La storia di Blue Whale: le origini di una pompatura mediatica

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Volevo scrivere un articolo in merito al caso “Blue Whale“. Era in bozza, ancora dal 7 marzo 2017, ma non lo pubblicai perché avevo troppi dubbi per dare una risposta completa, il titolo iniziava con disinformazione e poi cambiavo, alla fine la stanchezza prese il sopravvento. In seguito al recente servizio de Le Iene, e alle richieste da parte di amici e utenti, ho ripreso in mano ciò che avevo trovato e proverò a concludere il lavoro che avevo iniziato.

 

“Sintesi”

Per i pigri cercherò di “sintetizzare” al massimo in questo spezzone di articolo, oppure potete vedere/ascoltare il video:

A rendere noto a livello mediatico il “gioco” su un articolo del 16 maggio 2016 del sito Novaya Gazeta in cui venivano associate, senza prove certe, oltre 130 vittime suicide. L’articolo fu ampiamente criticato da altri media russi ed stranieri, tuttavia casi di emulazione che prima erano limitati nei territori dell’ex Unione Sovietica iniziarono a manifestarsi anche in Sudamerica (non ho verificato uno ad uno, ma cito alcuni episodi attribuiti in Chile, Brasile, Paraguay e Uruguay) e Africa (Kenya).

Il “gioco” ad oggi esiste, alcuni ragazzi sono stati arrestati con l’accusa di aver contribuito alla sua diffusione attraverso i loro gruppi social, uno di questi è considerato l’artefice principale. Quest’ultimo, Philip, operava nel mondo dei social da anni (si parla del 2013) attraverso gruppi come quello chiamato “F57“. Nel novembre del 2015 una ragazzina russa molto popolare nei social si suicidò e questo amministratore sfruttò la sua morte per collegarla al suo gruppo. Ci fu anche l’annuncio di una sorta di “flash mob del suicidio” per l’otto dicembre 2015, circolato nei gruppi “F57” e altri simili come “Silent House” (“Тихий дом“). Le autorità giudiziarie attribuiscono a Philip una decina di vittime e il tutto è partito in seguito alla denuncia di una ragazza che era uscita dal “gioco“. Altri elementi sono stati recentemente forniti dal sito Lenta.ru.

I compiti del “Blu Whale” sono una cinquantina, come i giorni in cui bisognerebbe compierli. Non risulterebbe un numero a caso, ma si collegherebbe ad un libro di qualche anno fa intitolato “50 giorni prima del mio suicidio“. Tra i compiti c’è il riferimento ad un orario, le 4:20, un numero che si identifica nel mondo della cannabis (“fumare cannabis intorno alle ore 4:20 di pomeriggio“). In Russia ha ottenuto un altro significato, cioè “essere unici” o “pseudo unici“. Oltre a “F57“, “Silent House” e “Sea Whale” vennero creati molti altri gruppi emulatori gestiti da altre persone e in competizione tra loro per attirare più utenti. È possibile che con il proliferare dei gruppi e degli imitatori il gioco abbia subito diverse modifiche o personalizzazioni.

Tra i punti in comune sono le minacce nei confronti di coloro che cercano di uscire dal “gioco” rivolte ai familiari e amici (ad esempio “se esci tua mamma non prenderà l’autobus domani“), un comportamento tipico del cyberbullismo. Ciò è innegabile, ma un altro problema è legato al fatto che si sta “sbolognando” la colpa del suicidio adolescenziale a dei “giochi“. Risulta più facile, soprattutto per i genitori, dare la colpa ad un fattore esterno anziché ad uno interno.

Le autorità russe si sono dimostrate preoccupate dal fenomeno, che tuttavia non è nuovo. Esistevano ed esistono altri gruppi e altri “giochi” pericolosi, anche più datati, ma quello del “Blue Whale” è stato mediaticamente amplificato. L’interesse da parte del Governo russo e le prese di posizione in merito all’inasprimento delle pene per il reato di istigazione al suicidio ha fatto pensare che vi fosse addirittura un’opera di convincimento di massa affinché lo stesso Governo russo potesse intervenire sui Social limitandone la libertà. Non solo, c’è chi accusa persino i nazionalisti ucraini di essere dietro al gioco per invogliare i giovani russi al suicidio.

