Cosa ci racconta l’attacco di Donald Trump contro Elon Musk (e l’ombra di Steve Bannon)

Secondo Bannon, Musk doveva essere allontanato da Trump, indagato e rimandato in Sudafrica

Il rapporto tra Donald Trump ed Elon Musk si è incrinato? Stavolta, con ogni probabilità, in modo plateale. In un post pubblicato su Truth Social, il presidente americano ha attaccato il patron di Tesla e SpaceX, indicandolo come dipendente dai sussidi federali e lanciando persino una stoccata velenosa che non va affatto sottovalutata per diversi motivi: «Senza i sussidi, Elon probabilmente dovrebbe chiudere tutto e tornare in Sudafrica».

Il tema del conflitto di interessi rivolto a Elon Musk

Il messaggio di Trump ammette, di fatto, il nodo centrale: l’evidente conflitto di interessi legato alla figura di Musk alla guida del DOGE, la Commissione federale sull’efficienza della spesa pubblica che, ironia della sorte, era stata proposta dallo stesso imprenditore per “vigilare” proprio su sussidi, incentivi e sprechi all’interno dell’amministrazione americana.

Ora, a distanza di diversi mesi dall’inizio della sua seconda amministrazione, Trump ha bollato Musk come «l’uomo che riceve più sussidi nella storia» e, provocatoriamente, ha considerato che il DOGE sia tenuto a indagare su di lui. «BIG MONEY TO BE SAVED!!!», conclude il presidente nel suo post, alludendo chiaramente al sospetto che Musk abbia avuto, o potuto avere, un’influenza indebita sulla commissione minandone l’imparzialità. Ad oggi, per esempio, si hanno notizie su interventi contro USAID (accompagnati dalle consuete fake news che circolano online), ma nulla di concreto sulle attività delle sue aziende. Difficile aspettarci il contrario.

L’elemento denigratorio sulle origini di Musk

In passato, Trump aveva elogiato la presenza di Musk nel DOGE, presentandola come simbolo di efficienza, indipendenza e “meritocrazia imprenditoriale”. Oggi, invece, lo accusa apertamente di approfittare delle risorse pubbliche, aggiungendo anche un elemento denigratorio legato alle sue origini (come avvenuto contro molti immigrati durante la campagna elettorale). L’invito a “tornarsene in Sudafrica” insinua che Musk non sia veramente americano e che gli Stati Uniti non siano il suo Paese, nonostante avesse ottenuto la cittadinanza, riducendo il suo contributo imprenditoriale al solo tornaconto personale legato ai finanziamenti pubblici ricevuti. Un’insinuazione che ricorda il duro attacco di Steve Bannon contro lo stesso Musk, definendolo persino «immigrato clandestino parassita».