L’Avvenire, Celentano e l’8×1000

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Al Festival di Sanremo, Celentano si è permesso di criticare L’Avvenire e Famiglia Cristiana ritenendo che, secondo lui, dovrebbero essere chiuse. Non è mancato il contro attacco del giornale cattolico, L’Avvenure, il quale ha ritenuto a sua volta che l’attacco del molleggiato è dovuto ad un articolo da loro scritto in merito al compenso che percepirà dalla Rai:

Tutto questo perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata, si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo e farle funzionare per un anno intero.

Marco Tarquino, direttore de L’Avvenire, risponde ironicamente cosi:

Dunque andiamo chiusi anche noi. Buona idea: così a tutti quei poveracci, tramite il Comune competente, potrà elargire le sue prossime biciole di cachet. Davvero un bello spettacolo. Bravo, viva Sanremo e viva la Rai.

Ma cos’ha detto Celentano in merito a L’Avvenire e Famiglia Cristiana?

Avrò girato mille chiese e morire se durante la predica si capisce qualcosa di quello che dice il prete. Nelle ultime file non si sente niente ma il Vangelo dice ‘beati gli ultimi’. Se c’è una cosa che non sopporto e mi innervosisce non soltanto dei preti ma anche dei frati è che quando fanno la predica non parlano mai della cosa più importante, non parlano mai del paradiso come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire ma le cose non stanno così: noi siamo nati per vivere. Giornali inutili come Famiglia Cristiania e l’Avvenire dovrebbero essere chiusi perché per loro il discorso di Dio occupa poco spazio, lo spazio delle loro testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come Don Gallo che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli ultimi.

Sono perfettamente d’accordo con Celentano. Non mi è piaciuta la risposta de L’Avvenire.

Celentano riceverà ben 750 mila euro per partecipare a Sanremo. Sono una bella somma di denaro, ma che non percepirà comunque: lo devolverà in beneficenza, si farà lui stesso carico degli oneri fiscali (pagherà di tasca sua le tasse dovute al compenso di 750 mila euro) e delle spese di permanenza all’Ariston.

Insomma, parliamoci chiaro, Celentano sta pagando di tasca sua per andare a Sanremo, non ci guadagnerà nulla in termine di denaro, al contrario.

A chi andranno i 750 mila euro? Saranno tali nel caso Celentano parteciperà a quattro o a tutte le serate, mentre se farà una sola serata parleremo, allora, di 350 mila euro. Celentano donerà il compenso agli ospedali di Emergency e a una ventina di famiglie bisognose che saranno indicate dai sindaci di Milano, Roma, Firenze, Napoli, Verona, Cagliari e Bari.

Soldi nostri? Certo! La Rai, essendo televisione pubblica, “pagherà” Celentano con i soldi del canone. Ma io preferisco mille volte pagare Celentano, che poi devolve tutto in beneficenza e ci rimette del suo, invece che un Vieri pagato per “ballare” a 630 mila euro.

Vogliamo parlare di soldi nostri? Parliamo allora dell’8 per mille, che nel 2011 è arrivato a quota un miliardo, 118 milioni, 677 mila, 543 euro. Se contiamo che i sacerdoti in servizio attivo nel nostro Paese sono circa 33 mila e 896, ad ognuno di loro andrebbero circa 33 mila euro l’anno, ma solo 10 mila 541 verranno loro destinati. E gli altri 761 milioni 379 mila 807 euro? A me spaventa che la Chiesa abbia speso nel 2005 ben 9 milioni di euro, una somma equivalente al triplo donato dai preti per le vittime dello Tsunami. Nove milioni che poteva usare per altre spese.

Lasciamo stare cosa faccia il Vaticano con i restanti milioni sopra citati, parliamo dell’8 per mille. Ok, potrete dire che ognuno di noi decide a che chiesa destinarlo, ma anche nel caso non venisse barrata quella benedetta casella i soldi andrebbero alla Chiesa Cattolica, al contrario di quanto avviene in Spagna, dove quei soldi vanno in quel caso allo Stato. Stiamo finanziando uno stato straniero, e questo fa resistenza pure a far vedere i conti davanti alle inchieste antiriciclaggio da parte dei giudici italiani. Bella faccia tosta sta Chiesa, ma anche il nostro Stato non scherza.

Il sistema dell’8 per mille è alquanto perverso. Nel 2004 solo il 34,56% dei contribuenti italiani ha scelto la Chiesa Cattolica come destinataria del loro 8 per mille. Lo Stato, però, non ha dato il 34,56% del totale raccolto dall’8 per mille alla Chiesa Cattolica, bensì l’87,25%. E’ il nostro stesso Stato che garantisce questo Stato straniero un incasso annuale stratosferico.

L’Avvenire criticherà i soldi dati a Celentano, ma perché non critica queste percentuali gonfiate? Al Vaticano dovrebbe andare meno, molto meno se si contassero i reali contribuenti dell’8 per mille. Ah, e dato che ci siamo… L’Avvenire critichi anche i contributi pubblici ai giornali, e critichi se stesso che li percepisce, al contrario de Il Fatto Quotidiano che vive di vita propria.

Tra Celentano e L’Avvenire, io sto con il molleggiato. Le famiglie disagiate ed Emergency (e tutti i pazienti che aiuteranno grazie a questi soldi) ringrazieranno.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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