Ancora glifosato e Roundup. L’erbicida nuoce alla salute del mondo? Se ci fai la doccia…

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Questo articolo sarà sicuramente impopolare. Siamo continuamente sopraffatti dalle nostre emozioni, ci si lascia trasportare facendo scattare la scintilla dell’indignazione che porta all’irragionevolezza. Ieri ho avuto modo di visionare il servizio de Le Iene dal titolo “L’erbicida nuoce alla salute del mondo?” (da notare il punto di domanda finale), un servizio denuncia che sicuramente farà gioire qualche senatore complottaro sul tema degli erbicidi e in particolare del glifosato. Tocca fare un breve riassunto storico su quest’ultimo.

 

La storia del glifosato “cancerogeno”

Purtroppo è nota quella certa mala comprensione delle classificazioni dell’IARC (“International Agency for Research on Cancer”, che fa parte dell’OMS), come già era successo in passato con la carne rossa ritenuta in seguito dalle masse (trasportate dall’irragionevolezza) come assolutamente da evitare perché cancerogena. Nel marzo 2015 il glifosato venne posto nella nota “IARC’s Carcinogen Classifications” come “probabilmente cancerogeno per l’uomo“, scatenando un’incredibile psicosi.

Ad occuparsi del caso fu Michael Specter, un giornalista americano (i complottari scatteranno dalla sedia al solo sentire questa nazionalità) che pubblicò nell’aprile del 2015 un interessante articolo dal titolo “Roundup and risk assessment” evidenziando il fatto che non vi siano affatto abbastanza prove per sostenere che il glifosato sia cancerogeno, di fatti è posto nella posizione 2A della classifica IARC come “probabile” e non come “certo” (quello aspetta alla classificazione 1). Infatti, ad oggi negli articoli presenti nell’US National Library of Medicine non vi è uno che riporti prove evidenti che relazioni il glifosato con i tumori negli esseri umani. Il problema, come al solito, è nella quantità di sostanze utilizzate: si tratta di uno dei concetti base della Tossicologia, i quali ci ricordano che anche acqua e arsenico risultano tossici a seconda della quantità consumata (bere troppa acqua in brevissimo tempo può provocare danni fisiologici per iponatriemia).

Parlando di quantità consumate, “Il Salvagente” pubblicò nell’aprile del 2016 uno studio molto interessante dove evidenziava la presenza del glifosato in diversi alimenti presenti nei nostri supermercati, ma è bene leggere quanto lo stesso magazine riporta:

Dalla pasta ai biscotti, dai corn flakes alle fette biscottate, sono circa 50 gli alimenti messi sotto la lente del numero di Test-Salvagente in edicola dal 23 aprile. In ogni caso si tratta di valori ampiamente sotto i limiti di legge. Tanto che Aidepi, l’associazione che riunisce gli industriali della pasta replica alle agenzie: “Con le quantità rilevate non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”.

Quale essere umano mangia 200 kg di cibo al giorno? AAA cercasi Homer Simpson in versione Godzilla!

Vi fu un ulteriore posizione da parte della FAO e dell’OMS, attraverso un documento dal titolo “Joint FAO/WHO meeting on pesticide residues” pubblicato nel maggio 2016, dove si sostiene l’improbabilità che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini attraverso la dieta:

[…] the Meeting concluded that glyphosate is unlikely to pose a carcinogenic risk to humans from exposure through the diet.

 

Nota – Vi è uno studio pubblicato nel 2012 in merito al glisofato e i tumori: “Our review found no consistent pattern of positive associations indicating a causal relationship between total cancer (in adults or children) or any site-specific cancer and exposure to glyphosate“.

 

Il caso della “ciudad del cáncer” San Salvador

San Salvador è una città argentina nota per essere al centro di una ricca regione agricola, massima produttrice nazionale di riso (negli ultimi anni si è fatta strada anche la coltivazione si soia). La chiamano “ciudad del cáncer”, ossia “la città del cancro”, per l’elevato numero di decessi per tumore (dal 2010 al 2013 il 43,3% dei decessi contro una media nazionale che si aggira tra il 18 e il 20%):

Según una estadística elaborada por los vecinos autoconvocados “Todos por Todos”, el 43,3 por ciento de los fallecidos entre 2010 y 2013 murieron como consecuencia del cáncer, cuando el promedio nacional oscila entre el 18 y el 20 por ciento.

