Domande e risposte sul trattato di Caen mai ratificato

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In questi giorni si è fatto un gran parlare della presunta cessione (data per certa e come già fatta da qualcuno) dei mari del Nord della Sardegna alla Francia. L’immagine che mi avevano segnalato e che avevo trattato era la seguente:

Blitz di Renzi: ceduto il mare del Nord Sardegna ai francesi

Cambiati i confini con un trattato rimasto segreto

L’immagine era stata pubblicata in un tweet del 18 marzo 2018 e afferma con estrema sicurezza che ci sia stato un “blitz” di Renzi, che abbiamo già ceduto alla Francia parte del nostro territorio e che il Trattato fosse rimasto segreto. L’italiano è molto chiaro, così come la narrazione riportata, ma è del tutto scorretta per un unico semplice fatto: il trattato non è mai stato ratificato e di fatto non è cambiato alcunché. Le reazioni a questa risposta sono state parecchie.

 

1) “Non è una bufala! L’accordo c’è stato!”

La reazione maggiormente riscontrata è stata proprio quella di ritenere che non si trattasse di una bufala perché l’accordo c’è stato e firmato da Paolo Gentiloni a Caen nel 2015.

A parte che nel mio articolo non ho sostenuto che il trattato fosse una bufala, ma che l’immagine segnalatami non informasse correttamente gli utenti, la parola “ratifica” presente anche nel titolo implica che ci sia stato un accordo internazionale per il quale manca l’approvazione da parte di una delle parti chiamate in causa, in questo caso l’Italia e il Parlamento italiano. Inoltre, nel mio articolo avevo pubblicato anche la foto riportante Paolo Gentiloni e il ministro francese Fabius durante l’atto della firma dell’accordo.

Questi elementi presenti nel mio articolo fanno intuire che coloro che hanno risposto con questa affermazione o non lo hanno letto, o non lo hanno capito o sono in malafede.

 

2) “Ratifica? Si firma un accordo per poi non farlo approvare dal Parlamento?”

Un’altra reazione è stata quella in cui si sostiene l’assurdità del fatto di firmare un accordo per poi vederselo negare dal Parlamento, ma ignorare che tale forma di conferma sia prevista e che possa essere anche contraria è ridicolo (in Europa ci sono anche dei precedenti).

Bisogna quindi leggere l’articolo 80 della nostra Costituzione:

Art. 80

Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.

Ho trovato alquanto ridicolo che qualche utente “sovranista” abbia avuto da ridire sulla questione legata alla ratifica e al voto delle due Camere che, su un tema come quello del territorio nazionale, garantisce un atto da Stato sovrano permettendogli di bocciare questo genere di trattati.

 

2) “La ratifica non la fa il Parlamento, ma il Presidente della Repubblica”

Una volta citato l’articolo 80 c’è chi ha tirato in ballo l’articolo 87 comma 8 della Costituzione:

Art. 87

Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.

[…]

Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.

Ci troviamo di fronte ad un problema evidente riguardante la corretta lettura del comma. Il Presidente della Repubblica ratifica i trattati internazionali, certamente, ma allo stesso tempo l’articolo 87 riporta un’eccezione: “previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere“. La parola “previa” non è messa a caso:

prèvio agg. [dal lat. praevius «che va innanzi», comp. di prae «avanti» e via «via2, strada»]. – 1. Che precede, che è fatto, detto e sim. in precedenza: essendosi ciò fatto senza previa una dichiarazione di guerra (Algarotti). È usato spec. in costruzioni assol. proprie del linguaggio burocr., per indicare condizioni o atti preliminari indispensabili: p. versamento della soprattassa; p. domanda in carta da bollo; p. accordo; p. avviso; p. consenso esplicito.

Affinché il Presidente della Repubblica ratifichi un trattato internazionale “quando occorra” deve ricevere l’autorizzazione delle Camere. Quando occorre? L’articolo 80 riporta le condizioni, come ad esempio le “variazioni del territorio“.

