Il triste intervento di Beppe Grillo: “La Mafia non uccideva i bambini nell’acido”

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Triste, veramente triste l’intervento sulla Mafia da parte di Beppe Grillo a Palermo nel 2014[1]:

La Mafia non metteva bombe nei musei o uccideva i bambini nell’acido. La Mafia aveva una sua morale, chiamiamola una sua morale…

Poco prima aveva detto sul palco:

Mi fa paura chi è disonesto intellettualmente. È la disonestà culturale di questo Paese che è in ginocchio attraverso i mezzi di informazione.

La Mafia non uccideva le persone nell’acido, Grillo lo dovrebbe sapere molto bene, infatti usavano certe pratiche per occultare i cadaveri. Un esempio è quello di Giampiero Tocco, rapito dai mafiosi per poi essere ucciso e sciolto nell’acido davanti alla figlia di appena 6 anni, la quale raccontò tutto agli investigatori disegnando la scena. Anche se i fatti risalgono a più di dieci anni fa, nel maggio 2017 i media italiani tornarono a trattare la storia visto che furono arrestati 4 persone proprio grazie alle indagini svolte.

La Mafia aveva una sua morale? La Mafia non uccideva i bambini? Chi pensa ciò riporta il falso. L’associazione Libera riporta un elenco lunghissimo di vittime innocenti delle mafie, tra i quali oltre cento bambini. La vittima più piccola aveva 53 giorni, si chiamava Caterina Nencioni.

Giuseppe, vittima di Mafia

A proposito di bambini e acido, parliamo ora di Giuseppe Di Matteo:

Giuseppe Di Matteo

Questo ragazzino venne ucciso nel 1996 per mano della mafia, un fatto che i mezzi d’informazione avevano raccontato molto bene all’epoca (ispirando anche il film “Tu ridi“). Ucciso per far zittire il padre, ex mafioso e collaboratore di giustizia, per poi occultare il cadavere in una vasca di acido nitrico.

Uno degli articoli dell’epoca

Queste storie vanno raccontate per una corretta informazione, ma torno a quando dicevo che Beppe Grillo dovrebbe sapere molto bene di come veniva usato l’acido dalla Mafia. Nel suo blog aveva citato il caso di Giuseppe attraverso un post firmato da Alessandro Di Battista nel 2014:

Prima di diventare collaboratore di giustizia faceva parte della mafia di Altofonte, una cosca appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato, quello in cui comandava Brusca, il boss che fece sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo e che premette il tasto del telecomando che fece saltare in aria Falcone.

Nel 2010 citò il caso Lea Garofalo nel suo blog (la seconda volta nel 2011):

Sequestrata dalla ‘ndrangheta. Torturata. Uccisa. Sciolta nell’acido in un campo alla periferia di Monza. In quella Lombardia dove secondo la Moratti la mafia non esiste. La mafia che si prepara all’abbuffata di EXPO 2015. Lea Garofalo era collaboratrice di giustizia.

Come non dimenticare il Passaparola di Travaglio nel 2009:

La Cassazione confermò la sentenza d’appello, per cui so che è suggestivo dire “ beh, ma quelli sono dei mafiosi che hanno sciolto i bambini nell’acido”: è vero, infatti è proprio per quello che sono dei testimoni privilegiati per raccontare quello che succede dentro la mafia, perché loro ne hanno fatto parte; certo, sarebbe bellissimo poter avere dei testimoni di mafia che hanno sempre fatto, nella loro vita, i frati francescani o le suore clarisse, ma purtroppo i frati francescani e le suore clarisse della mafia non sanno una mazza, perché non ne hanno mai fatto parte e conseguentemente è ovvio che, per sapere quello che succede in un’organizzazione criminale, bisogna sperare che qualcuno all’interno di quell’organizzazione criminale ce lo racconti.

EDIT ore 9:00

La tecnica dell’acido è una questione, ma parlare di morale e bambini con la Mafia non esiste. Riprendo dai casi riportati da Linkiesta.it (linkato proprio nell’articolo, ma “chi vuole leggere legge, chi vuole tifare tifa“):

Le mafie hanno sempre ucciso i bambini. Il libro Al posto sbagliato di Bruno Palermo (Rubbettino) raccoglie le loro storie in ordine cronologico. La prima è Emanuela Sansone, uccisa nel 1896 a 17 anni a Palermo mentre si trova nel negozio di famiglia. Nel tragico elenco si trovano anche Giuseppe Letizia, 13 anni, probabilmente avvelenato in ospedale dopo aver assistito all’omicidio di Placido Rizzotto, edEmanuele Riboli, di 17 anni, figlio di un imprenditore del varesotto, sequestrato nel 1974, avvelenato e dato in pasto ai maiali. E poi ancora Pinuccia Utano, 3 anni, raggiunta da un proiettile mentre dorme sul sedile posteriore dell’auto del suo papà. Freddata nella notte, proprio come Annalisa Angotti, 4 anni, uccisa dall’esplosione di un’auto parcheggiata davanti alla sua casa delle vacanze di Siculiana, Agrigento.


[1] Il video era del 2014, circolato nuovamente in questi giorni in vista delle elezioni siciliane.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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