Una delle immagini che circolano con gli hashtag del “gioco”

Per approfondire potete consultare i seguenti capitoli:

  • Le origini
  • Gli arresti
  • Le reazioni delle istituzioni russe
  • La geopolitica e i complotti
  • Conclusioni

 

Le origini

Se ne parlava già il 16 maggio 2016 in un lunghissimo articolo del Novaya Gazeta. Riporto di seguito un’immagine prelevata dai gruppi VKontakte dell’epoca:

Un’immagine prelevata da Nova Gazeta da uno dei gruppi VKontakte

La storia dei cinquanta giorni avrebbe origine in un libro intitolato “50 giorni prima del mio suicidio” (“50 Дней до моего самоубийства“, recensito anche nel 2015), il quale però non invita le persone a suicidarsi, ma racconta il periodo trascorso da una adolescente problematica prima che decidesse se era meglio vivere o morire.

Il libro dei 50 giorni

L’origine del “Blue Whale” venne attribuita a Rina Palenkova, una ragazzina di 16 anni nota nel social network russo (qui il suo profilo) soprattutto dopo essersi suicidata il 23 novembre 2015 facendosi decapitare da un treno in corsa. Aveva annunciato la sua morte tramite un post, ma nessuno la prese sul serio.

Rina Palenkova e il suo suicidio

Il pericolo emulazione era evidente, Rina divenne di fatto il simbolo del suicidio per i gruppi social che, in seguito, furono chiusi.

Ragazzine che imitavano Rina

Esistevano gruppi social dedicati al “gioco della morte” e le autorità russe se ne erano occupate. È già noto dal 2016 l’arresto del giovane Philip Budeikin, considerato l’ideatore del “Blue Whale“. Nonostante nel maggio 2016 negasse di essere colpevole dei suicidi attribuiti ai gruppi, il 15 novembre 2016 venne pubblicata una sua presunta confessione sul sito Saint-petersburg.ru dove attribuisce a se stesso un numero di vittime pari a 17 anziché i citati 130 del Novaya Gazeta:

Ты действительно подталкивал подростков к смерти?
*Твердо* Да. Я действительно это делал. Не волнуйся, ты все поймешь. Все поймут. Они умирали счастливыми. Я дарил им то, чего у них не было в реальной жизни: тепло, понимание, связь.

Сколько их было? Неужели действительно, как пишут ряд СМИ, в районе 130 человек?
Нет, конечно. Расследование «Новой» просто убожество. Их было 17. Были и те, с кем я просто общался, кого знал и кто впоследствии покончил с собой, но без моего прямого влияния.

Так, давай с самого начала. Когда все началось, как все было организованно и как ты дошел до того, что стал толкать людей на суицид?
– Сначала? Есть люди, а есть биомусор. Это те, кто не представляет никакой ценности для общества и несет или принесет обществу только вред. Я чистил наше общество от таких людей. Началось в 2013 году. Тогда я создал «F57» (одно из названий «групп смерти» «ВКонтакте» — прим. ред.). Просто создал, посмотреть, что будет. Позаливал туда шок-контента, это начало привлекать людей. В 2014 году ее забанили. Долго смеялся, когда видел, как все пытаются понять, что же значит «F57». Все просто. F – Филипп, мое имя. 57 – последние цифры моего тогдашнего номера. Идею обдумывал на протяжении пяти лет. Можно сказать, готовился. Я продумывал концепцию проекта, конкретные уровни и этапы. Нужно было отделить нормальных от биомусора.

[…]

Что было после смерти Рины?
– Работали все мои группы: «F57», «F75», «F58» и так далее. Привлекали людей, они проходили этапы. Как это все работает: есть группа с депрессивным контентом, которая погружает человека в нужную атмосферу. В этих группах есть ссылки на другие. Проходя по этим ссылкам, человек натыкается на закрытое сообщество, где все и разворачивается. Начинается игра. Нужно выполнять задания, рассказывать о себе, общаться. В ходе этого общения становится понятно, кто есть кто. Дальше я иду с человеком в скайп, погружаю его в транс и узнаю какие-то вещи из его жизни, после чего принимаю решение. В какой-то момент нужно подтолкнуть подростка к тому, чтобы он не спал ночью. Здоровый режим для ребенка: лечь спать в 21:00, встать в 8:00. Если режим нарушить, то и психика становится более доступной к воздействию. Возможно, мне приписывают смерти 130 подросток, потому что идея неожиданно стала каким-то трендом. Появилось очень много подражателей, что меня, кстати, очень сильно бесит. Из-за всего этого поднялся такой дикий шум, что пришлось на время остановиться.