 

3) “Il paragone con i disegni di legge è scorretto”

Nel mio articolo avevo scritto:

Siamo sullo stesso piano di un disegno di legge che, per quanto certi utenti mancanti di un minimo di educazione civica, non ha assolutamente valore di legge finché non viene approvato da entrambe le camere, dal Presidente della Repubblica e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Finché non passa questi “ostacoli” è soltanto “carta straccia” (come diceva il mio professore di diritto).

Oltre a voler porre un esempio semplice agli utenti per far comprendere che finché non c’è il voto delle due Camere non si giunge alla ratifica del trattato, di fatto la Costituzione all’articolo 80 prevede proprio la formulazione di una legge formale (specifico, per sicurezza, che non valgono i decreti legge).

Se poi qualcuno vuole obiettare sostenendo che si tratterebbe di una “legge di tipo e importanza diversa” lo può fare, è una sua opinione, ma l’iter è e rimane quello di una legge formale.

 

4) “La Francia ha fatto ricorso all’Unione Europea perché sia ratificato in automatico”

In questi giorni mi sono domandato (e ho posto la domanda ad alcuni interessati senza ricevere risposta) quale fosse la “procedura unilaterale di ratifica” che la Francia avrebbe presentato a Bruxelles. Nell’accordo, inoltre, è prevista chiaramente la procedura da seguire:

Le Parti si informano reciprocamente, con scambio di note diplomatiche, dell’avvenuto espletamento delle procedure interne necessarie per l’entrata in vigore del presente Accordo.

Qualcuno potrebbe dire che l’accordo di Caen sia di tipo semplificato e che obblighi gli Stati coinvolti a rispettarlo senza ratifica, ma già quanto citato qui sopra esclude questo caso.

In merito ai trattati internazionali, la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969 (ratificata attraverso la legge 12 febbraio 1974 n.112) stabilisce negli articoli 12 e 14 quanto segue:

Articolo 12.
Espressione, mediante la firma, del consenso ad essere vincolati da un trattato

1. Il consenso di uno Stato ad essere obbligato da un trattato si esprime attraverso la firma del rappresentante di tale Stato:
a. quando il trattato prevede che la firma avrà questo effetto;
b. quando risulta altrimenti che gli Stati partecipanti al negoziato avevano concordato che la firma avrebbe avuto questo effetto; oppure
c. quando l’intenzione dello Stato di attribuire questo effetto alla firma risulta dai pieni poteri del suo rappresentante o è stata espressa nel corso del negoziato.

Articolo 14.
Espressione, attraverso la ratifica, l’accettazione o l’approvazione, del consenso ad essere obbligati da un trattato

1. Il consenso di uno Stato ad essere obbligato da un trattato si esprime attraverso la ratifica:
a. quando il trattato prevede che tale consenso si esprima attraverso la ratifica;
b. quando risulta altrimenti che gli Stati che hanno partecipato al negoziato avevano concordato che la ratifica fosse necessaria;
c. quando il rappresentante dello Stato ha firmato il trattato con riserva di ratifica; oppure
d. quando l’intenzione dello Stato di firmare il trattato con riserva di ratifica risulta dai pieni poteri del suo rappresentante o è stata espressa nel corso del negoziato.

L’ordinamento internazionale prevede che siano gli Stati a determinare la procedura di stipulazione, in questo caso lo Stato italiano attraverso l’articolo 80 della Costituzione prevede per forza il voto delle due Camere, che potrebbero rendere vana la firma dell’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni se non viene approvata una legge formale che ratifichi il trattato. Il Parlamento non è obbligato ad approvarla, può votare contro come in qualunque proposta di legge anche in caso di voto di fiducia (seppur quest’ultimo tipo di voto sia un tentativo forzoso, i parlamentari hanno il potere di non darla e si prendono la responsabilità del voto espresso in ogni caso).

