Il Blog di David Puente

DISINFORMAZIONE Monsignor Scarano, l’amico dei profughi beccato con 20 milioni di euro su jet privato

Il 21 novembre 2016 il sito bufalaro “Libero Giornale” pubblica un insolito articolo dal titolo “Monsignor Scarano, l’amico dei profughi beccato con 20 milioni di euro su jet privato“. Ferma il mondo, questa me la ricordo:

Monsignor Scarano, l’amico dei profughi beccato con 20 milioni di euro su jet privato

La Procura di Roma ha chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per il vescovo dei migranti, monsignor Nunzio Scarano, nel processo che lo vede accusato di corruzione e calunnia. Il procedimento è legato al tentativo di far rientrare dalla Svizzera con un jet privato circa 20 milioni di euro.

Il religioso, già contabile dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, finì ai domiciliari il 29 giugno 2013. La sentenza è attesa per il prossimo 18 gennaio davanti ai giudici della V sezione penale.

Ecco l’articolo del 21 dicembre 2015 dell’Ansa:

(ANSA) – ROMA, 21 DIC – La Procura di Roma ha chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per monsignor Nunzio Scarano nel processo che lo vede accusato di corruzione e calunnia. Il procedimento è legato al tentativo di far rientrare dalla Svizzera con un jet privato circa 20 milioni di euro. Il religioso, già contabile dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, finì ai domiciliari il 29 giugno 2013. La sentenza è attesa per il prossimo 18 gennaio davanti ai giudici della V sezione penale.

Ebbene si, ci troviamo davanti ad una “riproposta”, un vecchio articolo dell’anno scorso (pubblicato da noti siti fogna – “il vescovo dei migranti” è stato aggiunto) utilizzato adesso da “Libero Giornale” per fare visite (intanto le condivisioni Facebook sono oltre 6 mila). Tuttavia è del 18 gennaio 2016 l’aggiornamento sul caso pubblicato da Rainews:

Monsignor Nunzio Scarano non ha avuto alcun ruolo nel tentativo (fallito) di far rientrare in Italia 20 milioni di euro depositati in Svizzera e riconducibili agli armatori D’Amico. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma che hanno condannato l’ex addetto contabile all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) a due anni di reclusione per il solo reato di calunnia, assolvendolo da quello di corruzione, perchè il fatto non sussiste.