La Barilla non vuole che sulle etichette venga indicato il Paese di provenienza del grano? Facciamo chiarezza

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Il 19 luglio 2018 l’utente Rafael pubblica il seguente post Facebook ottenendo oltre 31 mila condivisioni:

La Barilla non vuole che sulle sue etichette venga indicato il Paese di provenienza del grano? No problem, non si compra Barilla!

Un’affermazione molto “tirata“. Il 21 agosto 2017 dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali venne pubblicato il seguente comunicato:

“Da metà febbraio – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina –  avremo finalmente etichette più trasparenti sull’origine di riso e grano per la pasta. È una scelta decisa compiuta insieme al Ministro Calenda, che anticipa la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando così la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l’Ue”.

Nello specifico:

COSA PREVEDONO I DECRETI
GRANO/PASTA
Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

La Barilla ha rispettato tale disposizione, tanto che nelle confezioni leggiamo:

Paese di coltivazione del grano: Italia e altri Paesi UE e non UE

Tale dicitura rispecchia il le condizioni “Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”“.

Ne aveva parlato ampiamente “Il Fatto Alimentare” in un articolo del 12 febbraio 2018. Inoltre, sul sito della Barilla Group abbiamo molte informazioni utili, come la “Provenienza del grano della pasta Barilla“:

Tale responsabilità nel tempo è diventata missione: per la produzione del suo prodotto simbolo, la pasta, l’azienda utilizza esclusivamente grani duri di alta qualità ad alto contenuto proteico. Solamente grani di pregio che provengono non solo dall’Italia, dove per variabili climatiche e organolettiche dei terreni spesso non c’è abbastanza grano di alta qualità da utilizzare, ma anche da produttori esteri che soddisfano gli alti requisiti qualitativi richiesti da Barilla. Ogni anno in media circa il 30% del grano necessario per fare la pasta viene selezionato tra le migliori varietà del mondo e importato principalmente da Francia, Stati Uniti d’America e Australia, in percentuali variabili a seconda della qualità dei raccolti. La provenienza del grano della pasta Barilla è garanzia di qualità. Nel 2016 l’azienda emiliana ha acquistato globalmente 1.167.000 tonnellate di grano duro: circa il 70% proviene da fornitori locali che si trovano vicini a dove Barilla produce la sua pasta (Italia, Stati Uniti, Grecia, Turchia, Russia). In Italia, ha acquistato ben 732 mila tonnellate di grano duro che rappresentano circa il 54% del grano complessivamente comprato nel Belpaese.

Se volete ancora più informazioni c’è il sito Guardatustesso.it e l’area “Il nostro grano non conosce confini“.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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Regolamento in vigore dal 5 settembre 2016 - Aggiornato 26 agosto 2017.