DISINFORMAZIONE La povera “sgombrata” di Roma con un Iphone7 fra le mani

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Il 26 agosto 2017 Nicola De Santis pubblica il seguente post Facebook ottenendo oltre 24 mila condivisioni:

Povera “Sgombrata” di Roma, ha solo un Iphone7 fra le mani.

Molti sono stati i commenti e le condivisioni delle persone che si sono fidate di Nicola tenendo in considerazione il post stesso, il luogo e data associata alla foto, il colore della pelle della donna e il fatto che avesse uno smartphone di un certo tipo:

Adelio: “Io ho una filglia disabile e nessuno mi caga tenetevi i vostri negri e tutti i vostri problemi dategli tutti supporto aiuto se vi violentano le figlie ecc. Ma guando siete nella m chiamate il vaticano

Daniela: “Povera profuga. ..alla faccia dei bambini scheletrico dell Africa!

Qualcuno ha posto la probabilità che fosse uno smartphone rubato:

Il commento di Claudio in una delle condivisioni

Leggiamo anche questo post esemplare di Martin che vorrebbe appenderla con una catena ad un albero:

Siete da appendere con una catena all’albero! perché la corda è troppo morbida!

Questi sono i risultati del post Facebook del signor Nicola De Santis che non si è minimamente curato di far sapere agli utenti chi sia in realtà la donna nella foto (tuttavia, come vedremo dopo, non lo ammette nonostante tutto). Lei si chiama Gemma Vecchio, 60 anni, presidente dell’associazione Casa Africa, ed è la volontaria ferita da un idrante della polizia durante il giorno dello sgombero a Piazza Indipendenza a Roma:

L’articolo del Corriere del 26 agosto 2017 alle ore 8:27 (il post di Nicola De Santis è delle 21:45)

Qualcuno gli ha fatto notare il problema, ma nulla da fare perché li definisce così con questa immagine pubblicata il 31 agosto 2017:

Post Nicola:ACCOGLIONI, siete patetici oltre che pericolosi.

Scritta immagine:Per alcuni ACCOGLIONI la foto a sinistra è un fotomontaggio. Per altri ACCOGLIONI è Gemma Vecchio. Al di là che è palese che non siano la stessa persona, alcuni ACCOGLIONI sono arrivati ad affermare che “Si è cambiata di vestiti fra una intervista e l’altra.” ACCOGLIONI: SIETE PIU’ PERICOLOSI DELL’AIDS!

Se vedesse la foto del Corriere comprenderebbe che la donna a terra è sempre quella dell’immagine da lui pubblicata. Basterebbe vedere anche il video di Fanpage, non solo quello di Romatoday usato per la sua immagine sopra riportata:

Non è difficile immaginare che Gemma si sia cambiata dopo essere stata colpita dall’idrante e che, sempre con addosso gli altri vestiti, abbia fatto vedere i danni subiti. Il problema è il fattore tempo, perché la scena dell’idrante e le foto con il cellulare risalgono al 24 agosto, mentre l’intervista dove mostra i danni subiti e il vestito cambiato è del 29 agosto:

Il video di Fanpage del 29 agosto dove mostrano Gemma con lo smartphone specificando che erano riprese del 24 agosto

Nicola De Santis non vuole l’anonimato (ha una pagina Facebook a suo nome dove si presenta come “editore“), il suo post è pubblico e pubblicizza pubblicamente i suoi libri (li troviamo su Amazon e altri fornitori da lui citati). Lui stesso ha un sito internet dove pubblica una sua biografia:

Nicola De Santis, classe 70, è uno scrittore self-publisher che collabora con l’amico ed autore ******* *******, nella **** ****.

Una laurea in Medicina Veterinaria, la passione per la lettura e la scrittura fin da bambino.

Nel Marzo del 2017 viene contattato dall’amico ******* ******* con la richiesta di leggere il suo primo romanzo “**** – ****** ********” e scriverne la prefazione.

