I punti e le bufale sul caso Virginia Raggi e l’assessore Paola Muraro

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“Nessun avviso di garanzia”, il virgolettato è d’obbligo. C’è molta attenzione sul caso romano, la giunta Raggi è ormai una telenovela da prima serata dove, però, vengono fatte passare le versioni integrali in un canale e vengono tagliate scene in un altro, ognuno poi si sceglie il canale che più gli aggrada ed esprime le sue opinioni nel bar social di Facebook.

Vediamo di fare chiarezza e ordine su alcuni punti, tenendo conto dei fattori temporali e delle dichiarazioni rilasciate dai protagonisti.

 

“Muraro indagata e la mano del PD”

Di Maio, durante il comizio di ieri sera a Nettuno, ha detto che l’ex amministratore delegato dell’azienda che gestiva i rifiuti a Roma, scelto dal PD durante Mafia Capitale, avrebbe fatto 14 denunce al loro assessore e che una di queste l’avrebbe fatta scrivere nel registro degli indagati (video).

Luigi Di Maio nel corso della manifestazione M5S a Nettuno con Beppe Grillo, 7 settembre 2016

Insomma, il PD avrebbe denunciato l’assessora della Raggi? Risulta, però, che la denuncia sia avvenuta prima del 21 aprile 2016, giorno in cui iniziò l’indagine contro la Muraro, e che Virginia Raggi l’abbia conosciuta il 10 giugno presentata da Stefano Vignaroli e ne sia diventata sua assessora il 7 luglio. non è possibile, se non nel mondo dei complottisti, che il PD sapesse il nome del futuro assessore prima ancora che conoscesse la Raggi.

 

“Muraro ha detto di non aver mai negato di essere indagata”

In video, durante la recente commissione Ecomafie di settembre 2016, l’assessore Muraro sostiene di non aver mai negato di essere indagata, ma che avrebbe risposto alle domande che le ponevano in merito ad un avviso di garanzia che, di fatto, non c’è. Poi da la colpa ai giornalisti che scrivono.

Ecco il più recente Fatto Quotidiano:

L’intervista al Fatto in cui Paola Muraro dice di non sapere niente di avvisi di garanzia: oggi ha ammesso di sapere di indagini a suo carico dal 18 luglio - Foto da NextQuotidiano
L’intervista al Fatto in cui Paola Muraro dice di non sapere niente di avvisi di garanzia – Immagine da NextQuotidiano

Il 29 luglio 2016, il Corriere riporta:

Ai cronisti che la inseguono, a margine dell’audizione in commissione Ambiente in Campidoglio, l’assessora Paola Muraro risponde con un no: «Non sono stata contattata dalla procura», assicura. E poi: «Cosa farei se dovessi essere indagata? Non posso pensare a una cosa che non è nella mia disponibilità».

Durante la commissione Ecomafie viene riportato il fatto che la stessa Muraro fece richiesta di venire a conoscenza di eventuali indagini nei suoi confronti, conoscenza avvenuta il  18 luglio 2016:


Attraverso il modello 335 l’assessora ha saputo il 18 luglio di essere indagata per il reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Che cos’è un avviso di garanzia? L’informazione di garanzia, impropriamente chiamato “avviso”, è quell’atto con il quale il Pubblico Ministero informa un soggetto che nei suoi confronti si stanno svolgendo delle indagini in relazione ad un fatto previsto dalla legge come reato. Tale atto non è obbligatorio e non da alcuna forza alle indagini, ma si parla pur sempre di indagini e di venirne a conoscenza, ed è diverso da altri atti che il Pubblico Ministero può emanare in seguito alla loro conclusione: l’archiviazione o l’esercitare l’azione penale, formulando l’imputazione e non prima di aver notificato all’indagato un avviso di conclusione delle indagini.

 

“Virginia Raggi non sapeva”

L’avvocato Virginia Raggi, in un’intervista video rilasciata ai giornalisti il 29 luglio 2016 risponde alle domande del Corriere, il quale giornalista pone la possibilità che la Muraro possa essere indagata per il semplice fatto che per anni è stata la consulente dell’Ama:

Giornalista: “L’assessore Muraro potrebbe essere indagata?

