso per vantarsi di qualcosa o prendere di mira qualcuno. Come l’ormai tristemente famoso video della ragazzina che picchia una sua coetanea nella totale indifferenza degli altri minori presenti.

Sono giorni che denuncio pagine Facebook contenenti materiale pornografico e in particolare legato ai minori. Tutto perché un ragazzino che allenavo a Football a Milano ha condiviso sulla sua bacheca una foto di una pagina che prendeva in giro minori in situazioni ridicole. Visitando la pagina ho trovato, purtroppo, ben altro, come foto di minori semi nudi che ti toccavano i seni o di bambini obesi semi nudi con scritte offensive. La scusa della pagina Facebook era di “denunciare comportamenti negativi”, ma al contrario li istigano, in primis il bullismo, in secondo luogo la pedofilia. Segnalata la pagina, essa è stata cancellata, per poi ricomparire di nuovo, e di nuovo ancora, raccogliendo oltre 100 mila mi piace. A cliccare “mi piace” non sono soltanto minorenni, ma anche maggiorenni che si divertono a condividere certe oscenità. Potete immaginare, inoltre, come si potrebbero sentire i minori raffigurati nelle immagini pubblicate: presi in giro a vita?

Fate come me: se trovate pagine del genere segnalatele.

L’adescamento e il bullismo sono sempre esistiti, anche senza la Rete. Il problema non è la Rete o il Social Network, ma il loro utilizzo.

Posso citare un episodio capitato quando insegnavo ad utilizzare internet ai ragazzi di una scuola media (all’epoca non esisteva Facebook, spiegavo come si faceva una ricerca online, cos’è un email, come si scrive una email, cos’è una chat e come si comporta in una chat). Nell’aula informatica dove lavoravo, il mio PC era in grado di vedere cosa facevano gli studenti, quindi potevo “spiare” il loro operato. Avevo caldamente avvisato i ragazzi di non fornire alcun dato personale e di tutelarsi il più possibile. Una delle alunne era entrata in una chat per conoscere nuovi amici, non poteva immaginare che l’avevo beccata e che ero entrato nella stessa chat con un nickname fasullo spacciandomi per un ragazzo poco più grande di lei. C’è voluto pochissimo perché mi scrivesse un messaggio privato in chat e mi fornisse il suo numero di cellulare. A quel punto la chiamo sia dal cellulare che a voce in classe, facendole notare che c’era cascata e che il ragazzo con cui aveva scambiato due righe ero io, il suo Prof. Ramanzina a parte, dove le facevo notare che per fortuna ero stato io e non un mal intenzionato, da quella volta in poi ci penserà due, tre, quattro volte prima di dare informazioni personali a qualche sconosciuto online.

Per altri approfondimenti, riguardanti l’ambito dell’educazione, lascio il lavoro a chi è del mestiere dell’educazione e della pedagogia. L’ambito è talmente vasto in materia, quindi mi soffermo solo a quello dell’utilizzo e delle possibilità tecniche per guidare i nostri ragazzi.

STRUMENTI PER I GENITORI – COSA FARE NELL’AMBITO TECNICO?

Esistono dei sistemi di controllo, che in termini informatici viene chiamato “Parental Control” (controllo genitori). E’ quel sistema che permette di tenere d’occhio le attività dei figli sui social, senza essere costretti ad appostarsi alle loro spalle come avvoltoi per spiarli. E’ presente in alcuni antivirus, come Bitdefender Internet Security (funziona tramite una app di Facebook che permette di avere accesso a tutti i post del minore individuando eventuali link insicuri), Avira Free Antivirus (che fornisce un servizio gratuito chiamato Avira SociaShield che permette, sempre tramite un’applicazione su Facebook, di monitorare il contenuto del profilo del bambino e ricevere degli avvisi in determinate situazioni) e Norton by Symantec Internet Security (che sconsiglio caldamente come antivirus, ma lo cito per dovere di cronaca, siccome possiede una sezione dedicata ai social network).

Un altro problema è quello legato alle pubblicità presenti sia attraverso i sistemi Google Adsense che su Facebook. Un minore potrebbe cadere in qualche banner con contenuti espliciti o tendenti ad argomenti non adatti alla sua età. Se il minore si trova davanti a questa situazione può non essere per forza colpa sua: se un genitore “birichino” visita alcuni siti contenenti questi contenuti, è possibile che il minore ne subisca le conseguenze attraverso la pubblicità. Un consiglio che posso dare ai genitori è di usare un estensione del Browser che utilizzano (io tifo per Chrome) che permetta il blocco delle pubblicità. Per esempio, AdBlock Plus permette di bloccare anche le pubblicità di Facebook. Questo programma è utile anche per un altri due motivi: aumento della velocità di navigazione e aumenta la sicurezza del vostro computer, siccome spesso capita che gli utenti vengano attirati dalle pubblicità e clicchino su pagine che si rivelano indesiderate e corrotte (malware o virus per esempio).

Si parla di sistemi di controllo da parte dei genitori, ma alla fine diciamoci la verità: un ragazzino capace di usare i mezzi informatici può tranquillamente evitarli, le soluzioni in Rete si trovano eccome! L’unica vera arma contro questo problema è l’educazione, ed è compito sia dei genitori che dell’istruzione scolastica.

Sono fortemente contrario al vietare l’uso dei social o addirittura del web nei minori, sarebbe sbagliato a livello educativo e anche controproducente. Bisogna insegnare ai nostri ragazzi come affrontare il mondo esterno, i Social Network potrebbero essere un ottima palestra, ma c’è bisogno degli strumenti giusti e di buoni allenatori. Quindi, mi rivolgo ai genitori: imparate prima voi cos’è la Rete, e state attenti che potete cadere anche voi in una valanga di trappole e, soprattutto, bufale (che esistono anche senza l’uso dei Social Network).

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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