Giorno dopo giorno, la collaborazione si è intensificata dando vita alla **** ********* **** che ha portato da prima alla stesura di un Cameo su uno dei personaggi del primo romanzo e quindi alla scrittura del romanzo completo su Juan Romero Rodriguez dove viene raccontata la storia di uno dei personaggi del romanzo principale e dato inizio alla collana “**** –** ******”, collegata a filo doppio con **** ** ****.

Sicuramente, come vediamo nei giorni prima in un altro post del 28 agosto, un po’ di pubblicità la sta facendo dopo il suo post su Gemma citando addirittura bufale storiche (es. i “Savi di Sion“) e Orwell (“psicopolizia“):

COS’É IL MALE?
Cos’è il VERO Male?
La violenza fisica, il furto, la rapina, lo stupro sono tutte facce del Male, ma il VERO MALE è quello “celato in bella vista”.
Il vero male è l’accoglienza diffusa, è il permettere, SOLO a determinate categorie, di delinquere perché sanno che resteranno impunite.
Il Vero Male è il PRIVARCI delle nostre libertà in nome della Sicurezza.
Il Vero Male è la PsicoPolizia, messa in mano a minoranze che sono utili a SOVVERTIRE lo status quo di una nazione.
Cos’è il VERO MALE?
Il Nuovo Ordine Mondiale, i Savi di Sion, i falsi filantropi alla SOROS, è l’Europa delle Banche, e non dei Popoli Sovrani.
Tutto questo e molto altro nella **** ****
Rinunciare ad un aperitivo per aprire gli occhi, forse vale la pena.

Nonostante tutto, in un post del 2 settembre 2017, si lamenta perché gli utenti ignorano quelli dove parla di libri:


Ma possibile che quando parlo di libri, i miei post vengono ignorati? Ma chi me lo fa fare a spendermi per voi?

Questo, però, l’aveva capito anche prima di pubblicare il post con la foto di Gemma:


E non c’è verso!
Se sfanculo la BoldrH 120 like.
Se parlo dei nostri libri… i soliti noti.
SENZA PAROLE.

L’attenzione l’ha avuta, magari adesso qualcuno noterà i suoi libri e valuterà se comprarli o meno.

Per concludere, la foto della signora Gemma è stata prelevata probabilmente dall’edizione del TG3 del 24 agosto:

La signora Gemma al TG3

EDIT domenica 3 settembre ore 23:29

L’articolo e alcune immagini sono state modificate al fine di oscurare un nome su richiesta della stessa persona. Nel caso non fossero visibili le modifiche delle immagini suggerisco di “pulire” la cache del proprio browser e di aggiornare la pagina tramite lo stesso.

EDIT lunedì 4 settembre ore 15:29

L’articolo e alcune immagini sono state modificate al fine di oscurare un nome su richiesta della stessa persona (gli comunico pubblicamente che le sue email son arrivate nella cartella di spam). Nel caso non fossero visibili le modifiche delle immagini suggerisco di “pulire” la cache del proprio browser e di aggiornare la pagina tramite lo stesso. Rimane la spiegazione dell’articolo per spiegare che la donna presente nella foto largamente diffusa online è Gemma Vecchio e non una “sgombrata“.

EDIT lunedì 5 settembre ore 0:34

Sono stati ripristinati i riferimenti pubblici dell’autore del post Facebook virale su Gemma Vecchio. Riporto di seguito il commento della persona in questione pubblicato dallo stesso nella mia pagina Facebook pubblica lunedì 4 settembre 2017, il giorno dopo la pubblicazione di questo articolo:

Egregio David Puente,
forse non le è chiaro degli illeciti che ha commesso e che nulla hanno a che vedere con la fantomatica “bufala”.
Oltre a non essere un giornalista, non è nemmeno un avvocato e ciò che io debba o non debba fare non è certo lei a dovermelo dire.
Non mi pare di averle chiesto di farmi pubblicità, quindi non si arroghi altri diritti che non ha.
Lei ha violato la legge sulla privacy e mi ha diffamato a mezzo stampa parlando di argomenti che non conosce.
Lei, Signor Puente, non è qualcuno al di sopra delle parti e si deve assumere le responsabilità delle sue azioni.
Ed anche se ha già coperto la mia foto, il mio nome e tutto il resto, per diversi giorni sono stato esposto alla berlina da parte sua, cagionandomi danni, morali ed economici, visto che ha sparlato dei miei libri senza neanche averli letti, ma giusto per il suo gusto di essere un “giustiziere del web”.
Le servirà di lezione. Ne sono sicuro.
A presto.

