Piccoli e scuri, puzzano e rubano… La pagina Facebook “MamAfrica” e una bufala storica sugli immigrati italiani

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Due sono i post recentemente pubblicati dalla pagina Facebook “MamAfrica” riguardo ad una nota bufala storica. Ecco il primo, pubblicato l’otto settembre 2017 ottenendo oltre 2600 condivisioni:

Piccoli e scuri, puzzano e rubano…

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali

dalla relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani.

Il secondo è del 9 settembre 2017, con oltre 1400 condivisioni, tornando alla carica con un testo riassuntivo di quello presente nell’immagine pubblicata il giorno precedente:

“Han­no la pel­le scu­ra e puz­za­no per­ché non si la­va­no, non ama­no l’ac­qua. Fate at­ten­zio­ne se vo­glio­no af­fit­ta­re una casa per­ché si pre­sen­ta­no al mas­si­mo in due però poi dopo po­chi gior­ni di­ven­ta­no quat­tro, sei, die­ci. Ri­fiu­ta­no di in­te­grar­si , di­sprez­za­no le no­stre usan­ze e le no­stre tra­di­zio­ni e tra loro par­la­no lin­gue a noi in­com­pren­si­bi­li.

Riem­pio­no le no­stre stra­de, i no­stri ne­go­zi e i no­stri lo­ca­li con bam­bi­ni che chie­do­no l’e­le­mo­si­na e con adul­ti che in­vo­ca­no pie­tà, con toni la­men­to­si e pe­tu­lan­ti, e chie­do­no un aiu­to. Sono de­di­ti al fur­to e mol­to vio­len­ti, è im­por­tan­te che le no­stre don­ne stia­no lon­ta­no da loro per­ché si è dif­fu­sa la voce di al­cu­ni stu­pri con­su­ma­ti dopo ag­gua­ti in stra­de pe­ri­fe­ri­che quan­do le don­ne tor­na­no dal la­vo­ro.
( Sono i pas­si più si­gni­fi­ca­ti­vi del­la re­la­zio­ne del­l’I­spet­to­ra­to per l’im­mi­gra­zio­ne del Con­gres­so ame­ri­ca­no su­gli im­mi­gra­ti ita­lia­ni ne­gli Sta­ti Uni­ti, scrit­ta nel­l’ot­to­bre 1912. )

Si tratta di una bufala storica trattata già nel 2009 da Paolo Attivissimo, poi ci fu un mio articolo in un altro sito:

David Orban, imprenditore e docente, pubblicò nel suo blog la sua ricerca in merito al testo pubblicato dai vari Rainews24, Sarubbi, Guarienti e Aime. David, usufruendo del servizio “Ask a Librarian” del Congresso americano, ha verificato che non esiste alcun organo ufficiale “Inspectorate for Immigration” e che i dati ufficiali pubblicati in merito all’immigrazione risalgono a date precedenti al 1912 (Reports of the Immigration Commission, 1911). C’è da dire, inoltre, che il congresso americano non ha svolto alcuna sessione di lavoro nell’ottobre del 1912.

[…]

Ciò non toglie il duro trattamento subito dagli italiani in quel periodo e la loro pessima reputazione. Se si vuole parlare di discriminazione e fare paragoni con quanto avviene oggi da parte degli italiani verso gli stranieri bisogna riportare fonti più attendibili. Consiglio la lettura, in questo caso, del libro L’orda di Gian Antonio Stella.

Ribadisco ancora oggi il concetto riguardo alla diffusione di bufale di questo genere:

Anche se il testo fasullo può rispecchiare fatti e considerazioni realmente accaduti non si deve considerare minimamente. È come se portassimo una falsa prova ad un processo, perdereste la vostra credibilità. Stessa cosa vale per gli articoli bufala sugli immigrati pubblicati da sedicenti “siti di informazione razzista”. A volte capita che qualche utente, quando sbufaliamo questo genere di articoli, sbocca dicendo “ma quelle cose succedono veramente”: certo, è possibile e in certi casi è stato provato che fatti del genere siano accaduti, ma non per questo bisogna inventarsene degli altri per sostenere una tesi. Per fare un esempio molto semplice e comprensibile, è un po’ come se uno di questi utenti da bambino avesse preso di nascosto dei biscotti dalla dispensa, sia stato beccato dalla mamma e i fratelli lo abbiano accusato di averlo fatto altre volte quando non è vero. Rimaniamo ai fatti reali, evitiamo di far diventare veri (per assurdo) i fatti inventati.

Ho pubblicato un commento agli admin della pagina in entrambi i post, spero che comprendano le critiche degli utenti che hanno etichettato la pubblicazione come “bufala” e che riportino una dovuta rettifica all’inizio del testo di entrambi i post (se vogliono differenziarsi dai bufalari razzisti è meglio che lo facciano):

David Puente: “Guardate che è una bufala storica.”

 

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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