Virginia Raggi: “Non vorrei rispondere su supposizioni. Nel momento in cui ci sarà qualcosa da dichiarare lo dichiareremo.”

Durante la commissione Ecomafie dichiarò di essere venuta a conoscenza di un fascicolo aperto nei confronti della Muraro a fine luglio:

Virginia Raggi: “Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di un fascicolo a suo nome verso la fine del mese di luglio”.

Una datazione del genere è molto imprecisa, potrebbe a questo punto esserne venuta a conoscenza dopo l’intervista video del 29 luglio 2016. Da Repubblica si legge:

La sindaca Raggi incalzata dalle domande ha ammesso di aver saputo che ci fosse un fascicolo aperto a nome di Muraro dalla fine di luglio, anzi “dal giorno successivo, probabilmente il 19 luglio“: “Ma si tratta di una contestazione generica e non c’è ancora alcun avviso di garanzia e soprattutto abbiamo fatto questa valutazione in una riunione dove era presente anche l’ex capo di gabinetto che ci ha confortato dicendoci che era tutto troppo generico per sapere di cosa si stava parlando. Non appena si saprà qualcosa di più preciso si prenderanno provvedimenti. Le carte sono state chieste alla procura dall’assessora e dal suo legale”.

 

“I vertici del Movimento non sapevano”

Luigi Di Maio, durante la festa de Il Fatto Quotidiano alla Versiliana a inizio settembre 2016, viene intervistato da Peter Gomez:

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Peter Gomez: “Domani scopriremo ufficialmente che l’assessore Muraro è indagata. Quale è la procedura corretta, secondo lei, che dovrebbe seguire il Movimento 5 Stelle nel momento in cui un suo amministratore viene raggiunto da un avviso di garanzia.”

Luigi Di Maio: “Sulle vostre pagine oggi l’assessore Muraro, in un’intervista al Fatto Quotidiano, dice “io non ho ricevuto nessun avviso di garanzia”. Non esiste nessun avviso di garanzia quindi non esistono ancora le carte per capire di cosa stiamo parlando.”

Si insiste ancora sull’avviso di garanzia, che ripeto è l’atto con il quale il Pubblico Ministero avvisa la persona indagata di essere sottoposta ad indagine, però la Muraro ne era già a conoscenza fin dal 18 luglio 2016 e per sua esplicita richiesta attraverso un’istanza ex art.335 cpp.

Esempio "Istanza ex art. 335 cpp"
Esempio “Istanza ex art. 335 cpp”

Durante la commissione Ecomafie ha riportato i nomi dei vertici del M5S ai quali avrebbe informato delle indagini a carico dell’assessora:

Gli informati furono: “alcuni parlamentari”, Stefano Vignaroli, Paola Taverna, un europarlamentare e un consigliere regionale. Di Maio e Grillo no.

Il Messaggero pubblica, il 7 settembre 2016, la foto di uno schermo che riporta un’email inviata da Paola Taverna a Luigi Di Maio il 5 agosto 2016:

messaggero-email-taverna-di-maio-muraro

“A seguito della riunione odierna (05/08/2016) con gli altri membri dello staff, è emerso quanto segue:

[…]

2) Questione rifiuti: come sai, la situazione attuale è assolutamente delicata. Sempre da diversi fonti giornalistiche ci pervengono notizie circa l’imminente notifica di avviso di garanzia dell’assessore. […] Assessore in ogni caso già indagata.

Luigi Di Maio, sapendo dell’email citata dai giornali, avrebbe dichiarato di non averla capita:

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Luigi Di Maio: «Ho letto la mail (in cui veniva informato dell’indagine sulla Muraro, ndr.) ma ho capito male»

Paola Taverna, in seguito, sostiene via Facebook che non sia stata lei a mandare l’email ai giornali:

taverna-email

Allora ho già provveduto a far smentita pubblica a chi si è permesso di dire che sono stata io a passare mail ed sms alla stampa e sono pronta a querelare chiunque lo affermi nuovamente!