Nel mio articolo non vi sono presenti messaggi offensivi alla reputazione di Nicola De Santis, così come non ho “sparlato” dei suoi libri avendone citato il legame alla sua persona e la sua critica nei confronti degli utenti attraverso i suoi post pubblici. È bene precisare che il riferimento alle “bufale storiche” riguardava il contenuto del suo post in merito ai “Savi di Sion“, non al libro, stesso discorso per la citazione a Orwell.

Nicola De Santis, il cui nome e cognome è presente pubblicamente non solo attraverso un profilo (con interventi dove le impostazioni della privacy sono impostate come “pubbliche”, visibili a tutti), un sito e una pagina Facebook (dove si definisce “editore” ed è seguito da un certo numero di “fan“), ma anche attraverso siti legati al mondo dell’editoria come Amazon e Mondadori, si pone nella condizione di “personaggio pubblico” sottoposto anche alle critiche positive o negative quali, ad esempio, le “recensioni” (già presenti online).

L’avvocato milanese Claudia Doranna De Carolis ha spiegato : “La definizione di personaggio pubblico non è possibile evincerla dalla giurisprudenza che dà per scontato che cosa si intenda. Tanto meno la legge fornisce una definizione di influencer e, considerata la recente introduzione di questo tipo di personaggio, non è possibile ancora avere neanche giurisprudenza sul punto, ammesso che ce ne sarà mai. Il concetto di notorietà è molto relativo; oltre al personaggio noto in assoluto (attore o politico che generalmente si conosce sul piano nazionale o internazionale) bisogna anche tenere conto del contesto ambientale: un giocatore di una squadra locale può per me essere sconosciuto ma conosciutissimo nella zona in cui svolge la sua attività. Questo rileva, ad esempio, per determinare la sussistenza o meno del reato di diffamazione. Pertanto, per arrivare al punto, non ci sono dei limiti fissati dalla legge per potersi definire personaggio pubblico; probabilmente gli influencer lo sono per i propri seguaci. “Tutto, quindi, va contestualizzato caso per caso ma posso concludere dicendo che la legge non da indicazioni su quali siano i requisiti per potersi definire personaggio pubblico”, ha spiegato l’avvocato.

Non mi ritengo un “giustiziere del web”, non è questa la definizione di blogger e/o debunker.

Non sono un giornalista (neanche un “premio pulizer“, come sono stato definito), non ho mai affermato di esserlo e quando mi danno questa definizione chiedo sempre una dovuta correzione. Tuttavia, questo non mi impedisce di esercitare un diritto costituzionale riconosciuto di esprimere le mie opinioni e le mie critiche verso una persona conosciuta al pubblico per il suo operato. Ritengo che nel mio articolo vi siano le condizioni in cui venga trattato un argomento di rilevanza sociale in seguito al post pubblicato il 26 agosto 2017 (riportando la foto e le dichiarazioni sulla persona ritratta, Gemma Vecchio, e le reazioni riscontrate), di essere stato obiettivo nel mio riportare i fatti riscontrati (documentandoli e senza alterarne la veridicità) e di aver mantenuto una correttezza della forma espressiva (priva di aggressioni verbali) proporzionale e funzionale alla comunicazione dell’informazione fornita.

