Il Blog di David Puente

Silvio Berlusconi nel nuovo simbolo di Forza Italia: ecco cosa dice la legge

Il 7 gennaio 2018 dall’account Twitter di Silvio Berlusconi viene presentato il nuovo logo di Forza Italia alle prossime elezioni del 4 marzo, ma il fatto che il suo nome sia presente al suo interno con la dicitura “Presidente” ha destato molte critiche e accuse di “fake news“:

Oggi vi auguro #BuonaDomenica mostrandovi in anteprima il nostro simbolo per le #elezioni del 4 marzo. Anche con questa nuova legge elettorale votare è molto facile: basta barrare il logo di Forza Italia!

Prima di proseguire bisogna considerare dei fatti:

Può capitare, come in passato era avvenuto con il Movimento 5 Stelle, che vengano presentati “loghi fake” o ambigui che potrebbero trarre in inganno gli elettori. Anche quello di Forza Italia sarà sottoposto della commissione elettorale del ministero dell’Interno, come avviene per qualunque altro logo presentato, ma questa storia è molto diversa dalle altre.

Sta di fatto che la legge Severino non fa alcun riferimento e non pone alcun divieto alla presenza del suo nome nel simbolo, la legge che dobbiamo tenere in considerazione è la 361 del 1957 (“Testo unico delle leggi che normano l’elezione della Camera dei deputati“) che a sua volta non riporta alcun divieto in merito. Ecco cosa dice all’articolo 14:

I partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare candidature nei collegi uninominali o liste di candidati, debbono depositare presso il Ministero dell’interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le candidature nei collegi uninominali o le liste medesime nelle singole circoscrizioni. All’atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato. I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo.
Non è ammessa la presentazione di contrassegni identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli, elementi e diciture, o solo alcuni di essi, usati tradizionalmente da altri partiti.
Ai fini di cui al terzo comma costituiscono elementi di confondibilità, congiuntamente od isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonché le parole o le effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalità politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica.
Non è ammessa, altresì, la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precluderne surrettiziamente l’uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso.
Non è ammessa inoltre la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l’elettore.
Non è neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi.

La legge, infatti, punta il dito contro i simboli “simili” che graficamente possono trarre in inganno i cittadini durante il voto (vedi il caso M5S precedentemente citato) e vieta quelli che riproducono immagini o soggetti religiosi (scherzandoci sopra, non è il suo caso).

Seppur la presenza della scritta “Berlusconi Presidente” potrebbe trarre in inganno l’elettore portandolo a pensare di votare lui come Presidente del Consiglio (e ritorno a ricordare che si vota il parlamento, non il Presidente o il Governo) la legge non lo vieta.

Nel caso l’operazione non andasse a buon fine, dal 7 gennaio 2018 al giorno della presunta “bocciatura” il simbolo sarà ormai noto e avrà comunque ottenuto una certa notorietà attirando molti voti.

Ricordo, inoltre, che se Berlusconi è ineleggibile e non può avere cariche fino al 2019 non è detto che facciano (nel caso vincesse la sua coalizione) un “Governo staffetta” per poi sostituire il Presidente del Consiglio facendolo tornare in carica, ma al momento questa opzione rimane “fantapolitica“.