Web Tax: un danno per l’Italia

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E’ stato recentemente inserito nella Legge di Stabilità un emendamento (con primo firmatario Edoardo Fanucci del Partito Democratico) che prevederebbe la seguente modalità di tassazione, denominata “Web Tax“: se Google fa una pubblicità in Italia, dovrà pagare le tasse in Italia, e se Amazon vende prodotti in Italia, dovrà pagare le tasse in Italia. Quindi, per poter vendere e far pubblicità in Italia dovranno aprire una partita Iva italiana.

Prendiamo l’esempio la multinazionale Amazon, che ha sede in Lussemburgo. Avendo sede in territorio europeo, si avvale del principio della libera circolazione di beni e persone previsto dall’Unione Europea. In pratica, Amazon importa i suoi prodotti in Europa e paga le tasse agevolate lussemburghesi.

Questo però ha agevolato la vendita da parte di Amazon, garantendo ai suoi clienti un numero esteso di prodotti a prezzi competitivi (come l’esempio della vendita agevolata dei libri di scuola dei nostri figli fatta di recente) agevolando il risparmio degli acquirenti italiani. I commercianti concorrenti potrebbero sentirsi a disagio per questa agevolazione, seppur legale, ma tratteremo l’argomento nelle conclusioni di questo articolo.

Imporre ad Amazon di vendere i suoi prodotti pagando l’Iva sia in Lussemburgo che in Italia potrebbe sviluppare due pericolose conseguenze:

  1. un aumento dei prezzi dei prodotti venduti da Amazon, che ovviamente verranno caricati sulle tasche degli acquirenti italiani;
  2. l’uscita di Amazon dal mercato italiano.

Entrambe le conseguenze creerebbero un effetto a catena sul mercato italiano:

  1. Piccole e medie imprese italiane vendono su Amazon, considerato uno dei più grandi mercati online in circolazione insieme ad Ebay, pagando una percentuale per ogni prodotto venduto online. Possiamo facilmente immaginare che questa percentuale potrebbe aumentare con l’inserimento della “Web Tax”, siccome Amazon dovrà recuperare gli investimenti per poter vendere in Italia (apertura partita Iva, commercialista, …). Acquistare su Amazon non potrebbe essere più conveniente come una volta, a danno anche delle piccole e medie imprese.
  2. L’uscita di Amazon creerebbe un vuoto per le piccole e medie imprese che si sono affacciate al mercato digitale, e il danno si estenderebbe verso gli acquirenti che non potrebbero più acquistare prodotti a prezzi vantaggiosi.

Pensate inoltre agli scrittori italiani e le piccole case editrici che sono riuscite a sfondare proprio grazie ad Amazon e la vendita dei loro libri digitali. L’uscita dal mercato italiano favorirebbe solo le grandi case editrici italiane a discapito delle piccole che stanno emergendo proprio grazie al Web.

Questo per quanto riguarda le vendite di prodotti, ma per la pubblicità? Immaginiamo che un’attività straniera voglia pubblicizzare i suoi prodotti in Italia attraverso il Web. Oltre a pagare lo spazio relativo alla pubblicità online dovrebbe sobbarcarsi tutti i costi di una partita Iva italiana. Potete immaginare lo scenario: si rischia di perdere investitori stranieri nel nostro Paese e di rimanere tagliati fuori dal flusso pubblicitario globale.

Conclusioni

L’apertura e il libero commercio in Europa ha garantito a molte imprese italiane di poter allargare il loro mercato all’estero. Se la “Web Tax” venisse approvata dal Parlamento, si creerebbe un precedente pericoloso per l’Unione Europea (sempre se la legge non venisse bocciata dalla stessa UE). Possiamo immaginare come le piccole e medie imprese italiane potrebbero vendere i loro prodotti all’estero pagando sia le tasse in Italia sia in Austria, Germania, Francia, Spagna… pura follia!

Il Web si è dimostrato il trampolino di lancio per le piccole e medie imprese italiane, aumentando il loro fatturato e garantendo l’oro l’uscita dalla crisi. Possiamo immaginare il bisogno di recuperare denaro per le casse dello Stato, ma questo denaro dovrebbe essere preso altrove, a partire dagli sprechi. Bisogna stimolare la crescita del mercato, aumentare la possibilità d’acquisto e agevolare gli imprenditori onesti che pagano regolarmente le tasse, e non invogliarli a trasferirsi all’estero al fine di poter sopravvivere. Amazon l’ha fatto, perché le aziende italiane non dovrebbero far altrettanto? Lo hanno già fatto, a danno dei cittadini italiani.

Francesco Boccia (PD), uno dei primi a parlare di una “Google Tax“, in un’intervista a Panorama ha confermato che le aziende italiane non sono messe in condizione di competere equamente con le grandi multinazionali digitali. Se il problema denunciato è quello legato alla tassazione agevolata di aziende estere in Italia, allora bisogna agevolare le imprese italiane invece che tartassarle. Non possiamo più parlare solo di “fuga dei cervelli”, ma anche di “fuga delle aziende“.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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