Il vero senso della lettera di Luciana Esposito a Roberto Saviano

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Il 23 giugno 2018 l’utente Amalia condivide alcune parti della lettera di Luciana Esposito rivolta a Roberto Saviano:

LUCIANA ESPOSITO (giornalista di Napoli impegnata sul fronte della lotta alla Camorra) aggredita e minacciata dalla camorra, nel novembre del 2016 scriveva, in una lettera a Saviano: “Due aggressioni fisiche, l’ultima sfociata persino in un tentativo di sequestro di persona, all’incirca 15 denunce sporte dall’inizio del 2016, minacce di morte da parte della madre del boss dei Barbudos, plurimi raid vandalici alla mia auto. Le intimidazioni, le minacce e gli avvertimenti, sono all’ordine del giorno: questi i fatti che sintetizzano il mio lavoro di giornalista, direttrice di un giornale online qualunque […]
Il tutto viene ulteriormente aggravato da un dettaglio che fa la differenza: vivo nel posto in cui lavoro e di cui racconto le malefatte, Ponticelli, quel quartiere che hai intravisto attraverso talune scene di Gomorra […] Eppure, ho scelto di restare e di non fare nemmeno mezzo passo indietro.
[…] Non me ne volere, ma credo che tu non abbia la minima percezione di cosa voglia dire vivere costantemente sotto minaccia […] Eppure, non vivo sotto scorta, le spalle ho imparato a guardarmele da sola, ma non credo che la mia vita valga meno della tua, meno che mai lo penso del mio lavoro.
Mi ha sempre affascinato ed incuriosito il fatto che, invece, tu non subisci questo genere di difficoltà, nonostante ti trovi a raccontare Napoli dall’altro capo del mondo […]
Romanzare la camorra sta mietendo più danni dell’affiliazione stessa, ma per rendertene conto dovresti vivere Napoli da Napoli […]
Se dovesse accadermi qualcosa, tu sei una di quelle persone dalle quali desidero ricevere solo indifferenza: vedermi appioppare uno dei tuoi sermoni, vorrebbe dire gettare fango prima sul mio cadavere e poi sulla credibilità del mio lavoro, più silenzioso del tuo, ma, anche assai più sincero e disinteressato .

Oltre 7400 condivisioni per questo post, ma Amalia non è stata l’unica a condividere la lettera parzialmente o per intero negli stessi giorni, come possiamo vedere dal post della pagina Facebook “L’onesta andrà di moda“, dal blog di Andrea Volpi (ripreso poi da Voxnews), da Direttanews24.com e da Disquisendo. Le reazioni, come possiamo vedere dai commenti del post di Amalia, sono evidenti:

Giusy: “È risaputo che le donne hanno più attributi degli uomini e la signora con il duo racconto né è la dimostrazione,,, dunque fanno benissimo a togliere la scorta a questo scorfano anche ignorante,,, Saviano sei una vergogna!!!!!!

Luciana Esposito scrive per il sito Napolitan.it, luogo da dove hanno ripreso la lettera rivolta a Roberto Saviano pubblicata nel lontano 12 novembre 2016. Nello stesso sito, il 26 giugno 2018, Luciana pubblica un articolo dal titolo “Il vero senso della mia lettera a Roberto Saviano: aiutatemi a fermare le strumentalizzazioni” che riporto integralmente perché è importante ogni singola parola:

In riferimento alla lettera indirizzata a Roberto Saviano, pubblicata sui social nei giorni scorsi e riportata da diversi organi di stampa, ritengo opportuno precisare quanto segue:

