Google banna da AdSense siti che diffondono notizie false. In Italia colpito un noto bufalaro?

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Il collega e amico Matteo Flora mi segnala oggi un articolo interessante su Downloadblog.it dal titolo “Google banna da AdSense oltre 200 siti che diffondono notizie false“:

Google continua a fare seriamente nella lotta contro la diffusione di notizie false e nell’ultimo trimestre del 2016 ha bannato ben 200 editori dalla piattaforma AdSense, assicurandosi così che la diffusione di bufale e notizie false, troppo spesso prese per vere dai condivisori seriali sui social network, non guadagnino da questa disinformazione, o che almeno non lo facciano tramite Google.

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Tra le vittime di questa pulizia di fine anno ci sono molti siti che hanno provato a spacciarsi per famose organizzazioni e testate, spesso acquistando domini di primo livello simili a quelli ufficiali, cambiando qualche lettera o accorciandone il nome e puntando così sulla scarsa capacità di verifica dei lettori.

Il 21 gennaio 2017 era uscito un articolo su LaStampa.it a firma Andrea Nepori, con il quale ho discusso giorni fa al telefono sul tema delle bufale e dei siti bufalari:

Una delle reti più attive e di maggiore successo è quella che comprende i gruppi chiusi “Segreto di Stato” (quasi 80.000 iscritti) e “Catena umana”. I post condivisi vanno dalle palesi falsità – una foto del compianto Marco Pannella con una scritta populista sulla sua presunta pensione d’oro – ai post che rimestano nel torbido della xenofobia e dell’odio contro immigrati, rom e politici – principalmente di sinistra – a favore dell’accoglienza e dell’integrazione. La presidente della Camera, Laura Boldrini, e l’ex-ministro del governo Letta Cécile Kyenge, ad esempio, sono protagoniste ricorrenti di storie inventate e titoli strillati fatti apposta per generare clic.

«I siti pubblicizzati su quei gruppi hanno spesso nomi che richiamano quotidiani famosi, come Gazzetta24 o SkyTG24News», spiega a La Stampa David Puente, informatico esperto di comunicazione e cacciatore di bufale per vocazione.

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Chi ci sia dietro, nel caso specifico di “Segreto di Stato”, non è un mistero. «Questa struttura fa riferimento a Vincenzo Todaro. È un ex-imprenditore edile di Parma. A differenza di altri che fanno la stessa cosa non si è mai nascosto, anzi spesso ha rivendicato il suo operato», spiega ancora Puente. «Tutto è nato con CatenaUmana, sito lanciato nel 2012. ll gruppo Segreto di Stato combacia con il sito omonimo. Nella pagina Privacy e Cookies viene riporta una email che appartiene a Todaro e usa il dominio di CatenaUmana.

Nell’articolo c’è anche un’intervento di un portavoce di Google:

«Abbiamo aggiornato le nostre norme per i publisher e ora impediamo che gli annunci Google vengano posizionati su contenuti ingannevoli, così come rifiutiamo la rappresentazione ingannevole nelle norme che regolano il nostro programma di annunci pubblicitari», ha dichiarato a La Stampa un portavoce di Google. «D’ora in avanti, eviteremo di servire annunci pubblicitari su pagine che travisano, deformano o nascondono informazioni circa il publisher, il contenuto del publisher, o lo scopo primario della web property».

Dal giorno della pubblicazione su LaStampa.it ho notato che sui siti di Todaro non erano più visualizzati i banner Adsense nonostante il codice di chiamata ci sia ancora. Probabilmente c’è lo zampino di Google (sarebbe ora).

Certo, i banner da parte di altri fornitori ci sono ancora, ma è già un buon risultato. Avanti il prossimo!

AGGIORNAMENTO

Come è giusto che sia, ecco la fonte primaria del ban dei 200 account: l’articolo del blog di Scott Spencer (“Director of Product Management for Sustainable Ads di Google“).

Publishers and website owners use our AdSense platform to make money by running ads on their sites and content, so we have strict policies in place to keep Google’s content and search networks safe and clean for our advertisers, users and publishers. When a publisher violates our policies, we may stop showing ads on their site, or even terminate their account.

We’ve had long-standing policies prohibiting AdSense publishers from running ads on sites that help people deceive others, like a site where you buy fake diplomas or plagiarized term papers. In November, we expanded on these policies, introducing a new AdSense misrepresentative content policy, that helps us to take action against website owners misrepresenting who they are and that deceive people with their content. From November to December 2016, we reviewed 550 sites that were suspected of misrepresenting content to users, including impersonating news organizations.  We took action against 340 of them for violating our policies, both misrepresentation and other offenses, and nearly 200 publishers were kicked out of our network permanently.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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