In questo senso si è espressa con rara chiarezza la Corte di Cassazione, affermando che la “rilevanza sociale, verità obiettiva e continenza esigono rispetto anche da chi diffonde via internet una notizia pur non essendo giornalista; solo l’esistenza di tali presupposti, infatti, attribuisce efficacia scriminante ai diritti di cronaca e critica da chiunque e con qualsiasi mezzo esercitati. (…) anche attraverso tale strumento di comunicazione si estrinseca il diritto di esprimere le proprie opinioni, tutelato dall’art. 21 cost., che, per essere legittimo, deve essere esercitato rispettando le condizioni e i limiti dei diritti di cronaca e di critica”. cfr. Cass., Sez. V, 01 luglio 2008, P.C. in proc. Alberti, in Dir. informatica, 2008, 6, 808; in Cass. pen., 2008; in Guida al diritto, 2008, 40, 87.

Pertanto, nel caso Nicola De Santis volesse procedere per vie legali il mio legale di riferimento è già a conoscenza dei fatti.

EDIT mercoledì 6 settembre 2017

Gradirei sapere il nome del “movimento” cui fa riferimento il sig. De Santis nel suo commento pubblico nella mia pagina Facebook:

Che i protocolli di Sion siano una bufala storica e ad affermalo è lei che ha lavorato per un movimento che è nato sul Britannia nel 92, che si siede al tavolo del gruppo Bilderberg, che prende soldi dalla CIA via Giappone, che crede alle scie chimiche e molto altro ancora… è sicuramente una fonte autorevole.

EDIT sabato 9 settembre 2017

Gemma Vecchio, da me contattata, ha commentato il post di Nico De Santis dove la definiva “sgombrata“:


Buongiorno a tutti
La povera sgomberata sarei Io?
Io sono Gemma Vecchio Afro Italiana Presidente dell’associazione di CASA AFRICA e della DIASPORA CENTRO SUD, ho sempre lavorato, prima presso Ministero Finanze e poi in altri istituzioni ora imprenditrice.
Da quando ero ragazzina Mi sono interessata al volontariato, quando frequentavo la prima media andato presso i CAVALIERI DI MALTA ad impare a fare punture e medicazioni è una volta imparato ho iniziato a dare una mano.
In Italia ho iniziato ad occuparmi degli altri nel 78 quando l’Italia riconosceva come rifugiati soltanto quelli di patto di Versavia, tutto il resto era considerato clandestino perciò ho iniziato ad assistere questi ultimi ospitando raccogliendo abiti e cibo, Italiani come sempre si sono contraddistinti per generosità e sensibilità ci aiutarono tanto affinché tutti hanno trovato l’accoglienza in tutta l’Europa, America, Canada, Australia ecc. Grazie all’ organizzazione UCEI e Padre Teclehaimanot.
Grazie a tutti quelli che mi hanno difesa e per la loro nobiltà d’animo.
Per la persona che che mi ha messo le notizie false sul mio conto gli aspetta una querela per la diffamazione a mezzo stampa.
Mi dispiace che siano stati insultati gli Italiani per bene.
Mia Mamma da piccola mi ha insegnato che il pattume non è un roseto, perciò siate impermeabili alle parole infelice degli infelici, godevi il vostro roseto.
La giustizia trionferà.
P.S.
Di IPHONE NE AVEVO DUE E ROTTO IL 5 è rotto irrimediabilmente l’altro solo il vetro, sono cose e basta invece per qualcuno è importante per me un mezzo di lavoro.
Vi abbraccio tutti.

La risposta del sig. De Santis non si è fatta attendere:

