DISINFORMAZIONE I milioni di euro spariti e la pazienza

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Mi segnalano la seguente immagine che, molto chiaramente, accusa il Partito Democratico della scomparsa di diversi milioni di euro mettendoli a confronto con quelli relativi alla Lega Nord:

419 milioni spariti stanziati per la ricerca… Pazienza!

30 milioni spariti di aiuto ai terremotati… Pazienza!

49 milioni spariti 11 indagati… Pazienza!

600 milioni spariti in una sola notte… Pazienza!

48 milioni spariti 3 anni di domiciliari

Vanno trovati!

Questa immagine, che mi fa venire in mente la frase “ma il Piddì?“, va trattata per punti.

 

“419 milioni spariti stanziati per la ricerca”

Il tema venne sollevato dalla senatrice Elena Cattaneo, informata da ambienti dell’allora maggioranza, e messo in risalto in un articolo del 26 maggio 2017 su Repubblica:

Ebbene la vicenda sembrava ieri a un passo dall’epilogo: intorno all’emendamento della Svp c’era consenso quasi unanime, tutti d’accordo a redistribuire alla malconcia scienza italiana quei 415 milioni ormai congelati da anni, compreso il ministero della Ricerca, anche se la titolare Valeria Fedeli suggeriva di elaborare un progetto più articolato rispetto a un semplice trasferimento di denaro da un conto all’altro.
Poi però in Commissione Bilancio è arrivato lo stop: prima l’emendamento è stato accantonato per “approfondimenti”, quindi il governo ha fatto pressioni perché fosse ritirato definitivamente. Si è pensato a un intervento in extremis di chi vuole salvaguardare l’Iit e il suo capitale sociale. È subito spuntata però un’altra possibile spiegazione: contattata da Repubblica, la senatrice Elena Cattaneo ha infatti riferito che “ambienti della maggioranza hanno detto, lasciandomi sconcertata, che quei fondi non ci sono più perché lo Stato li ha già usati”. Insomma, nel momento in cui stava per essere finalmente scovato il “tesoretto” si è dissolto come neve al sole. “Se davvero fossero stati usati per altri scopi sarebbe molto grave perché erano stati destinati alla ricerca e all’innovazione ” dicono dallo staff della senatrice Cattaneo. “Ci spieghino almeno che fine hanno fatto”.

Anche perché fino al dicembre 2016 la Corte dei Conti esaminando i bilanci di Iit ha certificato che gli oltre 400 milioni erano effettivamente sul famoso conto di Bankitalia.

La vicenda è andata per le lunghe, se ne era occupato anche Il Post in un articolo dello stesso giorno:

Il Post ha interpellato il ministero, secondo cui sul fondo dell’IIT non è avvenuta alcuna operazione insolita.

[…]

Secondo gli ultimi documenti ufficiali, al 31 dicembre 2015 nel conto corrente numero 25039 intestato all’IIT risultavano effettivamente disponibili 415 milioni di euro. Lo staff della senatrice Cattaneo ha detto al Post di aver ricevuto informazioni da fonti della maggioranza parlamentare per cui quei fondi non sarebbero più presenti sul fondo. Lo staff di Cattaneo ha detto di essere contento per la risposta che il ministero ha dato al Post, ma che è in attesa che questa venga confermata nelle sede istituzionali opportune.

Ecco il documento del Senato (PDF) citato da Il Post in cui si può osservare il conto corrente numero 25039 intestato all’IIT:

Banca d’Italia – C/C 25039 infruttifero 416.536.404

L’articolo de Il Post venne criticato dal sito Roars.it in un pezzo del 28 maggio 2017, mentre molti aggiornamenti sono stati riportati da Cattaneolab.it (dati aggiornati a settembre, secondo il codice HTML presente nel sito) con la seguente conclusione:

Nel frattempo, ad oggi, nessuno – nemmeno IIT – ha potuto confermare l’esistenza effettiva del “tesoretto” (415 milioni) su un conto corrente ad esso intestato. Analogamente, due interrogazioni parlamentari pertinenti (su partite di giro in uscita da centinaia di milioni e su un prestito da Cassa Depositi e Prestiti ripagato dai cittadini) attendono da mesi risposta.

La risposta la troviamo nel bilancio IIT del 2017 (PDF), pubblicato nell’aprile del 2018, troviamo ancora presente una somma simile:

Banca d’Italia – C/C 25039 infruttifero 421.318.114 416.777.179

 

“30 milioni spariti di aiuto ai terremotati”

La cifra venne citata da TGCom24 il 24 settembre 2017:

Grazie alla solidarietà degli italiani più di 33 milioni di euro erano stati raccolti con gli Sms l’indomani del terremoto che il 24 agosto 2016 ha fatto crollare diversi comuni del Centro Italia. Nemmeno un euro di questi soldi sono giunti nelle casse del comuni colpiti. A dirlo è Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, dal palco di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia. La Procura ha aperto un’indagine – lo riporta Il Fatto Quotidiano – e il pubblico ministero di Rieti sentirà nei prossimi giorni Pirozzi sulle donazioni mai arrivate.

Di questo tema se ne erano occupati i colleghi di Butac in un articolo del 2017 aggiornato a giugno 2018. Nel loro pezzo viene riportato quello de Il Giornale, del 26 settembre 2017, dal titolo clickbait “Soldi per i terremotati spariti: vogliono già insabbiare tutto“:

L’articolo dal titolo clickbait de Il Giornale

Se però leggiamo anche il testo, e non solo il titolo, troviamo inizialmente:

Tutto insabbiato. Non è certo colpa della procura di Rieti, il cui capo Giuseppe Saieva ha già chiarito che il fascicolo aperto dopo le dichiarazioni del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sulla «sparizione» delle donazioni post-sisma arrivate via sms avrà vita breve: «Una bolla di sapone».