Non vi è alcuno studio scientifico che dimostri la correlazione tra i malati di tumore della cittadina argentina e il glifosato. Inoltre, vedendo il servizio del Le Iene, non è un bel vedere constatare certe situazioni igienico sanitarie, soprattutto quelle legate all’immondizia che verrebbe addirittura bruciata sul posto senza alcun ritegno. L’unico studio che viene citato è quello realizzato dalla Facoltà di Medicina  della Universidad Nacional de Rosario (pdf), ma esso non è altro che di genere statistico e basato sulle interviste fatte ai cittadini del luogo:

El siguiente paso dado por las autoridades fue el encargo de un estudio epidemiológico-ambiental: entre el lunes y el miércoles de la semana pasada, un equipo de 25 personas, entre médicos y estudiantes del último año de la facultad de Medicina de la Universidad Nacional de Rosario (UNR), encuestaron una de cada cuatro casas, indagando cuestiones como enfermedades y causas de muerte de sus habitantes en los últimos 15 años.

El coordinador del relevamiento epidemiológico y jefe de la práctica final de la carrera, Damián Vercenassi, explicó a Télam que ya se han realizado encuestas similares en otras 21 localidades de cuatro provincias.

Uno studio che non dimostra alcuna correlazione, piuttosto evidenzia nuovamente le ipotesi dei cittadini intervistati tramite un questionario:

studio-non-scientifico-san-salvador

Obiettivo generale: “Identificare la situazione di salute della popolazione di San Salvador, Entre Rios, dalla prospettiva dei cittadini di quella località”.

Tra le altre cose, chi porta a suo favore la tesi del glifosato come cancerogeno per certo sfruttando erroneamente (o in malafede) la sua classificazione presso l’IARC, si ricordi che nella stessa classifica 2A inserito il mate caldo, la bevanda nazionale argentina considerata appunto “probabilmente cancerogena“. Quanto ne bevono a San Salvador?

mate-caldo

Hot mate dringing is probably carcionegic to humans (Group 2A).

Ah, c’è anche il caffè nella posizione 2A dell’IARC! Buongiornissimo kaffee???

Bisognerebbe fare uno studio approfondito e concreto, non un questionario, anche se quest’ultimo realizzato pone degli spunti interessanti:

La revista MU acompañó parte de estos relevamientos de las universidades de Rosario y La Plata, en los que se podía escuchar en boca de los propios vecinos muchas de las problemáticas de salud de la población. El “polvillo” de los molinos arroceros, “las fumigaciones” y “las cloacas” aparecían como tres de los principales focos señalados.

Insomma, le problematiche per la salute rilevate dagli stessi abitanti non sono solo gli erbicidi.

 

Il caso di Fabian Tomasi e la doccia al glifosato

 

Vi ricordate che poco fa vi citai uno dei concetti base della Tossicologia? Bene, parlando del triste caso di Fabian Tomasi bisogna tenere conto proprio di una certa esposizione all’erbicida.

Fabian Tomasi
Fabian Tomasi

Ecco la traduzione delle parole di Fabian riportate nel servizio de Le Iene:

Lavavamo e sistemavamo gli aerei, mangiavamo vicino agli aerei… Facevamo “la bandiera” per segnalare i punti di passaggio senza protezione. […] Sai cosa vuol dire “fare la bandiera”? È quello che si ferma in un punto del campo con un’asta e una bandiera e muovendole segnala all’aereo di passare lì, prendendosi gli spruzzi dei pesticidi! Generalmente, chiedevamo al pilota di spruzzarci l’acqua dall’aereo, perché nei campi c’era un caldo insopportabile! Li ringraziavamo perché il caldo era soffocante! […] All’epoca, lavarmi le mani con la stessa acqua in cui erano stati versati i veleni o lavare l’aereo a mani nude era normale!

Si, avete capito bene: Fabian e i suoi colleghi chiedevano al pilota dell’aereo di spruzzare il liquido usato nei campi su di loro perché faceva troppo caldo.

