C’è chi dice Pinochet in Venezuela e c’è chi dice battaglia di Marzabotto. Non hanno fatto i compiti a casa

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È stata una settimana meravigliosa, dove abbiamo assistito ad una serie di eventi che ci devono ricordare l’importanza della cultura e dell’istruzione.

Abbiamo assistito al caso di Luigi Di Maio e il suo grossolano errore geografico, dove “per venti minuti Pinochet ha comandato il Venezuela“. Abbiamo assistito al caso della lettera di un padre contrario ai compiti a casa, che non condivido affatto, e a quello degli immaturi all’Università. Per finire in bellezza, salvo sorprese dell’ultimo minuto, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi chiama “battaglia” la strage di Marzabotto (video):

Matteo Renzi: “Lo dico all’Anpi, questo governo è orgoglioso di aver messo più soldi di qualsiasi altro governo, a tutela della memoria. Nel mio cuore c’è il 70esimo, vissuto a Marzabotto con Ferruccio e gli altri eredi di quella battaglia, perché voglio garantire che comunque la si pensi sul referendum costituzionale, quei valori sono anche i nostri”

Renzi avrebbe potuto usare il suo iPhone e controllare su Wikipedia prima di salire sul palco:

L’eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna.

[…]

Dopo il Massacro di Sant’Anna di Stazzema commesso il 12 agosto 1944, gli eccidi nazisti contro i civili sembravano essersi momentaneamente fermati. Ma il feldmaresciallo Albert Kesselring aveva scoperto che a Marzabotto agiva con successo la brigata Stella Rossa e voleva dare un duro colpo a questa organizzazione e ai civili che l’appoggiavano. Già in precedenza Marzabotto aveva subito delle rappresaglie, ma mai così gravi come quella dell’autunno 1944.

[…]

La mattina del 29 settembre, prima di muovere all’attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste, comprendenti sia SS che soldati della Wehrmacht, accerchiarono e rastrellarono una vasta area di territorio compresa tra le valli del Setta e del Reno, utilizzando anche armamenti pesanti. «Quindi – ricorda lo scrittore bolognese Federico Zardi – dalle frazioni di Panico, di Vado, di Quercia, di Grizzana, di Pioppe di Salvaro e della periferia del capoluogo le truppe si mossero all’assalto delle abitazioni, delle cascine, delle scuole», e fecero terra bruciata di tutto e di tutti.

Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini. Fu l’inizio della strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno. La violenza dell’eccidio fu inusitata: alla fine dell’inverno fu ritrovato sotto la neve il corpo decapitato del parroco Giovanni Fornasini.

Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il numero delle vittime civili si presentava spaventoso: circa 770 morti. Le voci che immediatamente cominciarono a circolare relative all’eccidio furono negate dalle autorità fasciste della zona e dalla stampa locale (Il Resto del Carlino), indicandole come diffamatorie; solo dopo la Liberazione lentamente cominciò a delinearsi l’entità del massacro.

Se avesse usato veramente usato il cellulare, questa volta avrebbe evitato l’ennesima gaffe (come se non bastasse Marco Polo).

Bocciati in storia
Bocciati in storia

Era dai tempi di Berlusconi e papà Cervi che non vedevo scene del genere.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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