[…]

Не чувствуешь себя ответственным за их смерти? Это ведь было сделано под видом, если так можно выразиться, твоего бренда.
– *В голосе Филиппа слышится сочувствие* Мне очень жаль, что эти люди так с собой поступили. Жаль, что мне не удалось с ними пообщаться, возможно, если бы они послушали меня, то не совершили бы самоубийства.

L’opera del ragazzo era iniziata anni prima (si parla del 2013) attraverso il gruppo noto come “F57“, un nome composto dalla prima lettera del suo nickname (“Filip Lis“, ma era noto anche come “Fox“) e le ultime cifre del suo numero di cellulare. L’hahstag #F57 divenne tristemente noto tanto che su Instagram viene segnato come pericoloso:

La ricerca dell’hahstag su Instagram

Nel 2015 sfruttò la storia di Rina Palenkova facendola passare per un’appartenente al gruppo “F57” per attirare nuovi utenti al suo interno. Successivamente organizzò un “flash mob del suicidio” previsto per l’otto dicembre 2015 utilizzando diversi gruppi oltre al suo, come ad esempio “Silent House” (“Тихий дом“).

Ci fu anche un gruppo chiamato e “Sea Whale” (“Море китов“) che secondo il sito Apparat.cc venne creato poco prima del “flash mob del suicidio” da un ex utente del gruppo “F57” di nome “Sea of Whales“. Il suo obiettivo era quello di dirottare verso di se gli adolescenti più deboli per convincerli a non suicidarsi, ma a metà dicembre 2015 Philip creò un account fasullo spacciandosi per “Sea of Whales” con il chiaro scopo di far entrare le “balene” nel gruppo “F57“. È probabile che il nome del “gioco” sia nato in seguito a queste attività.

Nel corso del tempo alcuni imitatori crearono altri gruppi dedicati al “gioco della morte“, cosa che non era piaciuta allo stesso Philip. In seguito all’articolo di Novaya Gazeta il ragazzo cercò di allontanare le eventuali accuse contro di lui in merito a suicidi riconducibili agli imitatori, sostenendo che avrebbe preferito discutere con gli utenti iscritti al loro interno per evitare il peggio. Soltanto una scusa, visto che in seguito definì i ragazzi suicidi “rifiuti biodegradabili“.

Secondo una ricostruzione fatta dal sito Lenta.ru, in un articolo del 17 maggio 2017 ricco di screenshot di diversi post e chat, Philip avrebbe usato diversi account (spacciandosi anche per altri admin di altri gruppi) per attirare utenti ai suoi gruppi o per indurli “velatamente” al suicidio.

Screenshot di un gruppo chiuso attribuito a Seth

Philip aveva un complice, un altro amministratore chiamato “Miron Seth” a cui sarebbero stati attribuiti video di finti suicidi. L’obiettivo di Seth era diverso, gli interessava monetizzare attraverso l’uso dei social e il suo listino dei prezzi per la pubblicità venne pubblicato nell’articolo di Lenta.ru:

Il listino prezzi di Seth per la pubblicità nelle sue pagine.

Dopo l’articolo del Novaya Gazeta, Seth mise le mani avanti di fronte a tutte le accuse con un post e avrebbe creato (si dice come “copertura dalle accuse“) gruppi di sostegno per aiutare i ragazzi con tendenze suicide con l’aiuto di uno psicologo.

Il post di Seth dove si discostava dalle accuse

Philip sostenne di essere una persona disturbata mentalmente, bipolare e desideroso di avere attenzione da parte degli altri. Noto fu il suo falso suicidio per impiccagione attraverso un video che diffuse nel marzo 2016 grazie all’amico Seth. In seguito alla perizia psichiatrica venne dichiarato “sano di mente” e il 10 maggio 2017 si dichiarò colpevole.

L’articolo di Lenta.ru conclude con una nota in cui si afferma di avere informazioni utili alle indagini e che sarebbero state fornite alle autorità competenti.