CHIARO??????

Il movimento 5 stelle è la mia vita e per quello che è in mio potere lotterò fino alla fine per veder realizzato quel sogno.
Non riuscirete a metterci gli uni contro gli altri e chi oggi sta facendo certe insinuazioni definendosi uno del 5 stelle può trovare altra collocazione.

Smentisce che sia stata lei a passare l’email alla stampa, ma nel suo comunicato via Facebook non dice se la stessa email sia vera oppure no.

 

“Il Movimento 5 Stelle non fa sconti a nessuno, soprattutto al loro interno”

Luigi Di Maio, durante la festa de Il Fatto Quotidiano alla Versiliana a inizio settembre 2016, risponde a Peter Gomez:

Luigi Di Maio: “Il Movimento non ha mai fatto sconti a nessuno, neanche al suo interno, anzi, soprattutto al suo interno. Quindi, stiano sereni i nostri detrattori che in questo momento pensano di poterci azzoppare su questo caso. Solo questo posso dire, perché il resto facciamo un titolo su qualcosa che non esiste, non faccio dichiarazioni sui se.”

Durante la campagna elettorale, Virginia Raggi criticò il sindaco di Parma Pizzarotti perché aveva tenuto nascosto ai cittadini un’inchiesta a suo carico:

Guardi, su Pizzarotti c’è un fatto che è la trasparenza. […] Il punto è proprio il fatto che l’avviso di garanzia era noto da molto tempo a Pizzarotti e lui ha pensato comunque di nasconderlo. […] Avrebbe dovuto renderlo noto soprattutto ai suoi concittadini e a tutti quanti. La trasparenza è importante.

Pizzarotti si è difeso più volte di fronte alla possibilità dell’espulsione dal Movimento, ventilata anche di fronte ad un secondo avviso di garanzia, ma “la trasparenza è importante” così come riportato nel comunicato nel Blog di Beppe Grillo il 13 maggio 2016:

Federico Pizzarotti è sospeso dal MoVimento 5 Stelle. La trasparenza è il primo dovere degli amministratori e dei portavoce del MoVimento 5 Stelle. Solo ieri si è avuto notizia a mezzo stampa dell’avviso di garanzia ricevuto, ma il sindaco ne era al corrente da mesi.  Nonostante la richiesta, inoltrata da ieri e a più riprese, di avere copia dell’avviso di garanzia e di tutti i documenti connessi alla vicenda per chiudere l’istruttoria avviata in ossequio al principio di trasparenza e già utilizzato in casi simili o analoghi, non è giunto alcun documento. Preso atto della totale mancanza di trasparenza in corso da mesi, nell’impossibilità di una valutazione approfondita ed oggettiva dei documenti e per tutelare il nome e l’onorabilità del MoVimento 5 Stelle si è proceduto alla sospensione. Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico.

Durante commissione Ecomafie il sindaco di Roma, Virginia Raggi, non aveva informato Grillo e, vista la sua dichiarazione, si potrebbe pensare che anche la Casaleggio non sarebbe stata informata dei fatti. Comunque, “non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico“.

 

“Il Movimento 5 Stelle è trasparente”

A distanza di sei mesi dall’inizio delle indagini, quindi ad ottobre, potrebbero arrivare o una richiesta di proroga delle indagini o l’archiviazione del caso Muraro. In quest’ultimo caso si concluderebbe soltanto in parte la polemica, ma il problema originale è un altro: la trasparenza tanto sostenuta dal Movimento 5 Stelle.

Peter Gomez pone il quesito:

A questo punto, secondo noi, la domanda che gli elettori devono farsi è semplice: questo comportamento è corretto o no? Le decisioni prese sono coerenti o meno con i principi di trasparenza alla base del movimento? Ciascuno può rispondere come vuole. Noi pensiamo di no. Siamo anzi di fronte a una scelta profondamente sbagliata sia dal punto di vista etico che da quello politico.

In quei giorni tutti i media parlavano della questione rifiuti e delle indagini in corso. Più volte al sindaco e all’assessore era stato chiesto se ci fosse o se, secondo loro fosse in vista, un avviso di garanzia. La risposta è sempre stata negativa.