Attendo con speranza la sua querela.
Nel frattempo chiariamo alcuni punti:
Cosa ci faceva davanti agli idranti della polizia a difendere degli abusivi da 4 anni?
Con quale diritto interviene su uno sgombero autorizzato per impedirlo, probabilmente ben sapendo, dato il suo ruolo, del mercimonio dei posti letto all’interno dello stesso stabile o della poltrona a 3 euro l’ora davanti alla tv al plasma? E dei soldi sequestrati dalla Digos?
Sa qual’è la sua fortuna, Signora Gemma Vecchio?
Che vive in Italia e non in un paese civile.
E certi colori sono diventati intoccabili e non condannabili.
In un paese civile, magari anche nel suo di origine dove una cosa simile non le sarebbe stato consentito, sarebbe nelle patrie galere a scontare la pena corrispettiva alla sua ostruzione strumentale, a fine pubblicitari, di uno sgombero autorizzato.
Le ricordo, così en passant, che un leader di un partito italiano che si era opposto in maniera pacifica ad uno sgombero di ITALIANI che pagavano PERFINO REGOLARMENTE l’affitto al comune di Roma, si è fatto mesi di domiciliari e fu portato in caserma in manette, come un qualsiasi delinquente.
L’unica differenza?
Difendeva ITALIANI ed era diversamente nero.
La saluto, attendendo, SPERANZOSO, la sua querela per diffamazione a mezzo stampa.
(Per sua conoscenza, in italiano, a mezzo stampa si intende che io ho pubblicato qualcosa sui giornali, in TV o in un sito web registrato all’ordine dei giornalisti… ed aggiungo: quale sarebbe la diffamazione?).
Sono ansioso di conoscerla dalla querela da lei promessa.

È bene ricordare la diffamazione a mezzo stampa citando la sentenza 08/06/2015 n° 24431 della Cassazione spiegata da Altalex.com e posto come esempio di giurisprudenza sul Brocardi:

Cass. n. 24431/2015

La diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca “facebook” integra un’ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595, comma terzo, c.p., poiché trattasi di condotta potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone.

Nel frattempo uno dei post del sig. De Santis (uno tra quelli embeddati nell’articolo qui sopra) è stato da lui o rimosso o modificata la privacy. Nel frattempo il sig. Talanti (collega del sig. De Santis) ha pubblicato il seguente commento pubblico nella mia pagina Facebook:

Abbiamo rimosso il mio materiale protetto da copyright. Le viene vietata la diffusione e/o la riproduzione in qualsiasi forma.
Nota: nei romanzi, sottolineo romanzi, vengono citati i Savi di Sion, ma non “I Protocolli dei Savi anziani di Sion” a cui lei fa riferimento. Inoltre la “PsicoPolizia” citata da Nico De Santis è presente in 1984 di George Orwell ed essendo un romanzo non può essere un falso storico come dice lei.
Infine i romanzi della saga scritta da me e da De Santis non ha nulla a che vedere con il post di Gemma.
E lei fa il debunker? Non controlla nemmeno quello che scrive lei, facendo lei disinformazione. Figuriamoci la credibilità e autorevolezza che possono avere le sue analisi di questo post.
Confonde Savi (personaggi del romanzo) coi Protocolli (mai citati), Psicopolizia da romanzo con “falso storico” (non mi pare Orwell avesse mai detto che la psicopolizia esistesse), i romanzi di un autore con Gemma che non c’entra nulla. Tutte castronerie che avrebbe evitato semplicemente leggendo i libri prima di scrivere, cosa che un debunker che si rispetti dovrebbe avere l’accortezza di fare.

Nel mio articolo mi riferivo al contenuto del post del sig. De Santis e non al libro del Talanti, il quale era solo condiviso dal primo. Inizialmente era presente uno screenshot che riportava l’immagine, in seguito avevo fatto lui un favore oscurando la figura e il suo nome dall’articolo. Siccome il sig. De Santis si lamentava della presenza degli screenshot scattati dalla sua bacheca, ho optato per gli embed forniti dallo stesso Facebook proprio per diffonderne i contenuti pubblici pubblicati sul social network all’esterno di questo. Purtroppo, operando in tal senso, era tornata la copertina del libro del Talanti nel mio articolo. Contattato in privato da quest’ultimo, gli spiegai il problema e che l’unico che poteva intervenire era il suo amico, non io. Così è stato e il post è stato o rimosso o “oscurato” attraverso le impostazioni della privacy.

