Il Blog di David Puente

Gli eurodeputati PD sono finanziati da Soros? Dubbi o fatti del Presidente Rai?

Nel nostro paese George Soros è ben ricordato per l’attacco alla Lira avvenuto nel settembre 1992 e per questo definito speculatore. Non è certamente amato da molti, ognuno per le proprie ragioni politiche e ideologiche, ma di fatto viene usato per diffondere svariate teorie di complotto e falsità (soprattutto provenienti dall’estero).

In questi giorni il neo-presidente Rai, Marcello Foa, è citato da diversi quotidiani italiani per alcune sue dichiarazioni al quotidiano israeliano Haaretz:

Un numero enorme di eurodeputati, fra cui l’intera delegazione del Pd, ha ricevuto finanziamenti dal miliardario George Soros“. Lo sostiene il neo-presidente Rai, Marcello Foa, in un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz. Foa ha citato un “rapporto” che confermerebbe la sua tesi, la cui esistenza il quotidiano specifica di “non poter confermare“. Haaretz cita a questo proposito il portavoce del Pd, Roberto Cuillo.

Letta l’intervista e le reazioni da parte dei diretti interessati, così come il documento “fonte“, risulta forzata l’accusa riportata dal quotidiano israeliano.

 

L’intervista e le reazioni

L’intervista pubblicata da Haaretz si può leggere a pagamento, ma andiamo a dare quel dollaro richiesto per il primo mese di abbonamento e vediamo cosa è stato riportato:

Foa claims Soros has been attacked because of his actions, and corroborates his argument citing a report he claims showed the progressive philanthropist had financed an “enormous number” of European Parliament members, including “the entire delegation from Italy’s center-left Democratic Party.”

In seguito a tali dichiarazioni, il Partito Democratico minaccia le vie legali:

“Foa, ricicla una vecchia balla su presunti rapporti tra gli eurodeputati Pd e George Soros, aggravandola con una diffamazione nei nostri confronti. Abbiamo deciso tutti insieme di portarlo davanti ad un tribunale della Repubblica. Dovrà rispondere in sede penale con relativo risarcimento danni”, fa sapere l’europarlamentare Patrizia Toia in rappresentanza dei colleghi. Gli fa eco David Sassoli, eurodeputato ed ex conduttore del Tg1:” Non avrei mai immaginato di dover querelare e chiedere i danni al presidente della Rai“, dice.

Marcello Foa, di fronte alle accuse, risponde così sulla sua pagina Facebook:

?Leggo dalle agenzie di nuove polemiche.
Chi mi accusa di razzismo e di xenofobia forse farebbe meglio a leggere tutto il testo del lungo colloquio avuto con Haaretz invece di affidarsi a sintesi di agenzia. Nell’intervista ho dichiarato esattamente l’opposto e ho preso nettamente le distanze da ogni forma di razzismo e di estremismo.
Sono dunque accuse strumentali il cui intento politico è evidente.

Quanto alla vicinanza di alcuni esponenti politici italiani alla Open Society di Soros, non sono io a dirlo ma la stessa Open Society in un suo rapporto interno che, chi vuole, può leggere qui: https://legacy.gscdn.nl/archiv…/images/soroskooptbrussel.pdf. Naturalmente essere considerati vicini, come scriveva quel rapporto, è cosa ben diversa dall’essere finanziati.
Non ho fatto che riprendere una notizia che avevo affrontato il 4 novembre 2017 sul blog che all’epoca tenevo su Il Giornale: http://blog.ilgiornale.it/…/…/11/04/pd-suicidarsi-ius-soli/… e su tutto ciò non ho nulla da aggiungere.

Rispetto a quanto riportato su Haaretz, dove si parla di finanziamento, nel post Facebook parla di “vicinanza“. Che Haaretz abbia mentito? C’è da domandarsi come mai Foa non abbia rivolto chiare e ben comprensibili critiche nei confronti del pezzo pubblicato dal quotidiano israeliano smentendo le parole a lui associate (rivolgendosi agli autori del pezzo).

 

Il documento

Marcello Foa cita il documento in un articolo del suo blog dal titolo “Perché il Pd vuole suicidarsi con lo Ius Soli? Forse una ragione c’è, inconfessabile“, pubblicato il 4 novembre 2017:

Dunque, perché? Non ho risposte certe, solo ragionevoli dubbi, ad esempio apprendendo che Open Society di Soros può contare su 226 europarlamentari “affidabili” per promuovere i propri progetti di diffusione dei migranti in tutta Europa. Di questi, 14 sono italiani, quasi tutti del Pd (trattasi di Brando Maria Benifei, Sergio Cofferati, Cecilia Kyenge, Alessia Mosca, Andrea Cozzolino, Elena Gentile, Roberto Gualtieri, Isabella De Monte, Luigi Morgano, Pier Antonio Panzeri, Gianni Pittella, Elena Schlein, Daniele Viotti). Più Barbara Spinelli, della lista Tsipras, ex inviata speciale di Repubblica.

Attenzione: non si tratta di complottismo ma di un dettagliato documento interno della Open Society, pescato e divulgato da DcLeaks.

Foa nega che si tratti di complottismo e che il documento sia “dettagliato“, ma di cosa si tratta?

Il documento (PDF) non è redatto da Open Society, è opera di una società di consulenza di nome Kumquat per l’Open Society European Policy Institute:

Purpose

This mapping provides the Open Society European Policy Institute and the Open Society network intelligence on Members of the 8th European Parliament likely to support Open Society values during the 2014–2019 legislature.
It spans 11 committees and 26 delegations, as well as the European Parliament’s highest decisionmaking bodies: 226 MEPs who are proven or likely Open Society allies.
The presence of an MEP in this mapping indicates that they are likely to support Open Society’s work. They should be approached with an open mind: although they will most likely want to work on areas they’re already interested in, they could also welcome hearing about new issues.
Beyond discussing individual topics, Open Society should seek to build lasting and trustworthy relationships with these European lawmakers.

Il file riporta come data di creazione 2014:09:12 09:00:19Z, le elezioni europee si erano svolte nel mese di maggio dello stesso anno e l’obiettivo era fare una mappatura dei neo eletti parlamentari con il quale la Open Society poteva, secondo la Kumquat, intraprendere future relazioni.

Ecco l’elenco degli europarlamentari italiani e i rispettivi partiti di appartenenza presenti nel documento della Kumquat:

A permetterne la diffusione fu il sito DCleaks.com in un sottodominio creato apposta per l’occasione: soros.dcleaks.com.

Il documento pubblicato da Dcleaks.com

 

Conclusioni

Il documento della Kumquat non può essere considerato una prova di collaborazione o di rapporti esistenti tra i politici citati e la Open Society, figuriamoci un gruppo parlamentare o un partito intero.

Al contrario dalle dichiarazioni riportate da Haaretz, nell’articolo del 2017 il neo-presidente Rai metteva le mani avanti alle sue stesse dichiarazioni sostenendo prima di non avere risposte certe e solo “ragionevoli dubbi“. In questo modo insinua il dubbio e non fornisce certezze.

Immaginate se qualche anno fa Putin avesse chiesto una consulenza ad una società (anche la Kumquat, così tanto per dirne una) per mappare i giornalisti stranieri a lui vicini con il quale intraprendere future relazioni. Finendoci dentro anche Foa qualcuno potrebbe dire oggi che il Presidente russo può contare su di lui o che intraprende già da qualche anno rapporti di lavoro pagati? Cambiate pure Foa e Putin con altri soggetti e il risultato non cambia. Per qualcuno potrebbero essere “ragionevoli dubbi“, ma i fatti sono tutt’altra cosa.