In un articolo del sito argentino Lavoz.com.ar lo stesso Fabian si autodefinisce “un esempio estremo” per il fatto di aver lavorato in assenza di adeguate precauzioni. Del resto era un lavoratore in nero senza un’adeguata protezione, come racconta il sito Telam.com.ar, e non era a contatto con il solo glifosato, ma anche con l’endosulfano, cipermetrinagramoxone:

Empleado en negro, los patrones ni siquiera le dieron una vestimenta adecuada para protegerse de los vapores tóxicos o salpicaduras de productos como el glifosato (recientemente recategorizado como ‘posiblemente cancerígeno por la OMS), pero también endosulfan, cipermetrina y gramaxone.

Non solo, lo stesso Fabian racconta a Telam.com.ar che gli veniva ordinato di versare l’intero contenuto degli erbicidi anziché le dosi consigliate:

“El agricultor te decía: ‘echale todo, ¿para qué vas a dejar?, ¡con lo que me salió!’. Pero no es así, eso lo tenía que ordenar un ingeniero agrónomo. Y entonces, en vez de echar 600 mililitros, echábamos un litro, o litro y medio por hectárea, y nosotros tragándonos todo esto”, contó.

Tradotto:

L’agricoltore ti diceva: ‘versalo tutto, perché devi lasciarne una parte? Con tutto quel che mi è costato!’. Però non è così, quello lo doveva dire un ingegnere agronomo. E allora, invece di versare 600 millilitri, versavamo un litro, o un litro e mezzo per ettaro, e noi ci credevamo/ci siamo bevuti tutto ciò”.

Secondo voi ha fatto causa all’azienda dove lavorava? Affatto:

A pesar de que está imposibilitado de trabajar y de cobrar solamente el mínimo, Tomasi se negó a hacerle juicio a la empresa para la que trabajaba.

A Fabian è stata diagnosticata una “polineuropatía tóxica“, ma fate caso su una cosa: non gli son stati diagnosticati tumori.

 

Bambini deformati per colpa di Monsanto?

Nel servizio de Le Iene vengono mostrati i casi di malformazione dei minori, ma di questo argomento ne han parlato in precedenza due siti amici: Butac (15 novembre 2015) e NextQuotidiano (3 maggio 2016).

Ecco la spiegazione del buon Maicolengel:

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Come vi ho anticipato non è una novità, avevo già visto i servizi fatti in merito. il mio lato scettico li aveva scartati fin da subito, un servizio fotografico che mostra ragazzini con differenti patologie, tutte riconducibili al RoundUp della Monsanto… Senza neppure uno straccio di prova scientifica, nulla. No, si tratta solo ed unicamente delle foto scattate da Pablo Piovano, fotografo (non medico, non scienziato, non ricercatore, non biologo…) che testimoniano un dramma. Tanti bambini che hanno malattie per lo più incurabili.

Malattie diverse, causate probabilmente dalle condizioni di vita a cui sono costretti, bambini che vivono in uno stato di povertà che non ha nulla a che vedere con la condizione del paese in cui viviamo.

Ma basterebbe andare indietro di qualche anno in Italia per accorgersi che le malformazioni avvenivano anche da noi, in misura molto maggiore di oggi, eppure il RoundUp non veniva usato, eppure gli OGM ancora non esistevano, ma il Cottolengo funzionava a pieno regime. E allora?

Le fotografie di Piovano non hanno alcuna valenza come testimonianza contro gli OGM o il RoundUp, solo gli studi scientifici potrebbero averla, ma ad oggi il RoundUp tanto osteggiato non risulta imputato nelle deformazioni se non in uno studio che trova associazioni tra l’esposizione al glifosato e i linfomi del linfocita B. È molto più facile che le cause (diverse, visto che diverse sono le malformazioni che si sono avute) siano da ricercarsi altrove, dalle condizioni igieniche non adatte, lo stato di salute dei genitori, i controlli pre parto ecc ecc.

E invece il dito lo si punta solo contro la cattiva Monsanto, senza uno straccio di prova.

