Roberto Benigni pagato 200 mila euro per il SI al referendum costituzionale? Facciamo chiarezza

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Oggi Sergio mi scrive in privato in pagina:

sergio

Ma è vero che benigni si è preso 200 mila euro per fare la campagna per il si? io non ci credo

Noto che il 29 settembre 2016 siti come News-free.it pubblicavano articoli dal titolo “Rai, 200 mila euro per i 6 minuti di Benigni per sponsorizzare il SI al Referendum“, la cui fonte però è Il Fatto Quotidiano con l’articolo dal titolo “Rai, 200 mila euro per i 6 minuti di Benigni” del 5 giugno 2016. Ecco cosa riporta News-free.it:

Sei minuti del Roberto Benigni convertito al Sì per il referendum costituzionale sono costati 200.000 euro circa alla Rai. Un compromesso andato in onda la sera del 2 giugno che ha evitato grandi imbarazzi e lascia qualche strascico di polemiche. Quando nei giorni scorsi a Palazzo Chigi è arrivata la notizia che la Rai prevedeva.

Roberto Benigni è’ sicuramente uno dei più grandi artisti italiani ma certe cifre non possono non destare scalpore. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Fatto, la Rai avrebbe dato al comico toscano 200 mila euro per la registrazione del prologo di 6 minuti della replica di “La più del mondo” la trasmissione sulla Costituzione italiana mandata in onda la prima volta nel 2012 con grande successo: 12 milioni di telespettatori e 43% di share.

I vertici della tv pubblica hanno pensato di replicare la puntata il 2 giugno scorso. Hanno eliminato i riferimenti all’attualità di 4 anni fa ed hanno aggiunto un prologo di 6 minuti in cui Benigni afferma che “ad eccezione della prima parte sui diritti e doveri, la Costituzione si può ritoccare secondo quanto previsto dall’articolo 138”, Un chiaro endorsement alla riforma costituzionale di Renzi che non è passato ovviamente inosservato.

Ciò che invece rischiava di passare in secondo piano erano i costi dell’operazione: 200 mila euro per 6 minuti ovvero più di 33 mila euro al minuto. Cifra che un italiano medio non guadagna neanche in un anno di lavoro. Per la cronaca la replica di “La più bella del mondo” è stato un mezzo flop. Solamente il 15% di share, ben 28 punti in meno di quanto fatto nel 2012.

I sei minuti di cui parliamo sono quelli che introducono la replica dello spettacolo del 2012, in cui cita le possibilità di modifica della Costituzione date dall’articolo 138 della stessa, che di fatto è corretto conoscere al  fine di comprendere le possibilità e i limiti relativi alle modifiche che possono essere fatte nella nostra Carta:

Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

È ormai risaputo che Roberto Benigni sia a favore del SI al referendum costituzionale che verrà votato a dicembre, ma non vi è alcun riferimento esplicito a favore del SI durante la replica del 2 giugno 2016, come invece qualcuno ha pensato di interpretare. Potete vedere e ascoltare voi stessi quanto da lui affermato:

I 200 mila euro sono per quei 6 minuti inediti? A spiegare bene la situazione è Tvblog.it nell’articolo del 6 giugno 2016:

Nel 2012, Presta e Benigni avevano concordato con la Rai 1,8 milioni chiavi in mano per La più bella del mondo. Come sempre i due non hanno ceduto i diritti, ma solo “affittato” lo spettacolo per la serata. Il costo era elevato, ma il risultato è stato da record: quasi il 43 per cento di share e 12 milioni di spettatori. Una produzione costosa, ma con un risultato da Festival di Sanremo. Tutti contenti. Quando, nelle scorse settimane, in Rai hanno avuto l’idea della replica hanno riaperto il negoziato con Lucio Presta. Il risultato lo hanno visto tutti: tagliati i riferimenti all’attualità del 2012, limitato qualcosa qua e là, e aggiunta del prologo di Benigni. Con una piccola ma decisiva aggiunta: “La Costituzione si può ritoccare? Ma certo, è scritto dentro la Costituzione, non la prima parte dei diritti e doveri fondamentali, ma la seconda parte sì, lo dice l’articolo 138 (…) Prezzo: 200 mila euro, un po’ meno della metà di quanto costa di solito una prima serata della Rai. Gli ascolti sono stati da replica di lusso, ma pur sempre da replica: 15 per cento. Dal punto di vista aziendale, niente di cui lamentarsi.

Capiamo, quindi, che per lo spettacolo andato in onda nel 2012 non vennero ceduti i diritti alla RAI e che la sua replica di giugno, aggiornata con i 6 minuti extra iniziali, è costata in totale 200 mila euro. La stessa conclusione fatta anche dai colleghi di Butac.

Inutile fare polemica sostenendo che vi sia una propaganda per il “SI” in questo intervento di Benigni, ciò che è stato riportato è un dato di fatto e nulla più, un dato di fatto che interesserebbe anche a coloro che vorrebbero ridurre il numero dei parlamentari e quindi apportare modifiche agli articoli 56 e 57.

Poi ognuno è assolutamente libero di votare ciò che ritiene giusto al Referendum, preferisco però che si voti secondo coscienza e consapevolezza, e non perché Benigni o Pinco Pallino sia a favore del “SI” o del “NO”.

 

AGGIORNAMENTO 4 ottobre 2016

Immaginavo che sarebbe arrivato qualche commento per sostenere, nonostante tutto, che Benigni abbia fatto propaganda per il “SI”. Vi rispondo con una semplice risposta, cioè citando il Presidente della Vigilanza Rai del Movimento 5 Stelle, l’ortodosso Roberto Fico. Nel suo sito, così come nella sua pagina Facebook, non c’è alcuna accusa del genere nei confronti dei 6 minuti extra di Benigni, ma soltanto un post del 2 giugno alle 16:31 (prima della messa in onda) relativo al suo “cambio fronte”:

roberto-fico-benigni

Sulla riforma della Costituzione Benigni tentenna: prima no, poi sì. È curioso, perché su una materia che conosce talmente bene al punto da impartire lezioni, dovrebbe avere le idee molto chiare. Ma naturalmente si tratta di opinioni, e chiunque può avere un ripensamento.
Quello che ci delude profondamente è il giudizio superficiale su un movimento di cittadini che ha intrapreso un percorso senza precedenti nella storia di questo Paese. Con una fatica e un impegno enormi stiamo portando un altro senso di sovranità e di partecipazione democratica. Un movimento che per entrare nelle istituzioni non riceve un centesimo da gruppi di interesse e privati e che una volta entrato si taglia gli stipendi, rinuncia ai privilegi, interpreta il suo ruolo di opposizione nel modo più puro e appassionato, costruisce proposte a getto continuo nonostante il muro di una maggioranza illegittima. E questo modo di agire sarebbe, secondo Benigni, antipolitica, rifiuto della politica, esaltazione dell’ignoranza? Sono parole che deludono perché, al contrario, ci sentiamo in diritto di affermare che questo modo di agire nobilita la politica e ricongiunge finalmente istituzioni e cittadini, dopo decenni di paralisi e di distanza. Noi di questo percorso siamo orgogliosi, e iniziamo a vederne i primi frutti.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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