In merito ad una presunta procedura europea, ricordiamo quanto avvenne in seguito al Trattato della Costituzione Europea firmato nel 2004 a Roma dai rappresentanti dei Governi dei Paesi dell’Unione poi sottoposto a ratifica. Nell’elenco delle ratifiche mancarono le approvazioni di Francia e Olanda che, con referendum previsto dalle loro norme interne, congelarono l’iter e il trattato stesso impedendone l’entrata in vigore. Il Regno Unito e la Danimarca non avviarono alcuna ratifica, nè per vie parlamentari nè per vie referendarie.

 

5) “Il trattato di Caen entrerà in vigore automaticamente il 25 marzo se il Governo italiano non si esprime”

Alcuni politici italiani hanno sostenuto che il 25 marzo il trattato di Caen sarebbe scattato in automatico. Ecco il post di Giorgia Meloni del 18 marzo 2018:

In assenza di un intervento del Governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato.
Per questo Fratelli d’Italia intima il Governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali.
Chiediamo inoltre l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che importa variazioni del territorio italiano, sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione.

Ecco il post di Angelo Tofalo:

Il Governo attuale sta operando contro l’interesse nazionale del Paese regalando il nostro mare alla Francia.

Importanti miglia marittime italiane rischiano di finire nelle mani della Francia. Entro il 25 marzo, infatti, se il governo italiano non interrompe la procedura prevista dal Trattato di Caen, sottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il nostro Paese potrebbe perdere un importante bacino di pesca con danni economici ingenti oltre a possibili importanti giacimenti petroliferi.
L’articolo 4 del trattato, non ratificato dal Parlamento, prevede nei fatti libertà di trivellare per i francesi alla ricerca di giacimenti petroliferi in territorio italiano.
Nel documento si indica anche la data del 25 marzo 2018 come l’ultima per tentare di fermare questo incredibile scempio. Sarebbe cosa buona e giusta stopparlo!

Da nessuna parte dell’accordo firmato a Caen (PDF) viene posta una “data di scadenza” (il 25 marzo 2018), inoltre si tratterebbe di una imposizione che violerebbe il diritto fondamentale interno del nostro Paese (la Costituzione italiana). La data del 25 marzo riguarda un’altra faccenda spiegata qui: “Il comunicato del Ministero francese sui confini marittimi e l’accordo di Caen“.

 

6) “Una mattina Gentiloni si è svegliato e ha deciso di regalare/svendere il mare ai francesi”

Le trattative riguardavano la necessità di regolare i confini marittimi, ancora oggi incerti, tra Francia e Italia. L’accordo del 2015 è il risultato di lunghi negoziati tra Italia e Francia iniziati nel 2006 e terminati nel 2012, il tutto sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS) entrata in vigore nel 1994 e che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892. Il Ministero degli Esteri nel 2016 ritenne che tale trattato serva per colmare un vuoto normativo.

 

7) “Ce l’hanno tenuto nascosto”

A rendere pubblico il tutto è stato il sequestro illecito da parte della Guardia costiera francese del peschereccio “Mina” nel gennaio 2016. L’imbarcazione fu portata a Nizza e venne imposta una cauzione di 8300 euro per il recupero. In seguito ai dovuti chiarimenti, i francesi ammisero l’errore già dal primo febbraio 2016. Troviamo una risposta del 9 febbraio 2016 all’interrogazione parlamentare sul caso:

Il sottosegretario DELLA VEDOVA risponde quindi all’interrogazione n. 3-02526 presentata dal senatore Lucidi ed altri, evidenziando che la Farnesina si è immediatamente attivata a seguito del sequestro del peschereccio “Mina”, sia attraverso le competenti Rappresentanze all’estero sia a livello centrale. Non appena ottenuta conferma da parte del Comando Generale delle capitanerie di porto e della Marina militare, il Ministro Gentiloni ha disposto che fosse sollevata formalmente nei confronti della Francia la questione della giurisdizione marittima sul punto di fermo e sequestro (essendo avvenuto in una zona di pesca italiana), ottenendo per le vie ufficiali dalle Autorità francesi l’ammissione di un “deprecabile errore” di competenza territoriale e le loro scuse formali.

