Perché il referendum catalano non è un referendum

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Ora che sono tornato dalle trasferte a Brescia e Cesena, dove ho tenuto due bellissimi interventi sul tema bufale e fake news in attesa dei prossimi a Senigallia e Lugano (altri da definire) trovo il tempo per parlarvi del referendum catalano. Premetto che ritengo oscene le violenze a cui abbiamo assistito in questi giorni e che questo articolo non le giustifica, ma questo non rafforza in alcun modo lo stesso “non referendum” e il suo risultato “bulgaro“.

Iniziamo spiegando che il referendum era incostituzionale siccome la stessa Costituzione spagnola, votata democraticamente da tutti i cittadini spagnoli nel noto “Día de la Constitución” del 1978, stabilisce all’articolo 92 le modalità:

Artículo 92

1. Las decisiones políticas de especial trascendencia podrán ser sometidas a referéndum consultivo de todos los ciudadanos.

2. El referéndum será convocado por el Rey, mediante propuesta del Presidente del Gobierno, previamente autorizada por el Congreso de los Diputados.

3. Una ley orgánica regulará las condiciones y el procedimiento de las distintas modalidades de referéndum previstas en esta Constitución.

In pratica, la Costituzione spagnola votata democraticamente dagli spagnoli nel 1978 pone Parlamento e Governo (eletti democraticamente) il potere di indire i referendum, mentre questo “non referendum” è stato deciso a livello locale illegalmente.

La democrazia e il voto sono sacrosante, non c’è dubbio su questo, ma l’organizzazione di questo “non referendum” non tutela affatto la democrazia e non tutela affatto il voto del singolo cittadino che vuole esprimere il suo parere.

Le modalità del voto erano già una farsa, dove chiunque poteva stampare a casa la scheda elettorale e consegnarlo presso qualsiasi seggio organizzato per il “non referendum“:

Il sito del referendum dove si poteva scaricare il file PDF dove scrivere il proprio voto

Pensate che Wikileaks aveva pubblicato sul proprio sito i files utili (scheda inclusa) per partecipare al “non referendum“:

Wikileaks ha condiviso i files per votare al “non referendum”

Mentre in Italia abbiamo assistito alle comiche sulla matita copiativa, mentre in Spagna potevate votare due volte (video):

“Votando diverse volte senza problemi”

Ecco un altro esempio:

Due foto in due seggi diversi, stessa persona al voto.

Oppure quattro volte in totale libertà, come ha fatto questo ragazzo (rilanciato da diversi account Twitter):

Un ragazzo ha votato quattro volte al “non referendum” catalano.

Non c’erano veri e propri controlli ai seggi, al limite viene chiesto un documento per poi essere segnati all’interno di un semplice elenco. Non solo, durante il referendum ad un certo punto lo stesso Governo catalano aveva annunciato ai cittadini catalani che potevano votare in qualsiasi seggio:

El Govern ha dispuesto que los catalanes puedan votar este domingo en cualquier colegio electoral durante el referéndum ilegal del 1-O. Así, la Generalitat aplica el censo universal para facilitar la votación, según han indicado fuentes del Govern y posteriormente ha anunciado oficialmente Jordi Turull.

Sostenere che ha vinto il “” in queste condizioni è qualcosa di ridicolo. Come si può pretendere di definire democrazia “non referendum” del genere?

Comunque sia, anche volendo considerare il risultato “bulgaro” dove il “Sì” avrebbe vinto con il 91.96% su un totale di 2’262’424 voti, nonostante i sequestri e nonostante i doppi, tripli o chissà quanti voti espressi dalle stesse persone, tenendo conto che gli aventi diritto di voto erano 5’343’358 hanno votato meno della metà. Un altro problema è che non c’era alcun quorum, per decisione dello stesso Governo catalano per evitare sconfitte, ma di fatto così facendo sarebbero bastati 100 votanti dove 51 votavano “” per vincere facile.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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