I dipendenti Lidl e le Rom rinchiuse. Non si difendono gli incivili, indipendentemente dalla loro etnia

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Tre addetti di un supermercato Lidl di Follonica (Grosseto) rinchiudono nel gabbiotto dell’immondizia due donne Rom mentre stavano rovistando, fanno un video dove le deridono e le trattano come bestie per poi condividerlo online fieri del loro gesto. Si scatena la solita battaglia social tra chi sostiene il gesto e chi no (per diversi motivi).

Poi arrivano i politici (che ricordo tutti hanno un ruolo delicato in quanto influencer) come Matteo Salvini che sostenendo il gesto, elogiandolo, forniscono un appoggio politico e legale ai coinvolti e a chiunque in futuro voglia imitarli:

Io sto con i LAVORATORI (li contatterò già oggi per offrire loro tutto il nostro sostegno, anche legale) e non con le ROM “FRUGATRICI”. Ma quanto urla questa disgraziata??? #ruspa e CONDIVIDI!

C’è chi sostiene il gesto, ritenendo che non se ne può più dei Rom e che i ragazzi del Lidl sarebbero addirittura “eroi“. C’è chi invece condanna il gesto, citando il reato di “sequestro di persona“. Chi sostiene il gesto accusa di buonismo gli altri, accusandoli di sostenere i Rom delinquenti.

Gli errori dei dipendenti del Lidl sono più di uno. Il più grave è quello umano, per quanto lo accettiate o meno.

 

Il reato di sequestro di persona

I giovani sono stati denunciati dai carabinieri di Follonica (non dalle nomadi, interpellate dall’Arma solo ad indagini avviate in seguito alla diffusione del video) per il reato di sequestro di persona (Art. 605 del Codice Penale). Questa è l’accusa principale mossa anche da molti contestatori dell’atto compiuto. C’è un “ma” che andrebbe spiegato.

Certo, il contesto è quello del sequestro di persona, laddove due persone (si, le due Rom sono persone, esseri umani) sono state private della loro libertà per un determinato periodo di tempo (sappiate la durata della privazione è irrilevante in termini legali). L’errore più grave a livello legale dei dipendenti del Lidl è stato non aver chiamato le forze dell’ordine, sbilanciando sempre di più verso di loro il reato di sequestro di persona:

Ma qual’è stata la difesa dei due dipendenti del supermercato autori delle immagini dello scandalo? I carabinieri di Follonica riferiscono al Giornale che «entrambi i giovani non sembrano essersi resi conto della gravità del loro comportamento». Sostengono di «aver sorpreso le due nomadi a rubare in un’area chiusa al pubblico» e di averle per questo «bloccate in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine, prontamente avvertite». Ma la verità è che nessuna chiamata da parte loro è mai arrivata al 112 dell’Arma. L’unica testimoniata di come siano andati i fatti è data invece da quel video.

Mettiamo il caso relativo all’intrusione di una persona o di più persone all’interno di una proprietà privata (mettiamo l’esempio di un’abitazione) citato da molti sostenitori del gesto. Se beccate sul fatto potrebbero essere arrestate “in flagranza” da qualunque altra persona (non per forza dalle forze dell’ordine) secondo l’articolo 383 del Codice Penale:

1. Nei casi previsti dall’articolo 380 ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio.
2. La persona che ha eseguito l’arresto deve senza ritardo consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia.

Comprenderete che il comma due dell’articolo 383 richiede l’intervento delle forze dell’ordine, ma nel caso dei dipendenti del Lidl non sono state nemmeno interpellate e non vi è alcun “corpo del reato” (che a quanto pare sarebbe l’immondizia del supermercato).

Poco contano le accuse rivolte alla donna Rom di aver inscenato una finta disperazione, ciò non cambia la situazione in termini legali.

 

I bulli non vanno mai esaltati

Si, esatto. I dipendenti del Lidl non si sono comportati da “eroi”, non hanno fatto alcun gesto che li potesse definire tali. Ci troviamo davanti ad un video in cui i bulli si mostrano sadici ed eccitati per poi condividere il loro gesto online mostrando il loro “celodurismo“.

Condivido l’analisi pubblicata da Leano Cetrullo:

LA #ZINGARA IMPRIGIONATA DA UN #BAMBINO ECCITATO
La teatralità isterica della donna rinchiusa in gabbia è palese, come lo è anche il comportamento sadico del dipendete #Lidl. La zingara è evirata della sua libertà, mentre il sadico sale al piano superiore, sulla gabbia, per mostrare la sua grandezza e superiorità di controllo onnipotente, mentre lei con le mani in bocca, strilla come una bambina che cerca di attirare l’attenzione della madre in situazioni di pericolo. C’è una guerra tra infanti, da una parte una donna in regressione teatrale isterica e dall’altra un bambino sadico eccitato. Il dipendente Lidl non è certo un uomo, ma neanche un maschio (come molte donne oggi lamentano), è esattamente un infante che non è ancora in grado di riconoscere che il proprio potere ha dei limiti ben definiti. Il bambino ha la falsa convinzione che tutto quello che si pensa, possa essere realizzato, e che quindi si possa rinchiudere una donna in gabbia per mostrare a tutto il web il proprio fallo simbolico che è assente nella vita reale. Un leone su Facebook, un gattino castrato nella vita.
I background culturali sono estremamente diversi. La donna probabilmente traumatizzata e deprivata più volte della propria libertà nel suo paese di origine, sta rivivendo ancora una volta il trauma della prigionia, regredendo a stadi evolutivi infantili.
A perdere ancora una volta è sempre l’uomo-bambino, immaturo cronico, che caratterizza questa epoca storica italiana. Quell’adulto mai diventato uomo perché #imprigionato nella culla sotto il controllo decisionale della madre, ma che ora può ribaltare questa diade di sottomissione, controllando la vita degli altri in modo onnipotente e mostrando la sua grandezza in modo pubblico.
Non c’è bisogno di licenziare quel dipendente Lidl, la vita lo ha già licenziato da tempo.
LC

Quello compiuto dai dipendenti del Lild è un gesto incivile da condannare e che non li rende migliori di altri incivili indifferentemente dalla loro etnia. La domanda sorge spontanea: che società civile volete essere? Volete controbattere un problema con un altro problema?

L’errore di Salvini è proprio quello di aver esaltato il gesto e i colpevoli, ma il suo interesse è puramente politico ed è un dato di fatto che nonostante anni di governi con la Lega il problema tanto contestato non sia stato risolto (ricordo ai leghisti che Maroni finanziava i campi).

 

Extra

Condivido il post dell’amica Giulia Corsini:

In un universo parallelo due dipendenti della Lidl di etnia rom rinchiudono due clochard italiani nel cassonetto della carta. Salvini difende gli italiani chiusi nel cassonetto e sprona la Lidl a lincenziare i rom, altri li difendono, dicendo che se la Lidl li licenziasse sarebbe razzista oppure sminuisce l’accaduto puntando il dito contro Salvini, che sta strumentalizzando la situazione come al solito. In realtà per capire se una persona è razzista bisogna sempre pensare come si sarebbe comportata invertendo la situazione. Se attacca o difende delle persone a scapito di altre in virtù della loro etnia, origine o nazionalità, allora è razzista.

Una delle tante discussioni via Twitter:

“Il problema non si risolve con un altro problema”

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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