Le modifiche al programma del M5S non sono una novità, se ne parlava a febbraio

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Questa mattina avevo pubblicato un articolo dove riportavo le mie analisi sui file caricati online dal Movimento 5 Stelle e alcune considerazioni su quanto riportato da Il Foglio in merito al programma del partito di Luigi Di Maio. Vi riporto la sintesi per poi spiegarvi che le critiche su questo tema non sono affatto una novità:

Dalle analisi dei file, e secondo le dichiarazioni del M5S, agli utenti era stato messo a disposizione per circa 10 mesi la consultazione di un programma votato, mentre dal febbraio 2018 è stato sostituito con uno modificato in seguito a discussioni (su stessa ammissione del partito) aggiungendo anche dei punti non votati (vengono citati 4 punti). Il testo precedente riportava affermazioni non propriamente diplomatiche sul piano della politica estera e punti molto chiari sui sindacati, mentre nella nuova versione sugli Esteri hanno tolto le “sentenze dirette” e sui sindacati manca “qualcosa”.

Nell’articolo cito il comunicato del Movimento 5 Stelle con il quale si rispondeva all’articolo de Il Foglio, notando in particolare le date del 21 febbraio e quella da me individuata sul “last modified” dei file caricati sul sito del partito, ossia il 23 febbraio 2018. Né Il Foglio né altre testate (a parte, a quanto noto, l’Avvenire) hanno ricordato le polemiche nate proprio in quei giorni in merito ad altri due punti programmatici.

 

Gli F-35

Nel voto relativo al programma “Difesa” il punto “Sistemi d’arma” presentava una chiara intenzione in merito agli F-35, citati nell’approfondimento di Enrico Piovesana nel post del 7 maggio 2017:

Continua invece a crescere a dismisura la spesa per armamenti di tipo tradizionale, + 75 % dal 2006: armamenti costosissimi, logisticamente insostenibili, e soprattutto non rispondenti alle reali esigenze di sicurezza nazionale, bensì agli interessi dell’industria bellica e della lobby politico-militare che la sostiene.

[…]

Per non parlare dei famosi i cacciabombardieri F35 che l’Italia continua a comprare -contrariamente ad altri Paesi NATO- nonostante i costi esorbitanti (14 miliardi per 90 aerei) e la loro inutilità rispetto alle reali esigenze di difesa aerea nazionale, denunciata anche da ex generali dell’Aeronautica Militare.

[…]

Nell’ambito di una revisione del modello di difesa, e a proposito degli strumenti d’arma, si dovrebbe:
A) tagliare i sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l’operatività dei militari;

Ecco quanto riportato nel sito del Movimento nel salvataggio su Web Archive il 3 febbraio 2018:

Hanno partecipato 19.651 votanti.

Dettaglio delle preferenze:
Tagliare i sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l’operatività dei militari 19.012
– Lasciare la programmazione per sistemi d’arma come attualmente pianificata della Difesa.639

In seguito al voto, nel file caricato su Dropbox (PDF) non si parla più degli F-35. Stesso discorso per il documento caricato a febbraio 2018 (PDF), dal quale leggiamo:

L’idea centrale dunque è la possibilità di spostare buona parte degli investimenti pubblici, oggi impiegati nei programmi d’armamento tradizionali, verso lo sviluppo e la ricerca di strumenti più attuali come la cyber security e l’intelligence.

Risulta pienamente legittimo domandarsi perché non ci sono più riferimenti agli F-35, già criticati in diverse occasioni:

Ebbene, ora che persino la prossima amministrazione Usa si esprime in tal senso, chiediamo al governo di uscire dal progetto JSF-F35.

Evitando di citarli risulta comprensibile che in caso non riescano a bloccarne l’acquisto non potrebbero essere criticati: non risultano nel programma (nonostante fossero citati nel voto).

 

Salute e vaccini

Il secondo punto è quello relativo al programma “Salute” sui vaccini. La votazione si era svolta il 14 giugno 2017 dalle ore 10 alle ore 19, nei commenti leggiamo qualche utente che si lamentava della mancanza del tema:

Isabella: “Bel programma Votato. Adesso mi aspetto da voi una presa di posizione sui vaccini. Vaccininazione libera, no alla dittatura”

Gaia: “Chiediamo una presa di posizione in merito al Dl Lorenzin. Dove sono i bei discorsi contro i vaccini? In questo caso c’è in ballo la libertà dell’uomo nei confronti di trattamenti sanitari!!! Grazie.”

Abbiamo a disposizione sia il file su Dropbox (PDF), che riusciamo a recuperare dal salvataggio del 2 febbraio su Web Archive, sia quello pubblicato a febbraio (PDF).

Il punto sulle politiche vaccinali del M5S da febbraio 2018

Solo nel secondo PDF se ne parla nel dettaglio, ma risulta naturale visto che la legge dell’obbligatorietà è stata approvata il 31 luglio e successivamente alla data del voto (14 giugno). È proprio quest’ultimo documento che aveva fatto infuiriare la senatrice Elena Fattori con un post Facebook (poi rimosso, ma ripreso da alcune testate). Nextquotidiano intitolava “Come il M5S ti cambia il programma sotto il naso“:

Come è noto la Fattori ha più volte ribadito che il MoVimento 5 Stelle non è a favore della libertà di scelta. Per questo motivo Roberta Lombardi si vide costretta nei giorni scorsi a fare una precipitosa retromarcia, forse perché si era resa conto che la sua posizione era fuori dalla linea ufficiale del MoVimento sui vaccini. O forse no. Perché ieri in tarda serata la senatrice Fattori ha affidato a Facebook uno sfogo che iniziava così «Essere pignoli a volte ha degli effetti collaterali indesiderati». La Fattori a quanto si lamentava del fatto che il programma di governo del M5S fosse stato cambiato successivamente al momento in cui lei lo aveva sottoscritto.

In particolare, la senatrice evidenziava il cambio di passo rispetto alle politiche sull’immigrazione e al capitolo vaccini. Ed in effetti nel programma Salute si legge la proposta di tornare “al sistema previgente” e di introdurre le misure previste nella “proposta di legge Paola Taverna”. Due condizioni che però erano state esplicitamente escluse dal consulente per la vaccination policy del MoVimento, il dottor Guido Silvestri che aveva scritto che con l’approvazione della legge 119/2017 il DDL Taverna era “superato” e che non si sarebbe tornati alla situazione previgente prima di tre o cinque anni. Scriveva Silvestri che il riferimento al DDL Taverna “è diverso, ovviamente, dal sostenere che si voglia tornare alla situazione “pre-Lorenzin”, cioè con quattro vaccini obbligatori e gli altri raccomandati”.

[…]

Non è chiaro quale programma abbia firmato la Fattori, perché in quello parziale votato su Rousseau non si fa alcun cenno alle politiche vaccinali.

Votato, modificato in seguito all’approvazione della legge sull’obbligatorietà e pubblicato in maniera tale da creare una polemica interna tra la Fattori e i suoi.

 

Conclusioni

Che il voto dei punti del programma citati sia da Il Foglio che da NextQuotidiano abbiano subito delle modifiche di vario tipo nel corso dei mesi non c’è dubbio, ma in tutta questa storia si evidenzia una questione molto evidente: quanti hanno letto i programmi elettorali? Siamo ormai verso la fine del mese di aprile 2018, le elezioni sono state il 4 marzo e pochi (pubblicamente la Fattori lo ha dimostrato) hanno controllato.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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