Il Blog di David Puente

L’Italia ricopre d’oro gli immigrati per costruirsi una nuova vita? Che cos’è il Ritorno Volontario Assistito

Il 10 ottobre 2016 Il Giornale pubblica un articolo dal titolo “L’Italia ricopre d’oro gli immigrati per costruirsi una nuova vita” di cui riporto alcune parti di seguito:

Il premier Matteo Renzi e il ministro degli Interni Angelino Alfano hanno rilanciato, per la terza volta, il progetto per incentivare i ritorni volontari in patria di cittadini provenienti da Colombia, Ecuador, Perù, Ghana, Marocco, Nigeria e Senegal attraverso un percorso, che coinvolgerà anche i rispettivi consolati, di reinserimento socio-economico nel proprio Paese di origine che prevederà, oltre al pagamento delle spese di viaggio (ovviamente in prima classe), anche un primo contributo di 400 euro per le spese di prima necessità e un secondo contributo per l’attuazione dei piani di reintegrazione di 1.600 euro per singoli o capofamiglia, integrato di altri 800 euro per ogni persona maggiorenne a carico e di altri 480 euro per i minorenni a carico.

A denunciare questa ennesima assurdità è la Lega Nord, per bocca del segretario lombardo, il deputato leghista Paolo Grimoldi. Che sbotta: “È una follia. Queste persone si possono rimpatriare gratis, senza dargli un centesimo. Mettiamole sugli aerei e rispediamole a casa loro”. Basta fare un paio di calcoli per capire che il sistema non regge: per gli immigrati con una famiglia numerosa al seguito il contributo offerto dal Viminale, pagato con i soldi dei contribuenti italiani, potrebbe arrivare anche oltre i 3.000 euro. “Questi soldi – aggiunge Grimoldi – si potrebbero usare per aiutare i nostri anziani in difficoltà, chi è in difficoltà abitativa, chi è disoccupato o chi ha in casa una persona malata o grave disabilità e non trova aiuti dallo Stato o dagli enti locali”.

Se pensate che l’istituzione di tale pratica sia un’idea di Renzi e Alfano vi sbagliate di grosso. Stiamo parlando del “Ritorno Volontario Assistito” (RVA), che in Italia esiste fin dal 1991 (all’epoca governava Andreotti) a sostegno di emergenze umanitarie, mentre dal 2000 riguarda piccoli numeri di soggetti vulnerabili.

 

Tutti quei soldi ai migranti?

Prima del leghista Grimoldi, fonte de Il Giornale, a parlarne fu Repubblica:

Il progetto (co-finanzato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Interno  è realizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati – Onlus (CIR) in partenariato con Oxfam Italia,CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli eProgetto Mondo MLAL. Il progetto si concluderà a marzo 2018.

[…]

Garantisce anche il supporto per la preparazione della documentazione di viaggio in collaborazione con i Consolati, l’organizzazione e il pagamento del viaggio, l’assistenza aeroportuale e un contributo economico pari a Euro 400 a persona per le spese di prima necessità.

La reitegrazione nel paese d’origine. Aspetto qualificante è la realizzazione di un progetto di reintegrazione individualizzato nel paese di ritorno, reso possibile da un contributo economico e dalla presa in carico qualificata – sia in Italia che in loco – realizzata da personale esperto. Il contributo per l’attuazione dei piani di reintegrazione di Euro 1.600 per singoli o capofamiglia (da erogare in beni e servizi), integrato del 50% (pari a Euro 800) per ogni persona maggiorenne a carico e del 30% (pari a  a Euro 480) per i minorenni a carico. Il processo di reintegrazione nel Paese di origine sarà inoltre rafforzato da un’attività di accompagnamento e counselling realizzata in Italia e in loco per sviluppare al meglio i micro progetti di inserimento socio-professionale. In Ecuador e Colombia le attività saranno gestite da OXFAM Italia con la collaborazione di associazioni locali; in Ghana e Nigeria le attività verranno gestite dal CISP con la collaborazione di associazioni locali e in Perù, Marocco e Senegal, le attività saranno gestite dalla ONG italiana ProgettoMondo Mlal.

I 1.600 euro per singoli o capofamiglia, e le cifre successive per maggiorenni e minorenni a carico, non vanno direttamente all’immigrato che rimpatria, bensì a chi si prende in carico la gestione del rimpatrio sia in Italia che in loco. Dal sito del Ministero dell’Interno possiamo liberamente consultare l’avviso pubblico (“presentazione progetti da finanziare con fondo FAMI – Realizzazione di interventi di RVA comprensivi di misure di reintegrazione per favorire il processo di reinserimento dei rimpatriati nel Paese di origine“) e i riferimenti per il bando di gara (PDF – che vengono effettuati da anni) in cui leggiamo:

Le attività progettuali dovranno concludersi entro e non oltre il 31 marzo 2018, che costituisce il termine ultimo per l’attuazione delle attività progettuali, salvo diversa disposizione dell’Autorità Responsabile. I Soggetti proponenti dovranno garantire ai cittadini stranieri rimpatriati l’assistenza in loco nel Paese di rientro, finalizzata all’efficace attuazione del Piano di reintegrazione e relativo monitoraggio ex post per almeno 6 mesi dalla data del ritorno.

