Il Blog di David Puente

DISINFORMAZIONE La storia del cartellino di Higuain e in fondi per la ricerca

Il caso Higuain ci sta sfuggendo di mano. Il 27 luglio 2016 la pagina Facebook “Fondazione Foresta Onlus” pubblica la seguente immagine che ha già superato le 6 mila condivisioni:

Dati che fanno riflettere…
fonte: Vincenzo Romania

Chi sia questo Vincenzo Romania è una bella domanda, spero non sia un “big” della ricerca perché la faccenda risulterebbe veramente strana e vi spiego il perché. Ecco il testo dell’immagine:

Nel 2015 il governo Italiano ha stanziato 95M per la ricerca.

Nel 2016 la Juve ne ha stanziati 94,5 per Higuain

LA RICERCA ITALIANA VALE QUANTO UN CARTELLINO DI UN CENTRAVANTI

Da dove viene preso questo dato dei 95 milioni? Da un articolo del Sole24Ore del 22 giugno 2015 dal titolo “Torna il bando Prin: entro l’estate 95 milioni per la ricerca nelle università” che tuttavia parla, c0me potete immaginare, della sola ricerca universitaria. Lo riporto di seguito tramite il sito Manuelaghizzoni.it:

Mancano all’appello da quasi tre anni e ora sono pronti a tornare per ridare ossigeno alla ricerca di base negli atenei ma anche negli enti pubblici di ricerca. Sono i cosiddetti Prin , i progetti di ricerca di interesse nazionale, che il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca è pronto a rifinanziare con un decreto già pronto per essere inviato all’Economia mettendo sul piatto circa 90-95 milioni. Un bel balzo in avanti rispetto ai 38 milioni scarsi varati con gli ultimi Prin a fine 2012. L’obiettivo è arrivare a pubblicare il decreto entro l’estate.

Il nuovo bando dovrebbe solo in parte ricalcare quello degli anni passati. I tecnici del Miur stanno infatti lavorando ad alcune novità e criteri per rendere più snello e agevole l’approvazione e l’avvio dei progetti di ricerca che saranno presentati da docenti e ricercatori. I Prin come noto sono stati istituiti nel 1996 dal governo Prodi e da allora hanno rappresentato la principale fonte di finanziamento per la ricerca pubblica all’interno degli atenei. Da un budget di 137 milioni di euro destinati nel 2003 alle 14 aeree disciplinari (il record assoluto), anno dopo anno si è arrivati al minimo storico di 38 milioni di euro di fine 2012 (governo Monti). In particolare se il finanziamento Prin 2009 era di circa 105 milioni, il budget è poi sceso a 87 milioni nel bando accorpato 2010-11. Per arrivare all’ultimo, ormai di quasi tre anni fa, di appunto soli 38 milioni. Ora questa boccata d’ossigeno da quasi 100 milioni dovuta anche all’emendamento alla manovra 2015, volto dalla deputata Manuela Ghizzoni (Pd), che destina ai Prin il 50% delle risorse a disposizione del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, il cosiddetto First. Fondo in gestione all’Economia, da qui il decreto a firma anche del Mef, che dovrebbe garantire almeno parte dello stanziamento (almeno 25-30 milioni di tutta la torta complessiva).

Le critiche sui fondi alla ricerca sono un dato di fatto, da anni la comunità scientifica si lamenta di ciò, e in questo caso cito un articolo dell’Ansa del 4 maggio 2016 dal titolo “Parisi, in Italia sempre meno fondi per la ricerca” in cui vengono riportato ben altri dati:

In Italia prosegue la tendenza a ridurre i fondi per la ricerca: lo rileva il fisico Giorgio Parisi, dell’universita’ Sapienza di Roma, riferendoisi al Programma Nazionale della Ricerca 2015-2010.
Quest’ultimo, osserva Parisi, “ha stanziato 2.430 milioni: sfortunatamente questo Programma Nazionale conferma la tendenza a diminuire i fondi per la ricerca”. Per questo, aggiunge, “se vogliamo salvare la ricerca italiana dal disastro, serve un’immediata inversione di tendenza”..

La considerazione di Parisi si basa sul fatto che il Programma Nazionale della Ricerca 2011-2013, approvato dal governo Berlusconi, aveva stanziato 6.089 milioni, “ovvero piu’ del doppio di quelli previsti per il 2015-2017”. Il Programma Nazionale 2014-2020, presentato dal ministro Maria Chiara Carrozza poco prima della caduta del governo Letta, prevedeva una spesa di 900 milioni l’anno, pari a 3.600 milioni per il periodo 2014-2017, contro quelle dell’attuale Programma Nazionale, di circa 3.100 milioni.

Dell’appello di Parisi ne parlò Galileonet.it in un articolo del 10 febbraio 2016, dove furono citate  la petizionela lettera a firma dello stesso Parisi pubblicata sulla rivista Nature:

Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a mantenere i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei – e non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi – di concorrere per i fondi di ricerca Horizon 2020.
In Europa i fondi di ricerca pubblici sono erogati sia dalla Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso in aree di ricerca applicata, e i governi nazionali finanziano invece – oltre che i propri progetti strategici – programmi scientifici su scala più piccola, e operati “dal basso”.
Ma non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al lumicino. I PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) sono rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative destinate a giovani ricercatori.
I fondi di quest’anno per i PRIN, 92 milioni di Euro per coprire tutte la aree di ricerca, sono troppo pochi e arrivano troppo tardi, specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013 l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni l’anno per la scienza italiana e quindi per l’Italia.
Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.

Ecco il video di Parisi:

Insomma, sono due casi ben distinti, sempre riguardanti la ricerca italiana, ma sostenere che tutti i finanziamenti siano equivalenti a 95 milioni di euro è sbagliato.

Tra i commenti al post della Fondazione fa piacere trovare quello delle 10:44 di questa mattina dell’amico Giacomo Vallarino, Presidente di “ZEUS Associazione per la Divulgazione Scientifica a Genova“, che riporto di seguito:

È una bufala. Cancellate per piacere

Aggiornamento ore 18:33

Noto che anche la pagina Facebook “Quel che non sapevi” aveva condiviso un’immagine simile il 28 luglio, superando le 15 mila condivisioni:

Nel 2016 in Italia sono stati spesi più soldi per Gonzalo Higuain che per la ricerca medica