La Protezione civile non ha creduto al primo allarme dall’hotel Rigopiano? Al lupo al lupo!

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Il Fatto Quotidiano, in un articolo del 24 gennaio 2017, riporta che la Protezione Civile non aveva creduto al primo allarme diffuso dall’hotel Rigopiano. Per quale motivo? L’avrebbero scambiato per la solita catena di Sant’Antonio:

Sono le ore 18 e 20 del 18 gennaio e l’uomo ha appena ricevuto un messaggio Whatsapp da Parete. “Sono Marcella di cognome, Quintino di nome. Il mio cuoco mi ha contattato su Whatsapp cinque minuti fa, l’albergo di Rigopiano è crollato, non c’è più niente… Lui sta lì con la moglie, i bimbi piccoli… intervenite, andate lassù”, dice. L’operatrice della Protezione civile però non gli crede: “Questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, è crollata la stalla di Martinelli“.”No, no! Il mio cuoco mi ha contattato su Whatsapp 5 minuti fa, ha i bimbi là sotto… sta piangendo, è in macchina… lui è uno serio, per favore”, replica il ristoratore. La donna però non si fa persuadere. “Senta, non ce l’ha il suo numero? Mi lasci il numero di telefono. Ma è da stamattina che circola questa storia, ci risulta che solo la stalla è crollata. Che le devo dire?”.

In questo articolo non mi occuperò di verificare questa notizia, ma mi voglio soffermare su una questione molto importante che ribadisco spesso nei miei articoli:

La diffusione di queste bufale, oltre a creare falsi allarmismi, renderanno non credibili i casi veri arrivando a dire “ah ma è una bufala che circola da anni“. Ricordate mai la storia di “al lupo al lupo”? Ecco, ci siete già dentro fino al collo (se non contrastiamo la diffusione di certe falsità anche oltre).

Se confermato, il caso riportato dai media è la conseguenza delle bufale, una conseguenza che potrebbe essersi rivelata letale. La Protezione Civile avrebbe dovuto comunque verificare la segnalazione e procedere per vie legali contro la persona che diffondeva l’allarme nel caso si fosse rivelato infondato.

Mi hanno fatto notare che tra i commenti dell’articolo del Fatto c’è quello di un tal Gabriele:

Bene, ora una bella incriminazione per omicidio colposo ed omissione di soccorso ai debunker di bufale.

Il problema è la mancata verifica, quella verifica che puntualmente io e i miei colleghi facciamo con molta attenzione proprio per evitare che accadano episodi spiacevoli e dannosi. Ritenere che una notizia sia a prescindere una bufala è un grosso errore, ritenere che la colpa di ciò che sarebbe accaduto sia dei debunker è fantasioso.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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