Un’affermazione solo formalmente corretta. Perché dal punto di vista sostanziale e politico non vi è differenza tra il documento ufficiale della procura dato in mano alla Muraro e l’avviso. Sostenerlo significa solo fare i furbi. Arrampicarsi tra gli articoli del codice penale per non affrontare in maniera trasparente una questione scomoda.

Certo, può benissimo accadere che Paola Muraro esca dall’indagine a testa alta. Ma qui in discussione è la lealtà del rapporto con i cittadini e gli elettori. Dire pubblicamente: sappiamo che sono in corso degli accertamenti da parte della magistratura, ma gli elementi che abbiamo in mano sono troppo pochi per prendere una decisione sulle sorti della Muraro, non sarebbe stato un segno di debolezza, ma di forza.

Anche perché decidere di mantenere al suo posto l’assessore mentre era impegnata nel tentativo di sanare l’emergenza rifiuti di agosto aveva senso. Appellarsi invece alla differenza (minima) tra i due documenti è cosa decisamente poco onorevole. E assai poco furba.

 

“Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico”

Virginia Raggi, in un video comunicato pubblicato nella sua pagina Facebook, ritiene che siano i PM a doversi occupare del caso Muraro e non i giornali:

Virginia Raggi: “Lo dico chiaro a tutti: saranno i pm a decidere se c’è una ipotesi di reato o si va verso una richiesta di archiviazione. Non i partiti o qualche giornale. Intanto, l’assessore deve continuare ad impegnarsi per ripulire la città. E si metta fine alle polemiche.”

Nel comunicato nel Blog di Beppe Grillo del 13 maggio 2016 leggiamo:

Federico Pizzarotti è sospeso dal MoVimento 5 Stelle. […] Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico.

Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata a LiberoQuotidiano del 21 dicembre 2015, parla di politici indagati:

Libero: “E perché entrò in Cinquestelle?”
Luigi Di Maio: «Furono le battaglie per il Parlamento senza indagati e per il vincolo dei due mandati che mi fecero capire che questa era la mia strada».

Libero: “Allora è vero che è un giustizialista…”
Luigi Di Maio:«Non sono a favore della presunzione d’ innocenza per i politici. Se uno è indagato, deve lasciare, lo chiedono gli elettori».

Libero: “Ma se poi uno viene assolto?”
Luigi Di Maio:«Si ripresenta. La questione etica è un’ emergenza da risolvere in via prioritaria. Il problema sono i tempi della giustizia, ma basta eliminare la prescrizione per andare presto a giudizio».

Libero: “Non si dà troppo potere ai pm così? Basta indagare il politico sgradito e lui è finito…”
Luigi Di Maio:«Non credo ai giudici politicizzati, anche se è vero che alcuni fanno politica. Sono quelli come Ingroia che ledono l’ immagine della magistratura, perché dimostrano la verità del teorema Berlusconi. Se uno si candida, deve lasciare la toga».

 

“Quanto più il sistema reagisce compatto contro di noi tanto più abbiamo ragione noi”

Beppe Grillo, durante l’incontro a Nettuno del 7 settembre 2016, dice:

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È bellissimo questo sistema che reagisce compatto, compatto… più il sistema reagisce compatto contro di noi più abbiamo ragione noi, è una meraviglia, è una legge della comunicazione.

Insomma, si continua a sostenere che ci sia un “sistema” contro Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle (ne fa parte anche Peter Gomez a questo punto?). Tutto va bene, si va avanti lo stesso e si difende la sindaca a tutti i costi.

 

Conclusioni

Il Movimento 5 Stelle ha un grosso tallone d’Achille, un punto debole molto delicato che di fatto lo mette in difficoltà: gli attivisti ed eletti sono esseri umani, non sono perfetti, non sono una soluzione assoluta ai problemi del Paese, il problema è che si sono dipinti come “i ragazzi dell’onestà e della trasparenza”. L’ultima, la trasparenza, è venuta a mancare per l’ennesima volta dopo il caso Pizzarotti, soprattutto in una città così delicata come Roma afflitta da Mafia Capitale.

