La presunta foto dell’uomo torturato in Libia è un make up nigeriano

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Di recente circola l’immagine di un uomo presumibilmente fustigato, con ferite sanguinanti in vista, associato alle torture degli immigrati in Libia. Mi avevano anticipato di poco i colleghi di Butac a riguardo, ma approfondisco l’argomento.

Qualcuno può aver tenuto in considerazione il contenuto pubblicato dal sito francese La-lettre-du-congo-mfoa.over-blog.com del 2015, dove non si cita la Libia che al contrario è riportata la parola nei titoli degli articoli linkati nella colonna destra del sito:

L’articolo del 2015 del sito francese

Nonostante in questi mesi si parli in maniera chiara di maltrattamenti e torture attuate nel paese nord africano e denunciati anche da Medici Senza Frontiere, la foto non riguarda affatto la Libia ed è un opera di make up cinematografico di un artista nigeriano.

Effettuando una ricerca via Google Images troviamo molti riferimenti nel 2016 ad un artista del make up nigeriano di nome Hakeem Onilogbo. Vi riporto di seguito i siti che riportano i suoi lavori, ma vi suggerisco di evitarne la visione se siete particolarmente sensibili:

La foto, in realtà, venne scattata nel 2014 come possiamo notare dalla pagina Facebook di Hakeem Onilogbo:

La foto che ritrae Hakeem mentre trucca l’attore

Ecco una foto di Hakeem con un’altra delle sue opere:

Hakeem e un’altra sua opera di Meke Up

Non è la prima volta che la foto viene associata a fatti e storie diverse, come possiamo vedere su Nairaland.com e dal tweet del 7 marzo 2017 del blogger nigeriano Chidi Odinkalu:

This is a #YouthCorper in Kaura Namoda after he was allegedly set upon by @PoliceNG?!! https://m.facebook.com/…

Nel 2017 un politico dell’Uganda pubblicò su Twitter la stessa foto per parlare delle vittime di torture:

26th June: International Day In Support of Victims of Torture. Many counties are, literally, torture chambers! @UN http://www.un.org/en/events/torturevictimsday/ …

Altri parlavano di Ruanda nel mese di ottobre 2017:

Articolo di un sito francese

Insomma, come capita spesso una foto viene decontestualizzata e riportata in diversi paesi del mondo per sostenere una storia. Il problema è che se pur veritiera una denuncia sulle torture in opera in un determinato Paese del mondo, usare una foto sbagliata equivale a riportare il falso e si rischia di compromettere l’intera opera di denuncia.

Ringrazio David (non io, un altro) per la ricostruzione fornita via messaggio privato alla mia pagina.

 

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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