La differenza tra il “Muslim ban” di Donald Trump l’intervento di Bill Clinton sugli immigrati

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Il 30 gennaio 2017 un articolo de Il Giornale intitolato “Quando Clinton faceva come Trump: “Deportiamo i clandestini”” riporta quanto segue:

In Rete, però, si può trovare qualcosa di molto più imbarazzante, come il discorso sullo Stato dell’Unione tenuto da Bill Clinton davanti al Congresso Usa nel 1995. Tra i tanti argomenti affrontati, Bill dedicò alcuni minuti all’immigrazione: qui definì gli stranieri irregolari “illegal aliens” che “rubano lavoro” agli americani e promise senza mezzi termini la “deportazione” dei clandestini criminali (guarda il video). Nemmeno Trump (forse) avrebbe osato tanto, ma se ad usare parole così dure è un democratico nessuno ha da ridire. Per carità.

Tutti gli americani – disse l’allora Presidente Usa – (…) sono giustamente disturbati dal gran numero di immigrati clandestini che entrano nel nostro Paese. I posti di lavoro in loro possesso potrebbero essere occupati da cittadini o immigrati regolari“. Poi Bill osservò come i servizi pubblici usati dai clandestini “impongono oneri sui nostri contribuenti”. Tutto giusto. Ma cosa direbbe oggi sua moglie Hillary che tanto attaccò il “razzista” Donald? E come reagirebbero gli anti-trumpisti del mondo? Probabilmente rimarrebbero inorriditi. O forse no.

“È per questo – continuò Clinton tra un sorriso e l’altro – che la nostra amministrazione si è mossa in maniera aggressiva per difendere i nostri confini con l’assunzione di un numero record di nuove guardie di frontiera, deportando il doppio di stranieri criminali, come mai prima, con un giro di vite sul caporalato e con il blocco delle prestazioni sociali ai clandestini”. Nel 1995 il democratico si apprestava ad affrontare altri sei anni di presidenza. E così si premurò di precisare gli intenti governativi per il futuro. “Nel bilancio che vi presenterò – fece notare ai deputati del Congresso – cercheremo di fare di più per accelerare l’espulsione di stranieri illegali che vengono arrestati per aver commesso reati e per meglio identificare i clandestini nei luoghi di lavoro (…). Siamo una nazione di immigrati. Ma siamo anche una nazione di leggi. È sbagliato e in definitiva controproducente, per una nazione di immigrati, permettere l’abuso delle nostre leggi di immigrazione come è successo negli ultimi anni. E dobbiamo fare di più per fermarla”. Conclusa la frase, il Congresso si alzò in piedi per dedicare una standing ovation a Bill. Oggi invece urlano al razzismo.

 

Riporto di seguito il video che circola online, mentre la trascrizione fedele la potete leggere dal sito Millercenter.org:

Vorrei soffermarmi su una parte dell’intervento di Bill Clinton:

Trascrizione:All Americans, not only in the states most heavily affected but in every place in this country, are rightly disturbed by the large numbers of illegal aliens entering our country. The jobs they hold might otherwise be held by citizens or legal immigrants

Il Giornale:Tutti gli americani – disse l’allora Presidente Usa – (…) sono giustamente disturbati dal gran numero di immigrati clandestini che entrano nel nostro Paese. I posti di lavoro in loro possesso potrebbero essere occupati da cittadini o immigrati regolari

Veniamo ora al cosiddetto “Muslim ban” (nota a fine articolo), l’ordine presidenziale di Donald Trump intitolato “Protecting the Nation from foreign terrorist entry into the United States” (PDF):

(c) To temporarily reduce investigative burdens on relevant agencies during the review period described in subsection (a) of this section, to ensure the proper review and maximum utilization of available resources for the screening of foreign nationals, and to ensure that adequate standards are established to prevent infiltration by foreign terrorists or criminals, pursuant to section 212(f) of the INA, 8 U.S.C. 1182(f), I hereby proclaim that the immigrant and nonimmigrant entry into the United States of aliens from countries referred to in section 217(a)(12) of the INA, 8 U.S.C. 1187(a)(12), would be detrimental to the interests of the United States, and I hereby suspend entry into the United States, as immigrants and nonimmigrants, of such persons for 90 days from the date of this order (excluding those foreign nationals traveling on diplomatic visas, North Atlantic Treaty Organization visas, C-2 visas for travel to the United Nations, and G-1, G-2, G-3, and G-4 visas).

In pratica, escludendo i diplomatici, tutti coloro che posseggono la nazionalità dei paesi a cui si riferisce l’ordine presidenziale (Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen) non possono entrare negli Stati Uniti per 90 giorni. Queste persone potrebbero avere anche una seconda nazionalità, possono avere un visto temporaneo già in atto, così come la “Permanent Resident Card” (conosciuta come “Green card”) che consente ad uno straniero di risiedere negli States per un tempo illimitato. Non si parla di clandestini, ma di chiunque ne abbia la nazionalità.

Non è un caso che 28 cittadini americani, nati nello Yemen, abbiano fatto causa all’ordine presidenziale ottenendo una vittoria presso la corte della California (sentenza in PDF):

US District Judge Andre Birotte Jr. issued an emergency order, which became public Wednesday, that forbids the government from enforcing Trump’s order on those entering the US with a valid immigrant visa from the seven countries Trump listed. The order by the President Barack Obama appointee, however, was silent about refugees trying to enter the country, and it also did not mention the fate of tourists or others with non-immigrant visas.

The case concerned a lawsuit brought by 28 Yemeni-born people. They are US citizens living in the US or have family members who are overseas and have been granted immigrant visas.

Non è un caso che l’ordine di Trump impedirebbe a Asghar Farhadi di partecipare agli Oscar:

Poche ore fa è stato confermato che a causa di questo ordine Asghar Farhadi, il regista del film nominato all’Oscar come miglior film straniero Il Cliente, non potrà recarsi a Hollywood per partecipare agli Oscar insieme al cast.

Comprenderete ora la sostanziale differenza tra gli interventi di Bill Clinton e Donald Trump: il primo interveniva sugli immigrati irregolari (clandestini) e non se la prendeva contro quelli regolari, il secondo in base alla nazionalità nonostante non siano clandestini. Basare tutto sulla nazionalità e non su una condizione di illegalità come lo chiamereste?

Ecco alcuni dati forniti dalla BBC:

Il numero dei cittadini delle 7 nazionalità bloccate dall’ordine in base al loro status

NOTA – C’è da precisare che chiamarlo “Muslim ban” non è corretto, siccome si riferisce ad un numero limitato di paesi a maggioranza musulmana, mentre non c’è il blocco per l’Arabia Saudita, la Turchia e altri ancora. Uso quel nome siccome viene usato per descrivere l’ordine presidenziale, niente di più.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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