[…]

Si specifica che non è possibile l’erogazione di sussidi di reintegrazione in denaro, ma l’assistenza dovrà essere garantita attraverso l’erogazione di prestazioni specifiche, utilizzando l’allocazione concordata per ciascun individuo/ famiglia rimpatriata.

Dai sussidi di reintegrazione non sono inclusi i 400 euro per le spese di prima necessità (“erogazione a tutti i destinatari previsti di un contributo pre-partenza di prima sistemazione pari a 400,00 euro al momento della partenza;“).

 

Il Fondo europeo

Dovete sapere che fa parte del finanziamento del progetto anche un fondo europeo per i Rimpatri previsto in seguito alla decisione del Parlamento Europeo n. 575/2007/CE e alla Direttiva 2008/115/CE, recepita dal Parlamento italiano con la legge 2 agosto 2011 n.129 durante il Governo Berlusconi IV.

Tale fondo risulta ancora attivo, come leggiamo nell’aggiornamento nel sito del Ministero dell’Interno datato 2015 e nel sito Stranieriinitalia.it nel 2016:

Roma – 31 marzo 2016 – La Commissione europea ha destinato 1,14 milioni per l’assistenza di emergenza all’Organizzazione internazionale delle migrazioni (IOM) per avviare un programma di rimpatrio volontario assistito e di reintegrazione in Italia.

Il programma, spiega una nota della rappresentanza in Italia della Commissione, è rivolto ai migranti irregolari che vogliono far ritorno nel paese di origine, fornirà informazioni sulle possibilità di rimpatrio volontario e assisterà i migranti nel processo di rimpatrio. L’IOM aiuterà inoltre i migranti nella reintegrazione nei paesi di origine, fornendo assistenza per l’alloggio, l’istruzione, la formazione professionale e il lavoro, così da dissuaderli dall’intraprendere ulteriori viaggi irregolari.

I finanziamenti sono erogati nel quadro nel Fondo Asilo, migrazione e integrazione (FAMI) e serviranno da finanziamento ponte fino a quando l’Italia avvierà il programma permanente di rimpatrio volontario come parte del suo programma nazionale FAMI. L’ammontare totale dell’assistenza di emergenza erogata all’Italia dal 2015 ha raggiunto i 22 milioni, da sommare ai 593 milioni destinati all’Italia nel periodo 2014-2020 per il suo programma nazionale nel quadro di AMIF (348 milioni) e del Fondo sicurezza interna (245 milioni).

 

Il Ritorno Volontario Assistito

Per conoscere questo sistema bisogna leggere non solo il sito del RIRVA (“Rete Italiana per il Ritorno Assistito”), dove vengono riportate tutte le normative di riferimento e le fondamentali “domande e risposte” (FAQ) sull’argomento, ma anche i vari report (come quello del 2015 pubblicato dal sito Ismu.org in formato PDF) e questa sintesi del sito Migrare.it che spiega a chi viene rivolto tale servizio:

Il programma è rivolto alle seguenti categorie di migranti:

  1. Richiedenti protezione internazionale;
  2.  Richiedenti protezione internazionale con diniego, entro i 15/30 giorni dal ricevimento del diniego o successivamente alla presentazione del ricorso;
  3. Cittadini di paesi terzi che beneficiano di forme di protezione internazionale: rifugiati e titolari di protezione sussidiaria;
  4. Cittadini di paesi terzi con permesso di soggiorno per motivi umanitari
  5. Vittime di tratta e casi assimilabili;
  6. Cittadini di paesi terzi che vivono in Italia in situazione di estrema vulnerabilità e grave disagio  (disabili, donne sole con bambini, anziani, persone con gravi problemi di salute fisica e/o mentale, senza fissa dimora)
  7. Cittadini di paesi terzi che non soddisfano o non soddisfano più le condizioni di ingresso e/o soggiorno in uno Stato membro (o che non soddisfano più le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno ai fini della permanenza sul territorio italiano

Dal programma sono esclusi:

  1. i cittadini comunitari;
  2. i titolari di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (carta di soggiorno)
  3. stranieri che hanno ricevuto un decreto di espulsione.

È importante sottolineare che tutte le persone che beneficiano dei programmi di RVA rinunciano al loro status e al loro permesso di soggiorno.

 

L’elenco dei Paesi è ben elencato sempre nel sito del RIRVA.