  • mi dissocio dall’utilizzo improprio di parole pubblicate a mia firma, per giunta, due anni fa e quindi completamente estranee al dibattito in corso, in merito alla volontà del ministro Salvini di togliere la scorta a Roberto Saviano;
  • mi dissocio, ancor più, dalla strumentalizzazione della mia immagine e dei contenuti riportati in quell’articolo, attuata attraverso i social da diverse correnti politiche, con il chiaro intento di indurre l’opinione pubblica a convincersi che rimuovere la protezione di cui dispone lo scrittore napoletano sia un provvedimento giusto e di cui compiacersi;
  • il contenuto di quella lettera, pubblicata dalla sottoscritta due anni fa, ci tengo a ribadirlo nuovamente, va inteso ed interpretato come lo sfogo di una giovane donna, oltre che di una giornalista, che viveva in una situazione difficile, costretta a confrontarsi con pericoli e minacce costanti. La critica mossa a suo tempo allo scrittore, mirava più alla forma che alla sostanza, in quanto non ne condivido talune scelte editoriali e comportamentali. In quelle parole non si fa riferimento alcuno al sistema di protezione al quale è sottoposto nè all’effettivo grado di pericolo al quale è esposto Roberto Saviano, in quanto, oggi come allora, reputo che queste valutazioni spettino a chi dispone delle competenze appropriate, oltre che della reale e completa conoscenza dei fatti.

#IoStoConRobertoSaviano perchè reputo che, a prescindere dal fatto che quello che fa e che dice, possa essere più o meno condivisibile, ha il diritto di dire e fare liberamente quello che pensa ed è un mio preciso dovere associarmi al coro di voci che si stanno battendo per salvaguardare la libertà di espressione, non di uno scrittore, ma di tutti;

#IoStoConRobertoSaviano perchè non auguro a nessuno di finire sotto scorta e se si concorre a rafforzare nell’immaginario collettivo la convinzione che un piano di protezione sia un “Premio” o un vanto o il trampolino di lancio al quale ambire per fare carriera, si contribuisce a far passare un messaggio distorto e si diventa promotori di una campagna fortemente diffamatoria nei confronti della bellezza vita e delle sue più basilari forme di libertà;

#IoStoConRobertoSaviano proprio perchè vivo sulla mia pelle la paura che deriva dalle minacce di chi cura e difende gli interessi delle mafie e più delle intimidazioni che ricevo per il mio lavoro, mi spaventa il messaggio che verrebbe consegnato a chi tenta di fermare le nostre penne, qualora il ministro Salvini dovesse riuscire nel suo intento. Chi parteggia per chi vuole giocare con la vita di Roberto Saviano, strizza l’occhio alle mafie;

#IoStoConRobertoSaviano perchè essere dalla sua parte, vuol dire manifestare la volontà di salvaguardare l’integrità della nostra Costituzione e i principi di libertà, democrazia ed uguaglianza ai quali, chi governa questa nazione, non deve mai smettere di continuare ad ispirarsi.

Ringrazio, sinceramente e con grande commozione, le tantissime persone che da diversi giorni e da ogni angolo della nazione, continuano ad inviarmi messaggi di stima, solidarietà ed affetto.

La replica più eloquente a questa sterile polemica alimentata, mio malgrado, porta la loro firma.
Migliaia di persone hanno dimostrato che questo non è un popolo di burattini, palesando la volontà di non soffermarsi alle apparenze, ma di andare in fondo alle notizie per vederci chiaro, per capire realmente come stanno le cose. E così, conoscendomi, parlandomi, spulciando i miei articoli e il mio messaggio di solidarietà a Roberto Saviano, hanno inteso che la cattiva fede era nelle intenzioni di chi ha strumentalizzato la mia storia, non di certo nelle mie parole.

Moltissime persone, dopo aver appreso la mia storia, dimostrando una grande e spontanea lungimiranza, hanno sentito il bisogno di scinderla dalla polemica in corso per divulgare un messaggio, a loro avviso cruciale e ben più importante da divulgare: non lasciare soli i cronisti di periferia, i tanti giornalisti sconosciuti, come me, che quotidianamente sono esposti a minacce e pericoli, perchè raccontano e ricercano delle verità scomode.

Il popolo del web, la gente comune, ha dimostrato uno spirito critico e un attaccamento a dei valori che rischiano di passare in sordina che rappresentano l’epilogo più felice e degno di nota, destinato a permanere, alla fine di questo sterile calderone.

Spero che le stesse persone e gli stessi siti (dubito Voxnews) riportino la precisazione di Luciana.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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