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Il 9 giugno 2018 la pagina Facebook “Voice of Europe” pubblica un video con la seguente descrizione:
Migrants in Italy don’t like their hotel and decide to destroy their rooms
Il video è sgranato, dura appena un minuto e mezzo. La descrizione è chiara, si sostiene che ai migranti ripresi non piaccia l’hotel dove sono ospitati e quindi distruggono le loro stanze. Il video originale dura molto di più e spiega la situazione, per rintracciarlo è bastato notare un logo in alto a destra:
Il titolo del video: “‘It’s like a prison, no electricity or water’: a Naples shelter for refugees – video”
Nell’articolo del The Guardian si parla di un gruppo di richiedenti asilo della Costa d’Avorio, ospitati a Napoli da oltre un anno, che protestavano perché nella struttura dove alloggiavano erano stati chiusi da giorni sia l’acqua che il gas. Senza le tubature in funzione, il fetore all’interno dell’immobile era diventato intollerabile. Non solo, un altro motivo di protesta riguardava la mancanza dei viveri da parte di chi era tenuto a fornirli.
Uno dei protagonisti dell’episodio aveva dichiarato di aver denunciato più volte alle autorità i responsabili della struttura, visto che questi vengono pagati per il loro vitto e alloggio (ricordate i famosi “35 euro al giorno“). Un mese dopo dal giorno della protesta, i richiedenti asilo vennero trasferiti in un’altra struttura.
L’articolo contesta il business e la corruzione nell’ambito dell’ospitalità dei richiedenti asilo, lasciati e abbandonati a se stessi percependo il denaro da parte delle istituzioni.
Detto questo, il video pubblicato da “Voice of Europe“, e il loro relativo commento, non riporta informazioni utili a comprendere la vicenda nella sua interezza, alterando la realtà dei fatti e puntando a percepire che i migranti protestino perché vogliono “hotel a 5 stelle” o più confort (come dice qualcuno, “la pacchia“).
Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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