Quanto all’Accordo sulla delimitazione delle aree marittime di rispettiva giurisdizione tra la Francia e l’Italia, firmato il 21 marzo 2015 a Caen, esso non è ancora in vigore e non è quindi applicabile nel caso in questione. L’unico strumento pattizio rilevante nel caso di specie è la Convenzione tra Italia e Francia per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, che ha tra l’altro valore esclusivamente consuetudinario, in quanto è sempre stata applicata, pur non essendo mai stata ratificata.

L’accordo firmato a Caen, frutto di un negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, risponde alla necessità di stabilire dei confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicenti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. L’accordo colmerebbe quindi un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando “i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione” delle Parti.

Al momento sono in corso approfondimenti da parte delle Amministrazioni competenti, al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull’accordo del 2015, anche ai fini dell’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare.

La firma dell’accordo a Caen è avvenuta nel 2015, ma i negoziati erano iniziati nel 2006. Riporto per informazione i Governi in carica durante l’arco temporale considerato:

  • 2006-2008 Romano Prodi
  • 2008-2011 Silvio Berlusconi
  • 2011-2013 Mario Monti
  • 2013-2014 Enrico Letta
  • 2014-2016 Matteo Renzi

Come possiamo notare, il trattato è stato discusso durante questi Governi e in qualsiasi momento essi potevano decidere di interromperlo o meno, renderlo noto al pubblico e consultare la popolazione a livello locale (come ad esempio i pescatori). Infine, dopo lo scandalo avvenuto nel 2016 non se ne è più parlato in maniera così dirompente e bisognerebbe capire se i partiti di opposizione, negli ultimi due anni, abbiano fatto qualcosa o hanno preferito lasciare in parte la questione visto che avrebbero dovuto discuterne in Parlamento un giorno o l’altro (o mai).

 

8) “In Francia ne avevano parlato”

Certo, altrimenti non si sarebbero trovate le foto della firma pubblicata sul sito francese Shom.fr nel 2015:

Il sito francese che ne parlava fin dal 2015

Foto che venne pubblicata il 22 gennaio 2016 dal sito Corsicaoggi.com:

L’articolo in italiano di Corsicaoggi.com con la foto caricata a gennaio 2016

Per citare siti istituzionali, la vediamo già caricata in data 15 gennaio 2016 nel sito Diplomatie.gouv.fr:

Notiamo che, da un salvataggio di Diplomatie.gouv.fr su Web Archive, la foto era già presente a gennaio 2016

Il documento PDF dell’accordo con tutto il testo (non parziale, come su alcuni siti) venne caricato caricato il 6 maggio 2015 sul sito “reglementation-polmer.chez-alice.fr” (lo troviamo cercando semplicemente su Google “accord frontiere maritime franco italien“). Nel primo pomeriggio del 13 febbraio 2016 Nextquotidiano ne riportava gli screenshot in entrambe le lingue riprendendoli da un post del deputato Mauro Pili:

“Pili ha pubblicato su Facebook una serie di fotografie che mostrano l’accordo tra Italia e Francia, non ancora ratificato dal parlamento” (Nextquotidiano, sabato 13 febbraio 2016 14:18)

 

9) “La Francia, dopo la mobilitazione popolare italiana, ha ritirato il trattato di Caen”

No. Lo spiego in questo articolo: “Il comunicato del Ministero francese sui confini marittimi e l’accordo di Caen“.

 

10) “E quindi?”

La situazione attuale è la stessa, identica, del 2016. Nulla è cambiato e l’accordo di Caen al momento non ha alcun valore e non lo avrà finché un giorno il Parlamento italiano lo approverà con una legge formale, che potrebbe non arrivare mai o essere bocciata da entrambe le Camere. Quindi, affermarmando (come nell’immagine da me trattata) che “abbiamo ceduto” e che “sono cambiati i confini” si disinforma di fatto i cittadini facendo credere loro che il trattato sia già in vigore.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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