Il caso del “licenziamento” del migrante siriano sgambettato da una reporter. Ecco cosa riporta la stampa spagnola

Dal 23 gennaio 2018 il mio blog non ha più banner pubblicitari e viene sostenuto dalle vostre donazioni che potete inviare qui: https://www.paypal.me/DavidPuenteit

Il Giornale pubblica il 17 ottobre 2016 un articolo dal titolo “Licenziato il migrante siriano sgambettato da una reporter: “È uno sfaticato”“, che a sua volta riprende quello del Corriere intitolato “«È uno sfaticato». Licenziato Osama, il migrante ‘sgambettato’ in Ungheria“:

In seguito a quell’episodio Mohsen, che nel suo Paese faceva l’allenatore di calcio, è stato invitato dal Real Madrid per una foto di rito ed è stato assunto da Angel Galan, presidente di una scuola di allenatori di Canafe. La giornalista, invece, viene licenziata e indagata per “disturbo dell’ordine pubblico”. Dopo un anno da quell’inaspettato lavoro, però, per Osama è arrivato il licenziamento. Perché? Galan ha spiegato così la sua scelta di non rinnovare il contratto al migrante: “Osama è uno sfaticato – riporta il Corriere – Arriva in ufficio, accende il computer e non fa altro. Per un anno gli abbiamo passato lo stipendio ma non possiamo più pagare uno così improduttivo. Non ha nemmeno imparato lo spagnolo”.

Insomma, ottenuto il lavoro s’è seduto sugli allori. Il datore di lavoro ha detto che se imparerà la lingua e se dimostrerà di voler lavorare, magari ci ripensa. Per ora Osama dovrà fare gli scatoloni e cercare un’altra occupazione. Lui si è difeso così: “Non mi hanno rinnovato il contratto senza spiegarmi il motivo. Tra un mese mi raggiungerà la mia famiglia e sono senza lavoro, in una situazione difficile. La scuola ha avuto un enorme ritorno dal mio caso”.

La giornalista dello sgambetto ha raccolto ciò che ha seminato, ma non è l’eventuale condotta di Osama a redimerla. Passiamo ora a quanto diffuso in Spagna in merito a questa storia.

Ecco cosa riporta il noto quotidiano spagnolo El Mundo il 14 ottobre:

Al parecer, la decisión de Cenafe se debe a que Osama no ha aprendido español durante su estancia en Getafe, cosa que habían acordado ambas partes. Desde que llegó a España, ha estado formándose en el club de entrenadores, que le había fichado como técnico. Además de su sueldo, recibía una ayuda para el alojamiento y cobertura sanitaria para sus dos hijos, que residen con él en la localidad madrileña.

La decisión del club parece motivarse únicamente en la cuestión del idioma y, en caso de que Osama aprenda español, Cenafe podría volver a contar con él. De momento, estará cuatro meses sin trabajo cobrando el paro.

Ecco quanto riporta la testata sportiva Marca il 14 ottobre:

La razón: no haber aprendido el idioma en este año.

Pasados los 12 meses de la duración de su contrato, Osama no ha aprendido a hablar español, como en teoría había acordado con la escuela de entrenadores, por lo que Cenafe ha decidido no renovar al técnico.

Interessante anche l’articolo del 13 ottobre di EcoDiario.es, il quale riporta il resoconto di un colloquio con Miguel Ángel Galán:

Pasado un año, sin embargo, Osama denuncia que Cenafe no le ha renovado el contrato. Dice que le han ofrecido seguir sólo hasta 2017, pero que tres meses no es tiempo suficiente. Por eso, añade en The New York Times, ha rechazado esa oferta de trabajo y medita irse de nuestro país para buscar una nueva vida porque al sur de la capital no encuentra muchas motivaciones para continuar su permanencia en España.

EcoDiario.es se ha puesto en contacto con Miguel Ángel Galán, presidente de Cenafe para dar una versión de la historia de Mohsen que matiza sensiblemente lo narrado por este entrenador sirio. Según Galán, Cenafe sí que ha ofrecido trabajo a Osama siempre y cuando el técnico aprenda español para poder trabajar sin la necesidad constante de un traductor, algo que dobla los gastos que genera su contratación.

Además, insiste Galán, Cenafe ha prolongado por un año el contrato de alquiler de la vivienda en la que residen con su hijo. Es decir, que Osama y Zaid tienen garantizada su casa en Madrid al menos hasta septiembre de 2017.

Sólo se le ha suprimido la relación laboral hasta que no aprenda español y la ayuda de 700 euros al mes que se le había abonado hasta la fecha para facilitar la reunificación familiar, reunificación que no se ha producido. Su hijo mayor se encuentra en Alemania y su mujer y otros dos hijos continúan en Turquía, donde los dejó cuando, hace un año, partió como otros tantos refugiados sirios.

Osama, insiste Galán, tiene derecho a cuatro meses de paro por lo trabajado en este periodo de tiempo y también posee algunos ahorros de lo ganado por conferencias y charlas dadas en este periodo en el que ha explicado su caso y la situación que se vive en Siria.

