Il Blog di David Puente

Che senso ha parlare di quorum se la disinformazione è nella testa dei votanti?

Lasciate perdere tutti la vostra ideologia politica durante la lettura di questo articolo, cercate di ragionare su quanto sta accadendo perché questo ragionamento vale per questo referendum e per tutti i prossimi che dovremmo affrontare in futuro.

Dopo il referendum del 17 aprile si parla tanto di astensionismo e di quorum. C’è chi vorrebbe eliminare quest’ultimo, sostenendo che a decidere dovrebbero essere i cittadini che sono andati effettivamente a votare come avviene in altri Paesi come la Svizzera. Siamo sicuri che il problema siano proprio l’astensionismo e il quorum?

Durante la puntata di Piazzapulita del 18 aprile 2016, a partire dal minuto 31:37 del video online, mostrano un sondaggio svolto da Index Research con le motivazioni del voto del recente referendum. Ecco come hanno riposto i cittadini al sondaggio:

Nei giorni precedenti al voto e immediatamente dopo lo stesso avevo commentato ad alcuni miei amici e contatti che, leggendo numerosi commenti e discussioni su Facebook e nella “vita reale”, il referendum veniva percepito come un voto politico piuttosto che sul merito del quesito posto. Il sondaggio, purtroppo e mi dispiace, confermerebbe questa mia idea: il 56% ha votato contro Renzi e il suo governo.

Il referendum non è un voto “politico”, non stiamo parlando di un elezione comunale, provinciale, regionale, nazionale o europea, ma attraverso di esso si ha la sacrosanta possibilità di decidere direttamente su una legge e porre con il voto popolare l’abrogazione o meno della parte interessata nel quesito.

Non si sta prendendo sul serio il quesito referendario e questo è un grosso problema, siccome va contro ogni senso civico. Potremmo anche parlare di quorum, di Svizzera, ma se non c’è un voto consapevole sull’argomento i referendum risultano soltanto inutili e dannosi. Se i cittadini vogliono un referendum sull’operato generale del governo allora introduciamo in Italia i cosiddetti “Recall election“, ma votare con la motivazione posta dal 56% dei partecipanti al sondaggio è veramente deprimente.

Penso a quelli, come me, che si sono impegnati per spiegare il quesito e cosa si andava a votare realmente. Penso agli ambientalisti che, di fronte a questo sondaggio, saranno delusi dopo il tanto impegno e tempo speso per far valere le loro ragioni. Penso a quel 56% che non ha capito niente e che mi preoccupa in vista di un prossimo referendum.

In questo referendum ha vinto la disinformazione e la politica, non il buon senso. Staremo a vedere cosa succederà nel prossimo.