In sostanza abbiamo:

  • la Muraro, non ancora entrata nelle mire del Movimento 5 Stelle come assessore, viene denunciata e indagata a partire dal 21 aprile 2016;
  • la Muraro, diventata ormai assessore, presenta un’istanza ex art. 335 cpp e scopre di essere indagata il 18 luglio 2016;
  • Virginia Raggi lo viene a sapere, ma nega davanti alle telecamere qualunque informazione in merito all’indagine;
  • Virginia Raggi rende noto ad un numero ristretto di persone facente parte del “vertice” del Movimento 5 Stelle, ma non avvisa ne Luigi Di Maio ne Beppe Grillo;
  • La difesa della Muraro e della Raggi diventa la presunta differenza tra “avviso di garanzia” e venire a conoscenza di essere indagati;
  • Luigi Di Maio viene a conoscenza delle indagini sulla Muraro il 5 agosto 2016, ma agisce in contrasto alle sue idee sui politici indagati e non si attiva in merito diventando in qualche modo “garantista” di fronte addirittura a Peter Gomez, sostenendo anche lui una differenza tra “avviso di garanzia” e venire a conoscenza di essere indagati;
  • Virginia Raggi e la Muraro ammettono di essere a conoscenza delle indagini dal 18 luglio 2016;
  • Beppe Grillo decide che si va avanti lo stesso con Virginia Raggi, pieno sostegno. La colpa è del sistema e dei giornali, non della trasparenza.

È evidente che non vi è alcun “complotto” da parte dei media o dei “poteri forti”, loro stessi hanno dimostrato con i fatti, i video e le ammissioni di aver nascosto l’indagine, giocando con le parole “avviso di garanzia” e, appunto, “indagini”. Ora è ripartita la difesa a tutti i costi e che gli altri sono peggio (dosi di benaltrismo elevatissime).

Peter Gomez e Il Fatto Quotidiano saranno anche considerati vicini al Movimento, ma le sue parole sono corrette e dovrebbero valere per qualunque politico che voglia essere rispettato:

Ora, per favore, la sindaca la smetta di giocare sulle parole. L’unica cosa che può fare per tentare di non passare per sempre per una furbetta è presentarsi in consiglio comunale e ammettere il suo grave errore. Chiedere scusa agli elettori romani. Garantire che una cosa del genere non si ripeterà mai più. E lo stesso devono fare gli esponenti dei 5 stelle che erano a conoscenza della vicenda. Da questa storia il loro movimento rischia di uscire distrutto. Ci vorranno mesi per recuperare la fiducia dei cittadini. E non è detto che l’impresa riesca. Sostenere che gli altri sono peggio, denunciare l’operato delle lobby, invocare l’inesperienza o ricordare le cose buone che sono state fatte, non serve.

Va cambiato registro subito. Ci vuole un’autocritica severa. Se non arriva meglio che la Raggi si dimetta. Eviteremo tutti una lunga e penosa agonia.

Il Movimento 5 Stelle non sarà ancora arrivato ai livelli della politica del passato, devono ancora governare “veramente” (Roma è agli inizi, ma non sono confortanti), ma attenzione a non fare la fine degli “altri”.

Peter, il tuo articolo è del 5 settembre, la direzione non sembra quella verso un’autocritica severa. Piuttosto “prosciutti di Parma negli occhi a badilate“.

Come diceva Virginia Raggi su Pizzarotti: “La trasparenza è importante“.

AGGIORNAMENTO 20:53

Alle ore 16:53, Virginia Raggi pubblica il seguente comunicato nella sua pagina Facebook:

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In queste ore ho appreso che l’ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio in base ai requisiti previsti dal M5S non può più assumere l’incarico di assessore al Bilancio della giunta capitolina, pertanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico.
Siamo già al lavoro per individuare una nuova figura che possa dare un contributo al programma della giunta su Roma.