A me questo modo di fare lotta ambientalista da fastidio, proprio perché basato sul nulla. Non sono di quelli che dicono Si agli OGM a tutti i costi, se mi venisse dimostrato (scientificamente) che ci sono rischi seri che superano i benefici, sarei il primo a dire no. ma fare allarmismo e sensazionalismo senza avere nulla in mano se non delle fotografie mi pare non sia corretto.

Ecco le parole di Drogo su Next:

La IARC ha inserito il diserbante  nella categoria 2A (la stessa dei telefoni cellulari, giusto per essere chiari) delle sostanze potenzialmente cancerogene la stessa nella quale per intenderci è stata inserita la carne rossa. A novembre 2015 l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) aveva pubblicato un aggiornamento del profilo tossicologico del Glifosato stabilendo una “dose acuta di riferimento (DAR) [ovvero al giorno NdR] per il glifosato pari a 0,5 mg per kg di peso corporeo” per i consumatori. Gli esperti dell’EFSA (tutti tranne uno) hanno anche concluso che è “improbabile che il glifosato sia genotossico (cioè che danneggi il DNA) o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”. Ma questo ovviamente non ferma un certo tipo di persone e un certo tipo di giornalismo, in particolare quello di Lifegate che qualche tempo fa ha pubblicato un inquietante servizio fotografico sui danni causati dal glifosato in Argentina. Quel servizio (datato novembre 2015) è stato ieri condiviso sulla pagina Facebook del Fatto Quotidiano. Un semplice scambio di favori e di lettori, nel caso vi stiate chiedendo quale – o meglio chi – sia la merce, che però non è passato inosservato. È sufficiente leggere il pezzo di Lifegate per capire quante siano le imprecisioni e le scorrettezze vendute – al solito – come verità assolute. Ad esempio il breve paragrafo sulla “storia del glifosato” ci racconta che il prodotto ad un certo punto è stato utilizzato in accoppiata con gli OGM e che è stato a quel punto che la sua pericolosità è aumentata. Ecco creato il primo mostro, poco importa che il glifosato sia meno tossico degli erbicidi usati in precedenza, una volta che entrano in gioco gli OGM c’è solo da aver paura.

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Ma arriviamo al punto centrale del pezzo: il glifosato causa malformazioni (in Argentina). Anche se poche righe prima si ammette che il prodotto viene usato ovunque da quasi quarant’anni sembra essere solo in Argentina che l’associazione con le coltivazioni di OGM ha causato i danni maggiori. A dirlo sono una non meglio precisata (né citata) indagine recente che spiega che la coltivazione di soia (destinata principalmente all’alimentazione dei bovini d’allevamento) unita all’impiego di glifosato ha causato un incredibile aumento di cancro nei bambini, malformazioni congenite, malattie della pelle e problemi respiratori anche negli adulti (mancano giusto la celiachia e l’autismo). A rendere drammaticamente visibile questo “genocidio” è il servizio fotografico del fotografo argentino Pablo Ernesto Piovano che ha documentato le condizioni di salute di alcuni abitanti del Paese. Il fatto è che le fotografie di Piovano, per quanto sconvolgenti (ed è questo il punto) non sono una prova scientifica né stabiliscono un rapporto di causa effetto tra OGM e glifosato. A dirla tutta non sappiamo nemmeno se davvero nelle zone dove Piovano ha fatto le foto vengano coltivati OGM e se venga utilizzato l’erbicida incriminato. In attesa dei risultati dell’indagine della IARC (che però riguarda solo gli effetti cancerogeni del glifosato) è bene ricordare che l’introduzione di alcune coltivazioni OGM ha consentito di ridurre il numero e la quantità dei pesticidiutilizzati per disinfestare i campi. Se gli erbicidi sono il male assoluto allora di sicuro combattere gli OGM non potrà che peggiorare le cose. Tornando invece al Fatto Quotidiano non deve stupire poi così tanto che ce l’abbiano con il glifosato, in fondo è lo stesso giornale che è andato avanti per mesi a sostenere le ipotesi sballate della procura di Lecce che riteneva che dietro la Xylella e il complesso di disseccamento rapido dell’olivo ci fossero – tu guarda – proprio la Monsanto e il temibile erbicida.

 

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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