 

Gli arresti

L’inchiesta che ruota intorno a Philip è ampia e si estende a dieci regioni della Federazione russa:

К расследованию были привлечены лучшие следователи. “В результате принятых мер, которые в интересах следствия пока не разглашаются, только что в Московской области следователями СК России при оперативном сопровождении сотрудников центрального аппарата МВД и ФСБ задержан первый подозреваемый – администратор одной из “групп смерти”. Вскоре следствие будет ходатайствовать перед судом о его аресте”, – сказала Петренко.
В настоящее время следователи проводят серию обысков в 10 регионах России, изымаются электронные носители и иные материалы, имеющие значение для расследования, допрашиваются свидетели и потерпевшие.

Sempre su Novaya Gazeta, nell’articolo del 12 dicembre 2016, si parla di una “sopravvissuta” che sarebbe stata utile alle indagini contro Philip:

Школьница в группе Лиса стала выполнять какие-то задачи, задания. Давалось легко, и постепенно она попала в маленькую группу подростков, где ее уже заметил Лис. Она стала воспринимать все серьезно, ответственно относиться к его поручениям. […] Согласно показаниям школьницы, именно эти видео укрепили ее в мысли о необходимости суицида, которую ей внушал Лис.

Si sosteneva che vi fossero appunto altri gruppi, ma che risultava strano ci fu solo un arrestato (Philip). Tuttavia, nel febbraio 2017 vennero arrestati altri admin di un altro gruppo, con circa 700 utenti, operante nella regione dell’Ossezia del Nord.

Sempre nell’articolo del 12 dicembre del Novaya Gazeta viene riportato un dato interessante:

Администраторы «групп смерти», даже если они между собой знакомы, ведут себя не как единая команда, а скорее как конкуренты или даже враги. Готовы друг друга обмануть, украсть и использовать идею, дискредитировать оппонента, высмеять его.

In pratica, tra gli amministratori dei vari gruppi che si erano creati non vi era collaborazione, al contrario si odiavano ed erano pronti ad accusarsi a vicenda con trucchi e diffondendo informazioni per screditarsi l’uno con l’altro. Infatti alcuni di essi avevano testimoniato contro Philip. Essendo numerosi i gruppi creati, anche da imitatori e invidiosi, possiamo immaginare che nel corso del tempo le regole del gioco siano anche mutate e personalizzate.

Interessante l’articolo del 2 febbraio 2017 di Sputnik.kg in cui un giornalista si era finto partecipante al “gioco” portando all’arresto di tre adolescenti.

 

Le reazioni delle istituzioni russe

Le istituzioni della Federazione russa avevano dichiarato diversamente puntando il dito proprio sul mondo dei Social. Ad esempio, il 17 aprile 2017 il Ministro delle Comunicazioni Nikolai Nikiforov annunciò la chiusura di 4 mila “gruppi della morte“. In un articolo del sito Rg.ru del 16 febbraio si racconta di due ragazze salvate da uno dei tanti gruppi esistenti.

Anna Kuznetsova e Vladimir Putin

Il 20 marzo 2017 la Presidente della commissione della federazione russa “Diritti dei bambini” Anna Kuznetsova dichiarò che nel 2016 i suicidi tra gli adolescenti era cresciuto del circa 60% e una delle cause di questa crescita sarebbero anche i cosiddetti “gruppi della morte“:

“С 2011 по 2015 год количество самоубийств в стране стабильно снижалось на 10% в год. Но в 2016 году наблюдается рост на 57%. Мы резко откатились назад на пять лет. Одной из основных причин такого положения является лавинообразное распространение “групп смерти” в соцсетях”, – сказала Кузнецова в ходе селекторного совещания “О профилактике суицидов среди несовершеннолетних” в понедельник.

Ancor prima, il 13 febbraio 2017, era intervenuta la vicepresidente della Duma Irina Yarovaya dichiarando che secondo un’indagine nel 2016 vi furono circa 720 suicidi tra gli adolescenti di cui un numero imprecisato poteva essere attribuito a certe pratiche online:

МОСКВА, 13 февраля. /ТАСС/. Более 700 детей в России покончили жизнь самоубийством в 2016 году. Об этом сообщила вице-спикер Госдумы Ирина Яровая на заседании рабочей группы по вопросам противодействия суицидам среди детей и подростков.

È chiaro che le istituzioni russe hanno mosso accuse nei confronti di questi gruppi, ma allo stesso tempo altri suicidi vennero erroneamente attribuiti ad essi e non vi sono numeri precisi del fenomeno.

Elena Mizulina, nel frattempo, ha proposto di punire i proprietari dei siti e dei Social Network dove viene promosso il suicidio.