Per poi leggere dopo la foto:

Quei soldi, in effetti, non sono spariti. Non c’è molto di penale su cui indagare, non c’è un giallo da risolvere, e l’archiviazione sembra la strada più naturale, considerando che quei milioni di euro sono al sicuro nei conti della Protezione civile.

 

“49 milioni spariti 11 indagati”

L’immagine a lato della scritta sui 49 milioni di euro e 11 indagati mostra in chiaro la banca Monte dei Paschi di Siena. Di questa storia se ne parla da anni, come nell’articolo “Mps, truffa alla banca da 47 milioni di euro. Perquisizioni in tutta Italia, 11 indagati” del 24 febbraio 2014 su Il Fatto Quotidiano:

Decine di perquisizioni sono in corso dall’alba di oggi da parte della Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. Le indagini derivano dal filone principale dell’inchiesta che ha riguardato gli ex vertici dell’istituto senese. Le perquisizioni sono state disposte dalla magistratura di Siena e sono svolte in varie regioni d’Italia da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. Nell’inchiesta vi sono 11 indagati tra ex funzionari della banca e broker finanziari. La magistratura procede per associazione per delinquere aggravata finalizzata alla truffa ai danni della banca senese, che è dunque parte lesa nel procedimento.

[…]

Le indagini sulla truffa da 47 milioni di euro ai danni del Monte dei Paschi di Siena riguardano la “banda del 5 per cento”, così detta perché su ogni operazione significativa pretendeva tale percentuale.

[…]

Ad alcuni degli indagati lo scorso anno erano state sequestrate somme di denaro per un totale di circa 40 milioni di euro.

Il 25 febbraio 2014 l’HuffPost parla già di 90 milioni:

Nel mirino, la cosiddetta banda del 5% capitanata dall’ex capo dell’area Finanza della banca senese, Gian Luca Baldassarri. Nell’inchiesta vi sono 11 indagati tra ex funzionari della banca e broker finanziari.

[…]

La magistratura procede per associazione per delinquere aggravata finalizzata alla truffa ai danni della banca senese, che è dunque parte lesa nel procedimento. Alla banca sarebbero stati sottratti complessivamente 47 milioni di euro – ma la cifra secondo i magistrati arriverebbe fino a 90 milioni – con un raggiro che sarebbe avvenuto attraverso movimenti di denaro su vari conti correnti intestati a società e fiduciarie con sedi in Paesi offshore.

Nessun “Pazienza!“, il caso non è stato archiviato. Inoltre, non si parla di soldi gestiti dallo Stato, ma di una truffa interna ai danni della stessa banca che è parte lesa nel procedimento.

 

“600 milioni spariti in una sola notte”

Dal Monte dei Paschi si passa alla banca Etruria, ma la citata cifra non sarebbe di 600 milioni. In un articolo del 29 novembre 2015 su Il Tirreno leggiamo:

Nella notte del decreto “salva banche” in Toscana si sono volatilizzati 300 milioni di azioni e obbligazioni.

In un articolo del 3 febbraio 2016 de Il Giornale leggiamo:

Giuseppe Santoni, commissario liquidatoredell’ex Bpel, ha tirato le somme.

E ciò che emerge dopo il simbolo dell’uguale è la somma di 288 milioni di euro.

Non sono i soldi da risarcire ai clienti truffati, bensì quelli che alcuni clienti privilegiati avrebbero ritirato dai depositi di Etruria tra l’inizio di ottobre e e il 18 novembre. Guarda caso la data che precede il bail in, quel decreto del governo Renzi che ha salvato CariFerrara, Banca Marche, Popolare di Etruria e CariChieti. La Procura di Arezzo ora vuole vederci chiaro.

Si cerca di identificare i clienti che con i loro prelievi a sei zeri hanno impoverito ancor di più la banca. Si vuole capire se questi abbiano ricevuto una soffiata “privilegiata” sul destino dell’istituto bancario.

[…]

Potrebbe essere anche un caso, se non fosse che la raccolta del denaro è avvenuta in maniera massiccia e concentrata. Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, vuole individuare i clienti per accertare se quesi abbiano legami con i vertici di Etruria o siano in qualche modo riconducibili a essi.

Anche in questo caso “Pazienza un corno“.

 

“48 milioni spariti 3 anni di domiciliari”

La differenza sostanziale è che, rispetto ai precedenti casi citati nell’immagine, in questo caso c’è una sentenza del tribunale di Genova e un ricorso accolto in Cassazione utile al sequestro delle somme.

 

Conclusioni

Con questo genere di immagini si cerca di sminuire il caso, già grave siccome riguarda il denaro pubblico e i rimborsi elettorali di un partito. Una sorta di “benaltrismo” (atteggiamento di chi vuole evitare un problema riportandone altri ritenuti più importanti da trattare) molto pericoloso.

Non solo, questo genere di immagini sono pericolose perché estremamente semplicistiche, basate su slogan privi di fonti utili a comprendere i casi, dove gli utenti tenderanno a voler credere pur di dar ragione alla propria parte politica e/o per dare contro a quella avversaria. Tanto la condivide la pagina a cui hanno messo “mi piace“, o perché condivisa da un amico affidabile.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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