Respingo le accuse relative ad una presunta violazione di Copyright relativa alla pubblicazione di un embed Facebook contenente la copertina di un libro. Inoltre, ricordo l’art. 70 Legge sulla protezione del diritto d’autore (Legge 633/41) che riporta quanto segue:

1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purchè non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera

Ricordo che il soggetto trattato nella mia frase sotto riportata, e presente tutt’ora nel mio articolo, è il post del sig. De Santis, non il libro:

Sicuramente, come vediamo nei giorni prima in un altro post [soggetto] del 28 agosto, un po’ di pubblicità la sta facendo dopo il suo post su Gemma citando addirittura bufale storiche (es. i “Savi di Sion“) e Orwell (“psicopolizia“):

Il motivo per la quale ho parlato di libri è perché il sig. De Santis si presenta come “editore” (sulla sua pagina Facebook) e “scrittore” (di cui ho notato diversi libri in vendita online), di conseguenza si presenta come “personaggio pubblico” (come ho spiegato in precedenza). Non ho commentato in alcun modo negativo i contenuti delle sue opere, nemmeno quelle del sig. Talanti. Il riferimento era riferito alle citazioni presenti nel post del sig. De Santis.

In merito alla questione, negli ambienti dei fan del genere e credenti delle teorie di complotto, sentendo parlare in un unica frase “Nuovo Ordine Mondiale“, Soros e le solite banche è inevitabile che riportando “Savi di Sion” (“Протоколы сионских мудрецов” in russo e “Elders of Zion” in inglese, ossia “Anziani di Sion“) si finisca con il collegarlo ai noti protocolli bufala.

The Secrets of the Wise Men of Zion is the first documented version of the Protocols published outside of Russia. Published in Charlottenburg, Germany, 1920. (US Holocaust Memorial Museum)

Nel sito del “US Holocaust Memorial Museum” troviamo l’intera cronologia della storia relativa ai protocolli, dove leggiamo:

The Protocols, supposedly the record of secret meetings of Jewish leaders, describes an alleged conspiracy to dominate the world. The conspiracy and its leaders, the so-called Elders of Zion, never existed. Although the Protocols has been proven a fraud on many occasions, it continues to inspire those who seek to spread hatred of Jews.

EDIT 13 settembre

In merito alla questione embed, Facebook permette l’esportazione dei propri contenuti in siti esterni attraverso l’incorporamento dei post pubblici attraverso del codice HTML forniti dalla stessa piattaforma.

La Corte di Giustizia UE si era pronunciata in merito sul caso BestWater ritenendo che la pubblicazione di un embed non costituisce una violazione del copyright:

A stabilirlo è la Corte di Giustizia Europea, che recentemente si è espressa sulla liceità della pratica dell’embedding, ovvero la pubblicazione di video di YouTube sulle pagine dei propri siti web attraverso l’inserimento di un apposito codice.

Occasione per il chiarimento è stata la causa intentata in Germania dalla BestWater, azienda che produce filtri per l’acqua, contro due agenti di vendita di una compagnia concorrente, accusati di avere incorporato nel loro sito, senza autorizzazione, un video che BestWater aveva pubblicato sul suo account di YouTube.

Secondo quanto stabilito dai giudici, la diffusione di un video già pubblicato in rete attraverso il mero inserimento di un codice è da ritenersi affine all’attività di condivisione di un link. Infatti, l’embedding non costituisce una nuova o diversa comunicazione al pubblico ma è di fatto solo un collegamento dal momento che il video non viene alterato e non viene proposto a un nuovo tipo di audience.

La decisione della corte segue la linea interpretativa contenuta nella sentenza del caso Svensson, nella quale si è sancito che la condivisione di un link ad un contenuto già raggiungibile non corrisponde a una nuova “messa a disposizione di un’opera al pubblico in maniera tale che quest’ultimo possa avervi accesso”.

Il discorso non vale solo per Youtube, ma per ogni altra piattaforma che fornisca la possibilità di incorporare un codice embed in siti esterni ad essa. Ogni accusa di violazione del diritto d’autore in seguito alla pubblicazione di un embed nell’articolo viene rimandata al mittente.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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