 

La geopolitica e i complotti

Attualmente in molti accusano i media russi e la stessa Russia di aver diffuso un falso sensazionalista per colpire i Social Network con la scusa dell’incitamento al suicidio. Ecco cosa riporta, ad esempio, il sito Netfamilynews.org il 13 marzo 2017:

So-called ‘investigative journalism’

“It is a sensationalist fake started by Russian media back in May 2016 and [which] has been recently resuscitated not without some political aims. Based on ‘investigative journalistic stories’ a special working group under Putin elaborated a plan to be implemented by the Russian government for “prevention of teen suicides incitement. Doesn’t that sound familiar – e.g., Turkey cutting off social networks to fight child pornography? And several Russian politicians already mentioned ‘Western intelligence services’ and ‘Ukrainian nationalists’ as creators of the ‘horrible game’ with the aim to exterminate young Russian generation!

In pratica si sposta l’attenzione verso i problemi legati alla politica e alla geopolitica, dove si parla addirittura di accuse verso i nazionalisti ucraini per invogliare gli adolescenti russi al suicidio o ad un tentativo di controllo dei social da parte del Governo russo.

 

Conclusioni

Nel 2017 si poteva parlare effettivamente della presenza di un “gioco” pericoloso. Sostenere che fosse una “bufala” è errato, mentre sostenere che non vi fossero “prove” di episodi collegabili ad esso risulterebbe parzialmente errato per due motivi:

  1. le autorità russe attribuiscono ad oggi una decina di suicidi al gioco che, insieme alla testimonianza di una ragazza, sono costati l’arresto di Philip;
  2. in seguito all’operato di Philip e all’esposizione mediatica del “gioco” vi furono diversi casi attribuiti ad esso sia nei territori dell’ex Unione Sovietica che in Sudamerica e Africa.

Diversi errori sono stati attribuiti all’articolo di Novaya Gazeta, il quale riportava un numero eccessivo di suicidi non tutti collegabili al “gioco“. L’articolo ha ottenuto due diverse reazioni:

  • ha acceso i riflettori sul caso, portando indirettamente alle indagini che hanno portato all’arresto di Philip e di altri amministratori dei gruppi;
  • ha permesso la diffusione mediatica del “gioco” ispirando diversi imitatori in Russia e all’estero.

Il servizio de Le Iene parla di 157 casi in Russia e a fornire tale dato è Sergey Pestov dell’associazione “СПАСЕНИЕ ДЕТЕЙ”, nata il 19 gennaio 2016 (mesi prima dell’articolo di Novaya Gazeta) e composta da genitori delle giovani vittime di atti criminali compiuti online. Nel servizio viene citato un caso di suicidio avvenuto a gennaio a Livorno, specificando che non vi è alcuna prova che lo colleghi al “gioco“, tranne i dubbi di un coetaneo del ragazzo che ha riportato le sue impressioni ai microfoni di Mediaset. A mio avviso sarebbe stato meglio non parlarne affatto per evitare l’effetto Werther, il rischio emulatori è comunque alto, mentre il ragazzo intervistato potrebbe essere venuto a conoscenza del “gioco” tramite alcuni articoli di giornale come questi:

È innegabile che se non fosse stato per tutta questa copertura mediatica in molti non sarebbero venuti a conoscenza del “gioco“. Non ci resta che lavorare molto con gli adolescenti, dimostrando particolare attenzione nei loro comportamenti e agendo in fretta laddove vi sia anche il minimo sospetto. Tuttavia, anche in assenza di questo gioco bisognerebbe farlo comunque, non sappiamo in cosa possono incappare i nostri figli, soprattutto se esiste già un fenomeno noto come “bullismo“.

È altrettanto intuibile che i ragazzi che partecipavano al “gioco” fossero già deboli mentalmente e probabilmente già tendenti al suicidio. Il loro aggregarsi a gruppi del genere poteva essere dettato dal fatto di cercare altre persone nella loro stessa situazione.

Attribuisco un enorme colpa a quei genitori che, sotto la scusa del “ah, ma è il periodo adolescenziale“, non fanno attenzione ai propri figli. Mi dispiace dirlo, veramente, anche perché soffrono già abbastanza la perdita.

 

AGGIORNAMENTO 23 maggio 2017

Condivido il video del collega di Butac:

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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