En Cenafe, insisten, acogerán con los brazos abiertos a Osama si cumple con el requisito de aprender español para desarrollar su trabajo. En caso contrario, su permanencia en la organización no será rentable y por lo tanto, no se le recontratará.

Ve li traduco in sintesi:

  • non è un licenziamento, ma semplicemente un mancato rinnovo del contratto;
  • il motivo non è che sia uno sfaticato, ma il fatto che sia mancato un requisito richiesto fin dall’inizio dell’attività lavorativa: imparare bene lo spagnolo;
  • Miguel Ángel Galán, presidente del Cenafe, ha spiegato che era costoso mantenere l’interprete per Osama;
  • Osama potrà tornare a lavorare a gennaio/febbraio se dimostrerà di compiere il requisito richiesto, ossia apprendere lo spagnolo;
  • Galán informa i giornalisti che la società sosterrà ancora il contratto e l’affitto dell’abitazione di Osama e suo figlio fino a settembre del 2017;

Le critiche riportate dal Corriere sono quelle citate dal sito spagnolo LaRazon.es, forse l’unico a riportarle il 14 ottobre alle ore 23:05, il quale ricostruisce il botta e risposta polemico tra Osama (che ha sostenuto la tesi dell’uso della sua storia per l’immagine della scuola) e il deluso Galán:

Un año después, la solidaridad profesional se ha agotado. A Osama se le acaba el contrato este mes y Cenafe no se lo renueva: le apunta al paro y Galán asegura que en febrero, si ha aprendido español, le volverá a contratar. «Ahora viene a la oficina y como no entiende español, no hace nada: se sienta delante del ordenador todo el día. Hemos estado un año regalándole el sueldo y no tengo capacidad para soportar más a un trabajador que no es rentable», asegura a este periódico Miguel Ángel Galán.

Ya no se le ve como un refugiado, sólo como un empelado. Cuando Osama llegó hace un año, todo era distinto. Él y su hijo de siete años estuvieron en todos los periódicos, en el Santiago Bernabéu, en las televisiones. Galán casi siempre estaba con ellos: «La escuela se ha aprovechado de mis circunstancias, hice entrevistas y siempre me acompañó el director de la escuela que quiere ascender en la Federación», explicaba ayer Osama en la Cadena Ser. «Eso no tiene sentido», contestaba Galán en este periódico: «Si es por eso, le habría echado antes. ¿De qué me sirve Osama para ganar a Villar? Su imagen pública sí nos ha favorecido para salir de en los medios, pero antes Cenafe era la primera escuela de entrenadores y sigue siéndolo ahora. Yo lo traje de corazón y no tengo que dar explicaciones».

[…]

«No hay actitud», insiste Galán, que le ha pagado la casa hasta noviembre del año que viene. «Va a estar en paro, pero no desamparado. Que se ponga las pilas», exige. «Hay una sensación de que darle trabajo es una obligación y no lo es. Yo tengo mi conciencia tranquila, pero si no habla español, no hay nada que hacer»

Insomma, delusione e rancore nelle parole di Galán, il quale pretende che il suo impiegato impari lo spagnolo perché possa lavorare nella sua struttura.

Vale la pena riportare il confronto tra le traduzioni delle parole di Galán nei confronti di Osama:

Corriere: “è uno sfaticato. Arriva in ufficio, accende il computer e non fa altro. Per un anno gli abbiamo passato lo stipendio ma non possiamo più pagare uno così improduttivo. Non ha nemmeno imparato lo spagnolo“.

Corretta: “Adesso viene in ufficio e siccome non capisce lo spagnolo non fa nulla: si siede di fronte al computer tutto il giorno. Per un anno gli abbiamo regalato lo stipendio e non posso più sopportare un lavoratore che non è redditizio”.

Il problema del mancato rinnovo sta nella lingua, la reazione del siriano è sbagliata, ma le porte per lui sono tutt’ora aperte purché dimostri di volere il lavoro, ma come riportano gli stessi quotidiani spagnoli sembra che voglia cambiare paese.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
REGOLAMENTO DELLA DISCUSSIONE
Non sono consentiti:
- messaggi off-topic (tradotto: non inerenti al tema trattato)
- messaggi anonimi (registratevi almeno a Disqus)
- messaggi pubblicitari o riportanti link truffaldini (verranno sempre moderati i commenti contenenti link esterni)
- messaggi offensivi o contenenti turpiloquio
- messaggi razzisti o sessisti
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)
Se vuoi discutere in maniera costruttiva ed educata sei il benvenuto, mentre maleducati, fanatici ed esaltati sono cortesemente invitati a commentare altrove.
Comunque il proprietario di questo blog potrà in qualsiasi momento, a suo insindacabile giudizio, cancellare i messaggi che violeranno queste semplici regole. I maleducati (soprattutto se anonimi) verranno bloccati. In ogni caso il proprietario del blog non potrà essere ritenuto responsabile per eventuali messaggi lesivi di diritti di terzi.

Regolamento in vigore dal 5 settembre 2016 - Aggiornato 26 agosto 2017.