De Dominicis era uno dei nomi da “tagliare” richiesti dai vertici del Movimento 5 Stelle. Virginia Raggi spiega che non può assumere l’incarico “in base ai requisiti previsti dal M5S“, senza specificare quali.

Risulta che De Dominicis è indagato per abuso d’ufficio:

Si dimette il mini-direttorio romano, salta l’assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis perché indagato per abuso d’ufficio. Quando sembrava che la crisi della giunta M5s in Campidoglio stesse per rientrare lentamente, sono arrivati i due nuovi colpi. Il passo indietro dei parlamentari, incaricati di assistere la sindaca Virginia Raggi nelle decisioni complesse, era nell’aria dopo le polemiche dei giorni scorsi, mentre l’allontanamento dell’ex procuratore regionale della Corte dei Conti è arrivato a sorpresa questa mattina dopo che lui stesso ha scoperto di essere indagato per una vicenda di cui non era a conoscenza. “Non ha i requisiti previsti dal M5s”, ha scritto Raggi su Facebook, “pertanto abbiamo deciso di comune accordo di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico”. Il magistrato però ha replicato: “Mi sento vittima di un complotto”.

Il codice etico del Movimento 5 Stelle per le elezioni romane riporta:

Dichiaro inoltre, ai sensi degli artt. 46 e 47 del DPR 445/2000, consapevole delle responsabilita’ in caso di dichiarazioni mendaci:

-Di non far parte dei servizi segreti italiani o stranieri
-Di non essere affiliato o associato o svolgere attività per conto o a favore di sodalizi criminali
-Per quanto di sua conoscenza, che la condizioni di cui ai punti precedenti non riguardano nessun familiare o convivente del Sottoscritto
-Di non svolgere attività di lavoro autonomo o dipendente in favore di società o enti che risultano attualmente coinvolti nell’inchiesta conosciuta come Mafia Capitale- Mondo di Mezzo, eccezion fatta per: società che segnalerò all’interno del CV che inserirò on line.
-Di non aver riportato condanne penali (anche non risultanti dal certificato rilasciato dal casellario giudiziale)
Di non essere a conoscenza di essere sottoposto a indagini o procedimenti penali

Si apprende da NextQuotidiano che:

De Dominicis, come si viene ad apprendere successivamente, era invece indagato da molto prima: a quanto pare da prima dell’estate anche se ha sostenuto con Virginia Raggi di averlo saputo solo l’8 settembre. Al momento della firma della dichiarazione per entrare nella giunta De Dominicis lo ha fatto presente alla Raggi, che a quel punto ha deciso di soprassedere sulla nomina. Sul suo conto è aperto anche un procedimento nell’organo di autogoverno della magistratura contabile. La Procura di Roma aveva però sollecitato l’archiviazione del procedimento che chiama in causa l’ex procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio. Il giudice dell’udienza preliminare, ascoltate le dichiarazioni delle parti, ha disposto ulteriori accertamenti e l’iscrizione, per atto dovuto, sul registro degli indagati dell’ex pg contabile per abuso d’ufficio. La decisione del gup risale a prima dell’estate.

Scriveva l’agenzia AGI che sarebbe stato lo stesso Beppe Grillo ad allertare in qualche modo la sindaca di Roma, Virginia Raggi, sul fatto che ci fosse la probabilita’ che l’ex magistrato della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis non avesse i requisiti giuridici richiesti dal codice etico del Movimento 5 Stelle e che quindi da assessore al bilancio non avrebbe potuto firmare il documento la cui sottoscrizione è obbligatoria per chiunque assuma incarichi nel Movimento 5 Stelle. Ma la notizia è stata smentita stasera su La7 durante la trasmissione In Onda. La vicenda di De Dominicis risale a due anni fa. A sollecitare l’archiviazione è stato il pm Roberto Felici. Nelle ultime ore, a seguito anche della diffusione della notizia, l’alto magistrato avrebbe anche accusato un malore. Persone a lui vicine hanno spiegato che nei confronti di De Dominicis e’ stata compiuta una violazione del segreto d’ufficio e che coloro che l’hanno fatto ne pagheranno le conseguenze.

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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